La maculatura rossa è tornata a danneggiare le drupacee

Al via l’utilizzo di modelli previsionali per la prevenzione

La maculatura rossa è tornata a danneggiare le drupacee
La stagione 2014 non è da dimenticare solo per i bassi prezzi, per il crollo dei redditi agricoli e per la congestione dell'offerta con una domanda in contrazione: su molte colture abbiamo assistito ad attacchi incontrollabili dei principali patogeni. La mosca dell'olivo o monilia su pesco sono solo due dei diversi esempi che possono essere fatti. Causa di questo male è stato il clima umido e piovoso che si è protratto in molti areali italiani per tutta la stagione vegetativa. Anche l'agente fungino che determina la maculatura rossa su drupacee ha giovato di queste condizioni e i danni su frutti di albicocco e ciliegio (più suscettibili rispetto a pesco e susino) hanno portato a deprezzamenti e non commerciabilità di intere partite di prodotto.

L'agente eziologico che determina la sintomatologia è l'ascomicete Apiognomonia erythrostoma che sverna sottoforma di periteci su residui di foglie e di potatura al suolo. A ripresa vegetativa dai periteci maturi vengono rilasciate le ascospore che possono diffondersi nell'impianto con facilità se sono presenti le necessarie condizioni di temperatura e disponibilità idrica. Il danno su foglie e frutti è prevalentemente da associarsi alle infezioni primarie (intorno ad Aprile - inizio Maggio, in concomitanza con la fase fenologica di post-scamiciatura e inizio ingrossamento frutti). Su foglie nel mese di Giugno iniziano a formarsi aree rossastre, che poi portano all'accartocciamento e al progressivo disseccamento della foglia, che cade a terra. Negli attacchi più intensi si ha una forte contrazione dell'attività fotosintetica che ha ripercussioni non solo sulla stagione in corso, ma anche sulla differenziazione delle gemme da fiore per l'anno successivo. Sui frutti di albicocco si formano maculature rossastre diffuse sull'epidermide che non lo rendono commercializzabile. Sul frutto di ciliegio, invece, si formano infossature e deformazioni che deprezzano la qualità della produzione.

L'abbondanza di piogge, e le adeguate temperature, sono fattori determinanti alla diffusione dell'agente patogeno e lo è molto di più rispetto alla suscettibilità delle singole cultivar. Inoltre nelle zone collinari la sintomatologia si manifesta maggiormente rispetto agli areali di pianura.

In lotta integrata sono ammessi al massimo tre trattamenti con triazoli (febucanazolo) da collocarsi tra Aprile e Maggio a seguito di piogge potenzialmente infettanti. Anche le pratiche agronomiche possono fare la loro parte. Alcune sperimentazioni hanno dimostrato che trattando con urea i residui di foglie e potatura si riduce il potenziale di inoculo fino al 90%. Comunque, in condizioni di rischio basso i trattamenti cautelativi a base di ditiocarbammati eseguiti per bolla e corineum sono  in grado di contenete anche la maculatura rossa. Mentre in aziende con rischio elevato è fondamentale la prevenzione perché una volta che si manifestano i primi sintomi non vi è principio attivo in grado di ridurre i danni.

Infine, i modelli previsionali avranno sempre maggior rilievo nella difesa fitoiatrica dei prossimi anni. In alcune Regioni, come l'Emilia-Romagna, ci sono già dei prototipi che permettono di avere informazioni sul potenziale rischio infettivo a seguito di monitoraggio sulle spore. Attraverso queste analisi sono redatti i bollettini settimanali che propongono agli operatori di settore elementi aggiuntivi per collocare al meglio gli interventi soprattutto negli stadi fenologici di maggior suscettibiltà.

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