La Drosophila Suzukii prolifera, difesa su più fronti

Risposte diverse per fronteggiare la capacità di adattamento: ieri il punto in Trentino

La Drosophila Suzukii prolifera, difesa su più fronti
La Drosophila Suzukii continua a preoccupare e a proliferare ma alcune forme di "lotta" stanno dando risultati incoraggianti. E' quanto emerso ieri nel corso della terza giornata tecnica sui piccoli frutti organizzata dalla Fondazione Edmund Mach di ieri (cliccare qui per leggere) che ha dedicato una intera sessione a questa problematica che da qualche anno affligge il settore dei piccoli frutti e non molla la presa.

Alberto Grassi del Fem ha fatto una analisi della stagione appena trascorsa, molto diversa rispetto al 2014: le enormi capacità di adattamento e la propensione a climi temperati e miti hanno fatto sì che anche lo scoro anno le popolazioni sviluppatesi siano state importanti con infestazioni sui frutti comparabili a quelle dell’anno precedente, considerate gravi.

Una popolazione svernante numericamente più consistente dell’anno precedente, ha detto Grassi, ha saputo fronteggiare le difficoltà derivanti da temperature eccezionalmente elevate nei mesi di luglio e agosto, sfruttando le opportunità offerte da un territorio unico come quello Trentino, caratterizzato soprattutto da una varietà di microclimi e da una elevata biodiversità di specie ospiti coltivate e spontanee, disposte su differenti piani altitudinali e intercalate da zone rifugio di notevole importanza, quali le foreste e tutti gli ecotoni marginali.

Luciana Tavella dell’Università di Torino ha dato vita a una panoramica delle possibilità offerte dall’utilizzo dei parassitoidi per il controllo, soffermandosi sullo stato dell’arte delle ricerche in corso. 

Valerio Rossi della Fondazione Mach ha illustrato le prime esperienze di utilizzo della tecnica in prove condotte in Trentino. Si tratta di prove di laboratorio e di campo al fine di testare l’efficacia di tre specie di nemici naturali autoctoni. Lo scopo è stato quello di verificare la fattibilità di un loro utilizzo nell’ambito di un programma di difesa integrata. I risultati delle sperimentazioni preliminari sono stati incoraggianti: a seconda della specie analizzata, in condizioni di laboratorio si è ottenuta una percentuale di parassitizzazione variabile dal 29% al 79%. Le prove in serra ed in pieno campo hanno mostrato che i parassitoidi sono in grado di instaurare delle popolazioni durature negli ambienti dove vengono rilasciati, riuscendo ad attaccare la Drosophila Suzukii e di abbassare l'infestazione dell'insetto dannoso in condizioni 

Giampiero Ganarin, anche lui della Fem, ha infine preso in esame l’utilizzo delle reti antiinsetto per il controllo di drosofila su lampone in coltura protetta. Da alcuni anni l’unità piccoli frutti della Fem sta infatti seguendo diverse prove sperimentali che hanno portato a concludere che questa tecnica ha una buona efficacia dal punto di vista della difesa, se opportunamente realizzata e gestita anche a livello di climatizzazione. 

Sono però emerse anche alcune problematiche quali la gestione della raccolta e soprattutto del microclima che si crea all’interno delle reti antinsetto in alcune situazione. Si è deciso perciò di monitorare e di regolare il microclima con la tecnica della microclimatizzazione per aspersione in una coltivazione di lampone fuorisuolo in coltura protetta antipioggia e difesa da rete antinsetto contro drosofila. In particolare, si sono monitorati il microclima in termini di temperatura e umidità, cercando di  mantenere gli standard di coltivazione adatti alla coltura senza penalizzare i risultati produttivi. I risultati, ha concluso Ganarin, sono stati positivi in termini produttivi, qualitativi e di protezione da Drosophila Suzukii.