Buoni e giusti Coop, 270 aziende al setaccio

Il bilancio 2016 per otto filiere ortofrutta. Progetto con Milan Center for food

Buoni e giusti Coop, 270 aziende al setaccio
Un anno di "Buoni e Giusti Coop", la campagna volta a promuovere l'eticità delle filiere ortofrutticole a rischio: in occasione del convegno “La legalità nel lavoro agricolo” che si è svolto ieri a Palazzo Isimbardi, sede della città metropolitana di Milano, il direttore generale di Coop Italia, Maura Latini (in piedi al tavolo nella foto) ha parlato diffusamente del risultati del progetto lanciato a marzo 2016 che coinvolge in primis gli 80 fornitori ortofrutticoli di prodotto a marchio Coop (in tutto 7.200 aziende agricole) ma anche tutti gli 832 fornitori nazionali e locali di ortofrutta che fanno riferimento a oltre 70mila imprese del settore primario.

Latini ha riferito che sono state sottoposte ad audit 270 aziende agricole, due delle quali (entrambe nella filiera del pomodoro da industria, la più critica) sospese a causa del rilevamento di gravi problemi. Nelle altre sette filiere ispezionate (clementine e arance navel, fragole, pomodoro pachino, lattuga, meloni, uva) le problematiche rilevate hanno riguardato la mancata applicazione di norme di sicurezza ed è stato chiesto un pronto adeguamento. Nell'estate 2016, ha sottolineato il Dg di Coop Italia, c'è stato un potenziamento delle ispezioni in campo rispetto al 2015, quando il progetto ha mosso i primi passi analizzando le due filiere agrumi.

“Abbiamo incontrato ostacoli ma anche una diffusa sensibilità da parte delle aziende che riforniscono le nostre filiere e i risultati sono nel complesso incoraggianti”, ha commentato Latini. Che ha approfittato della presenza del ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina per sottolineare i problemi collegati alla Rete del lavoro agricolo di qualità: "va necessariamente migliorata perché evidenzia problemi rilevanti; ciò nonostante il 40% dei fornitori Coop si è iscritta”. 



Il Dg di Coop ha proseguito affermando che “solo un lavoro concertato tra imprese, istituzioni ed enti può permettere all’Italia un approccio trasparente ed etico alle produzioni, utile per compiere un salto di qualità".

Sulla stessa lunghezza d’onda Enrico Migliavacca, vicepresidente vicario dell’ Associazione nazionale cooperative di consumatori di Coop, che nel ricordare i numeri del sodalizio (sei milioni di soci, oltre 53mila dipendenti), ha parlato di “doverosa sensibilità ai temi etici che nelle nostre linee certificate parte dai produttori agricoli e arriva all'industria trasformazione”.

E ieri, durante il convegno, è stato presentato anche il progetto di ricerca voluto dal Milan Center for food law and policy (Mcflp) insieme alla stessa Coop indirizzato al censimento e alla valutazione delle buone prassi che gli Stati dell’Unione Europea hanno messo in campo per contrastare lo sfruttamento del lavoro lungo la filiera agro-industriale individuandone sia le matrici giuridico-legali sia quelle socio-economiche. La ricerca, presentata da Marco Pedol, capo progetto, e approfondito da Livia Pomodoro, presidente del Mcflp, si  focalizzerà sulle best practices promosse per contrastare fenomeni di caporalato o ad essi assimiliabili e si avvarrà della collaborazione di esperti per toccare molteplici livelli: economico e giuridico, politico e sociale.
 
Secondo i dati diffusi ieri a Milano, in Europa il 25% circa dei lavoratori agricoli sono irregolari, con punte del 60% in Portogallo e percentuali ampiamente sotto media in Germania, Austria e Olanda. L’Italia? Si attesta al 31,7%, stando  all’indice del lavoro agricolo illegale aggiornato al 2013.

I risultati della ricerca europea dedicata alle "Buone pratiche" saranno presentati a giugno 2018. “E’ anche grazie a progetti come questo, che vanno ben oltre i confini nazionali - ha commentato il ministro Martina - che Milano può rafforzare il ruolo di capitale del food e della sicurezza dopo il successo dell'Expo 2015”.

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