Via libera alla vendita diretta senza limiti, commercianti sul piede di guerra

Nota Mipaaf apre nuovi scenari: plauso degli agricoltori, per Fida "una porcheria"

Via libera alla vendita diretta senza limiti, commercianti sul piede di guerra
“Una porcheria”: non usa mezzi termini Donatella Prampolini, presidente nazionale dei Dettaglianti dell’alimentazione Fida-Confcommercio per commentare l’estensione della vendita diretta anche in aree diverse da quelle dell’azienda agricola. Una lettera inviata il 7 agosto scorso dal ministero delle Politiche agricole e forestali al ministero dello Sviluppo economico e all'Anci, sottolinea infatti che “non ci possono essere limiti all'attività di vendita diretta su aree private all'aperto diverse da quelle ubicate nella sede principale dell'azienda agricola, delle quali l'imprenditore agricolo abbia, comunque, la disponibilità sulla base di un titolo legittimo”.  

Rispondendo a un quesito inviato dai Comuni di Piove di Sacco e di Firenze e dalla provincia autonoma di Bolzano, il Mipaaf - si legge nel sito internet dell’Anci - ha concluso che "un imprenditore agricolo può utilizzare un'area dell'azienda di un altro imprenditore agricolo ai fini della vendita dei propri prodotti, nonché qualsiasi superficie privata all'aperto, ovunque ubicata e della quale abbia disponibilità". Unico adempimento che resta all'imprenditore è quello di effettuare la comunicazione al Comune nel cui territorio insiste l'area adibita alla vendita, oltre che ovviamente di osservare le norme vigenti in materia igienico–sanitaria.

Un po' di storia

L'articolo 4 del D.Lgs. 228/2001 prevedeva la possibilità che gli imprenditori agricoli esercitassero la vendita diretta al dettaglio dei prodotti provenienti in prevalenza dalle proprie aziende in tutto il territorio della Repubblica.
Il secondo comma dell'articolo stabiliva che "per la vendita al dettaglio esercitata su superfici all'aperto nell'ambito dell'azienda agricola o altre aree private di cui gli imprenditori agricoli abbiano la disponibilità non è richiesta la comunicazione di inizio di attività".




La disposizione è stata modificata dall'articolo 30-bis del decreto legge 21 giugno 2013, n. 69, per effetto del quale sono state, tra l'altro, soppresse le parole "o altre aree private di cui gli imprenditori agricoli abbiano la disponibilità".

Nel rispondere a un quesito della Provincia autonoma di Trento, il Ministero della Sviluppo Economico, con nota del 29 aprile 2014, aveva sostenuto che, sulla base delle modifiche intervenute, dovesse ritenersi vietata la vendita su aree private all'esterno dell'azienda agricola. Tale interpretazione era stata confermata dal Mipaaf nell'ottobre 2014. Il Mise ha mantenuto identica interpretazione con la risoluzione del 10 novembre 2014 e del 3 aprile 2015.

Ora però cambia tutto: il Mipaaf ritiene che la possibilità di esercitare la vendita diretta "in tutto il territorio della Repubblica", come previsto dalla norma, non possa essere limitata da una lettura restrittiva dei successivi commi dell'articolo 4, che contrasterebbe con il principio costituzionalmente tutelato di libertà di iniziativa economica privata.

Le reazioni

Soddisfatte le organizzazioni agricole, a partire da Coldiretti e Cia, che a lungo si sono battute per il raggiungimento di questo obiettivo (“l'errata interpretazione legislativa da parte del ministero dello Sviluppo Economico rischiava di limitare le possibilità di relazionarsi col mercato da parte delle nostre imprese agricole che fanno vendita diretta”), mentre i commercianti sono sul piede di guerra. I dettaglianti della Fida promettono battaglia: “Il Mipaaf ha sconfessato il Mise e bypassato il Parlamento, dove questo provvedimento era stato bloccato”, spiega a Italiafruit News Prampolini (foto sotto).



“A nostro avviso si tratta di un’interpretazione errata che ha l'effetto di alimentare la concorrenza sleale nei confronti dei nostri operatori: in teoria presto potrebbero  esserci due negozi di ortofrutta a poche decine di metri di distanza il primo soggetto alle regole del commercio, l’altro a quello del fondo agricolo, esente quindi da tutti i lacci e gli orpelli nomativi e fiscali propri del commercio tradizionale. Faremo tutto quanto è nelle nostre possibilità perché ciò non avvenga e si torni alla precedente interpretazione”.   

“Invece di continuare a spingere, come sta avvenendo da alcuni anni a questa parte, per scendere sullo stesso terreno della distribuzione - conclude Prampolini - la produzione bene farebbe a cercare accordi di filiera con chi vende: commercianti non ci si improvvisa”.

Per Coldiretti Emilia Romagna, però, "l'intervento del dicastero guidato da Maurizio Martina non ha fatto altro che riportare la normativa allo spirito originario della legge di orientamento del 2001".

Copyright 2015 Italiafruit News