Una commissione per monitorare i prezzi dei prodotti bio

La proposta del presidente di AssoBio Roberto Zanoni a Marca

Una commissione per monitorare i prezzi dei prodotti bio
Una commissione, un gruppo di lavoro, un organismo indipendente che possa monitorare i prezzi dei prodotti biologici alla produzione. Un ponte che possa interfacciarsi con la grande distribuzione e che possa dialogare con le insegne. E' questa l'idea lanciata dal presidente di AssoBio (e direttore generale di Natura Sì), Roberto Zanoni, al termine del convegno “Biologico, un mercato sicuro”, che si è tenuto ieri alla fiera Marca in collaborazione con l'Associazione distribuzione moderna.

“Il lavoro di questa commissione dovrebbe essere quello di far accendere la lampadina davanti a un prodotto biologico dal prezzo troppo basso – ha sintetizzato Zanoni – per evitare certe problematiche che creano grande destabilizzazione su questo mercato”.

Insomma, senza troppi giri di parole un meccanismo che possa aiutare a smascherare il falso bio, a tutelare chi il biologico lo interpreta nel migliore dei modi e quelle catene che sui prodotti bio ci mettono la loro faccia.



“Il cliente vuole etica, fiducia, trasparenza e sostenibilità – ha aggiunto il presidente di Adm, Giorgio Santambrogio – il mercato ci chiede di investire nel concetto valoriale, in un assortimento più ricco, in politiche di promozione che non sfocino nel dumping e in una logica di marchio intelligente. Non sbagliamo approccio ricominciando ancora una volta con la guerra del pricing: non vogliamo una battaglia sul prezzo in un settore strategico e in crescita come quello del bio”. Per Santambrogio sui prodotti bio va attuata una forte politica di educazione alimentare. “Dobbiamo riuscire a creare un rapporto empatico per farli diventare veri e propri prodotti di boutique”, ha ribadito più volte il numero uno di Adm.



Dal convegno emerge poi la necessità di creare le condizioni affinché i prodotti biologici siano alla portata di tutti. E proprio “Un piacere sano accessibile a tutti” è il payoff scelto da Carrefour per la sua gamma dedicata al biologico. “L'obiettivo è quello di rendere i prodotti bio accessibili alle più ampie fasce di consumatori”, ha messo in evidenza Angelo Arrigoni, responsabile freschi di Carrefour. “Il prodotto bio sta uscendo dalla nicchia, il comparto sta vivendo una scelta che definirei ascensionale, è il momento migliore per pensare al futuro. Dobbiamo considerare la biologicità come un dato acquisito e spingere di più sulla bontà e il servizio”.



Vladimiro Adelmi, brand manager di Coop per Vivi Verde, riconosce all'ortofrutta il ruolo trainante del suo marchio biologico, cresciuto nell'ultimo anno dell'8%. Anche per Adelmi l'accessibilità è una delle parole d'ordine per il bio.

Silvia Zucconi, responsabile market intelligence & consumer insight di Nomisma, ha illustrato i dati del mercato del bio nel 2016. La domanda bio in Italia nel 2016 è stata di 3,09 miliardi di euro per un aumento del 10% rispetto al 2014. Nomisma, su dati Nielsen-Assobio, ha rilevato che il peso del biologico nei vari canali di distribuzione è così suddiviso: 38% Gdo (1,19 miliardi, per una variazione del 20,1% tra il 2015 e il 2016); 29% negozi specializzati (892 milioni di euro, +3,5%), 8% negozi tradizionali (231 milioni), 12% food service (377 milioni, +12%) e il restante 13% suddiviso in altri canali.



Le prime 15 categorie di prodotti bio rappresentano un paniere da 609,6 milioni di euro e valgono il 51% delle vendite nel canale Iper, Super e Discount. Tra questi prodotti, al terzo posto ci sono le composte di frutta bio (84,5 milioni di euro, +7% sul 2015 per un peso del biologico su tutta la categoria del 30%); la frutta secca senza guscio vale invece 24,5 milioni di euro (+35% e il bio vale il 7% sulla categoria) e le verdure di quarta gamma 21,5 milioni (+11% e il bio rappresenta il 3% della categoria).

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