L'ortofrutta vista dalle donne

Idee, problemi, opportunità: parlano otto protagoniste del settore

L'ortofrutta vista dalle donne
Problemi, opportunità, idee: oggi è l'8 marzo e Italiafruit News ha chiesto a 8 qualificate esponenti della filiera ortofrutticola - dal vivaismo alla produzione, dai servizi alla distribuzione - di esprimere la visione “rosa” del settore. Ne viene fuori un interessante mix di punti di vista che punta l'indice su criticità note e meno note, focalizza le chance future e fornisce inediti spunti da sviluppare.

Problemi, opportunità da cogliere, idee da sviluppare per dare valore e visibilità: questi gli spunti sviluppati dalle intervistate. Ecco - in ordine alfabetico - le loro risposte:

Rossella Brenna (direttore vendite Unes)
Il problema: “La filiera spesso troppo lunga a causa dei numerosi passaggi intermedi che rallentano il time to market del prodotto, non danno valore aggiunto e fanno lievitare i costi al consumo schiacciando la redditività dei coltivatori. Il tutto, con poca visibilità della produzione ortofrutticola e del suo valore che giunge sugli scaffali della Gdo senza i marchi distintivi, rendendo vane le politiche di valorizzazione e promozione che le imprese mettono in campo”. 



L’opportunità: “Il 52% del fatturato della nostra catena è legato al fresco ed il comparto che tira di più è l’ortofrutta. La crescente attenzione a una dieta equilibrata e sana ha aumentato negli anni l’importanza del comparto per la Gdo sia perché è il reparto in ingresso, sia perché è emozionale nell’experience della spesa fisica. Ma serve innovazione, anche tecnologica, nella filiera. Altre opportunità sono legate al biologico, all’online, ai superfood”.

L’idea: “Fare informazione e cultura nei confronti del consumatore con l’approccio del brand, dando valore reale alle coltivazioni e al lavoro sotteso a garanzia della bontà dei prodotti e della loro freschezza. E poi, campagne di sensibilizzazione contro lo spreco di prodotto buono ma esteticamente non bello, come già avviene in alcuni Paesi esteri”.

Carola Gullino (managing director Gullino)
Il problema: “I costi di produzione troppo elevati che rendono difficile la  concorrenza con Paesi come Spagna, Grecia e Polonia”.

 

L’opportunità: “Aprire nuovi mercati e valorizzare il Made in Italy e l’alta qualità del prodotto italiano”. 

L’idea: “Puntare sulle nuove varietà, su un’agricoltura maggiormente ecosostenibile che rispetti i ritmi della natura. E poi, fare rete: più si è uniti, più si è forti”. 

Giulia Montanaro (responsabile relazioni internazionali Assomela)
Il problema: “La frammentazione e la scarsa organizzazione dell'offerta: ciò implica l'impossibilità di conoscere esattamente e programmare le produzioni, con impatto diretto su risultati di vendita".



L’opportunità: “Cogliere l'innovazione, di cui il nostro Paese è leader, e le opportunità che da questa derivano per rispondere alle esigenze di un consumatore diverso dal passato”.

L’idea: “Investire di più in comunicazione, che significa comunicare il nostro lavoro e ciò che produce”.

Francesca Nadalini (responsabile commerciale azienda Nadalini)
Il problema: “La mancanza di dati. Servirebbero più informazioni e un maggior contatto con il cliente finale, anche attraverso ricerche e analisi, per orientare in modo strategico la produzione - indirizzando meglio gli investimenti in campo - e la commercializzazione. Far arrivare sugli scaffali una gamma in grado di soddisfare le richieste del consumatore significa aumentare le vendite. La mancanza di statistiche sulle produzioni (superfici, coltivazioni, varietà), inoltre, impedisce di orientare in modo efficace la programmazione nazionale”.



L’opportunità: “Il marketing. E' un fronte su cui c’è tanto da lavorare con nuovi focus di contenuto per pubblicità, food design, politiche di prezzo, brand identity, prodotti trasformati innovativi a base di ortofrutta, canali alternativi, nuovi mercati… Il fatto di partire praticamente da zero è una grande opportunità”.
 
