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Pomodoro da industria, ecco come cambiare passo
Il calo di superfici rivela disaffezione a livello mondiale. I rimedi di Hm.Clause
E’ stato di allerta per il comparto del pomodoro da industria in Italia. Quest’anno, infatti, c’è stato un calo di produzione del 12%, e la materia prima conferita alle industrie è passata da 5,25 milioni di tonnellate del 2017 a 4,6 milioni.
Insomma, una storia che si ripete: costi di produzione crescenti per il comparto agricolo e quello industriale e prezzi stagnanti. “Valorizzare in modo chiaro e incentivante la qualità delle produzioni agricole sarà importante per dare certezze e prospettive a un comparto strategico per l’agroalimentare italiano – osserva Di Chiara - Siamo il secondo Paese al mondo per produzione e il primo per prodotto finito esportato”.
Anche a livello mondiale la produzione di pomodoro da industria ha subito una forte regressione. “Parliamo del 10% di prodotto in meno, 34 milioni di ton, uno dei peggiori risultati degli ultimi anni – aggiunge il tecnico di Hm.Clause – La quantità trasformata è inferiore al consumo medio annuo stimato. Ma si tratta di numeri che possono rappresentare una base per ripartire su altri parametri. Nella prossima campagna, alleggeriti gli stock, si potrà programmare la produzione sui reali bisogni del comparto. Potrebbe essere la chiave di volta per tutta la filiera, con senso di responsabilità da parte di tutti gli attori coinvolti”.
La scelta di introdurre varietà particolarmente innovative è stata dettata dalla domanda pressante di qualità. I prodotti di punta del trasformato italiano, polpe, triturati, pelati e passate necessitano di materia prima eccellente. Tra le varietà precoci squadrate vanno segnalate Peroro F1, Pumatis F1 (nella foto di apertura) e Liternum F1 mentre, tra le varietà al debutto, Enotrio F1 (Clx385904, qui sopra) e Sipontum F1 (Clx384420). Tra le allungate, poi, è Abbundo F1 la varietà in sviluppo commerciale.
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