Uva del Monviso, campagna a gonfie vele

Bene l'export in Inghilterra. E nel 2018 nuovi impianti per la seedless piemontese

Uva del Monviso, campagna a gonfie vele
Una campagna da incorniciare per l'uva del Monviso. Certo, i volumi non sono stati quelli attesi, ma nonostante il ridimensionamento produttivo la vendita del prodotto è andata a gonfie vele, come spiega a Italiafruit News Claudio Monge, presidente della cooperativa Monviso Fruit di Pagno (Cuneo).

"Da un punto di vista prettamente commerciale la campagna è stata straordinaria - afferma Monge - I clienti sono per così dire affamati del nostro prodotto: la Crimson, nel nostro areale, sviluppa qualità uniche: più croccantezza e più colore, diventando quasi nera. Siamo abituati a far programmazione coi nostri clienti, certo che, in questa stagione, se avessimo ritardato la commercializzazione avremmo potuto ottenere risultati ancora migliori. Ma siamo una cooperativa e per noi la cosa importante è avere buoni risultati senza speculazioni".

Dal 2 ottobre a fine novembre sono state commercializzate circa 300 tonnellate di uva da tavola del Monviso. "E' stata una campagna veloce, partita in anticipo - prosegue Monge - con i frutti maturati tutti assieme. Il gelo autunnale di fine 2016 e poi la brinata di aprile hanno causato danni a diversi nostri soci: senza questi avremmo raccolto quasi il doppio. Per il 2018 ci attendiamo circa 500 tonnellate, ma con l'uva è sempre difficile fare previsioni visto che le variabili in gioco sono molteplici. Comunque avremo nuovi impianti che andranno in produzione".



La Monviso Fruit attualmente conta 22 soci, ma in questo angolo di Piemonte è crescente l'interesse verso l'uva da tavola. "L'anno prossimo entreranno cinque nuovi soci - prosegue il presidente della cooperativa - e arriveremo ad avere circa 60 ettari di vigneto. In produzione ce ne sono una quarantina. Con le pesche che non funzionano più, il kiwi che nella nostra zona è considerato finito, l'unica alternativa frutticola era la mela. Ma concentrarsi troppo su un prodotto solo diventa rischioso, così l'uva da tavola è diventata un'alternativa interessante. Per me è una grandissima soddisfazione vedere che i soci fondatori stanno continuando a piantare, significa che il prodotto ha mercato".

E a proposito di mercato l'uva del Monviso è apprezzatissima all'estero. "L'Inghilterra è il nostro bacino principale, qui vendiamo oltre l'80% della nostra produzione, e gli inglesi sono molto esigenti - osserva Monge - Noi ci siamo certificati Global e poi ci siamo dotati anche di una certificazione sull'energia che utilizziamo in magazzino, per evidenziare che proviene da fonti rinnovabili. Poi siamo presenti in altri mercati del Nord Europa, come Germania, Svezia e Olanda. In Italia, invece, forniamo il gruppo Dimar e alcuni negozi specializzati della nostra zona. Lo facciamo più per orgoglio e vicinanza al territorio, perché se guardassimo all'aspetto economico faremmo solo estero - conclude il presidente della Monviso Fruit - dove a livello logistico è più semplice e funzionale lavorare, oltre al fatto che si riescono a spuntare quotazioni maggiori".

Copyright 2017 Italiafruit News