L’idea: “Diventare trasversali nella proposta del prodotto ortofrutticolo: in Italia stanno cambiando le abitudini alimentari e le occasioni di consumo, il settore ortofrutticolo deve uscire dall’autoreferenzialità e proporsi in modo diverso, in contesti diversi, rendendo i prodotti speciali come già avviene in altri ambiti dell’agroalimentare”. 

Marianna Palella (Founder & Ceo di Citrus)
Il problema: “Il settore ortofrutticolo è fin troppo chiuso e autoreferenziale e ciò lo rende poco attrattivo agli occhi dei giovani che potrebbero portare professionalità ed entusiasmo. Servirebbe più spazio per le nuove leve".



L’opportunità: “Il dinamismo che permette di presentare le idee velocemente e ottenere dal mercato feedback altrettanto immediati. Si riesce ad aggiustare il colpo giorno dopo giorno evolvendo la comunicazione d’impresa con l’evolversi della relazione con il cliente”.

L’idea: “Più comunicazione, creatività e coinvolgimento”. 

Serena Pittella (responsabile marketing Aop Luce)
Il problema: “La mancanza di aggregazione, sia a livello di produzione che di filiera. Abbiamo molte Associazioni, Unioni, Organizzazioni, ma nei fatti non riusciamo a mettere a punto un’azione comune che possa rilanciare veramente l’ortofrutta; lasciamo prevalere l’interesse della singola impresa, o insegna, senza riuscire a scardinare l’attuale sistema”.



L’opportunità: “Il consumatore. E la sua voglia sempre più grande di capire cosa mangiare per vivere bene, sia in termini di salute che di “godimento” della vita attraverso il cibo”.

L’idea: “Dal mix dei prodotti e delle competenze dell’Associazione Donne dell’Ortofrutta nasceranno iniziative con un approccio empatico, coinvolgente e positivo che possono sicuramente far bene al settore”.

Alessandra Ravaioli (presidente Associazione Donne dell’Ortofrutta)
Il problema: “La mancanza di una strategia comune e condivisa per rendere più competitivo il settore. In momenti difficili, quando le risorse diminuiscono bisogna unire le forze e scegliere una direzione comune. Non siamo competitivi per i costi di produzione troppo alti? Cerchiamo una soluzione comune. Vogliamo sostenere l’export e aprire nuovi mercati? Lavoriamo tutti insieme unendo forze e risorse su quel fronte…”.



L’opportunità: “I nostri prodotti che, comunque la si veda, sono straordinari, coltivati con capacità uniche, sicuri, come attestato dall’Efsa. Probabilmente in questo momento non esiste categoria merceologica più apprezzata dell’ortofrutta: salutare, ideale per le diete, priva di controindicazioni. Non possiamo non cogliere queste opportunità”.


L’idea: “Comunicare l’ortofrutta italiana con un progetto unitario che abbia la forza di raggiungere i clienti finali mettendo in evidenza il valore del Made in Italy che è soprattutto legato a come sappiamo fare le cose: serve più visibilità ai produttori e a quello che sta dietro le confezioni di frutta e verdura. Diamo più anima ai prodotti in vendita”.

Silvia Salvi (amministratrice Salvi Vivai)
Il problema: “Il settore ortofrutticolo in Italia è molto frammentato, dovremmo unire le forze. Alcuni passi aventi sono comunque stati fatti, in questi anni, e ciò nel breve termine porterà benefici al sistema. Servirebbe un intervento di supporto della politica per abbattere gli ostacoli burocratici e fornire alle aziende strumenti che permettano di esprimere al meglio le proprie potenzialità. In poche parole bisognerebbe creare un sistema Paese che portasse avanti le richieste del settore con l'obiettivo di ottenere, a livello europee, regole e condizioni omogenee tra i vari Stati".



L’opportunità: “Le realtà produttive italiane hanno potenzialità grandissime, disponendo di professionalità, esperienza, produzioni di altissima qualità. Purtroppo non ci sappiamo vendere bene”.

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