Fiera unica: ci sono alternative?

Approcci ostili degli enti fieristici e critiche degli operatori obbligano a fare sintesi

Fiera unica: ci sono alternative?
La lettera che Assomela ha inviato ieri agli enti fieristici di Cesena, Milano e Verona (vedi Italiafruit News di ieri) è il logico epilogo di quanto abbiamo letto sulla stampa specializzata negli ultimi mesi e, in particolare, dei lanci dell'ultima settimana. Scrivendo per un pubblico di professionisti del settore riassumo solo i fatti salienti: Macfrut ha annunciato che nel 2017 ritornerà all'edizione primaverile di maggio, sempre a Rimini; Fiera Milano e Verona Fiera hanno reagito annunciando un'alleanza strategica per creare Fruit & Veg Innovation (vedi Italiafruit del 9 maggio) da realizzare alternativamente a Milano - con la prima edizione proprio a maggio 2017 - e a Verona.

Due atti "ostili" che, al momento, sembrano allontanare l'ipotesi di un unico evento di portata internazionale per il nostro sistema ortofrutticolo, tanto che Assomela ha preso posizione, come fece nel 2015, annunciando che dal prossimo anno non parteciperà più a fiere specializzate sull'ortofrutta in Italia.

Visto che un progetto strategico comune, come richiesto dalla maggior parte degli attori della filiera, non sembra plausibile - e anzi pare ci sia avvii allo scontro fra le Fiere in campo - dobbiamo desistere e prepararci a scegliere o a non scegliere?

Essendo testardo per natura rispondo senza esitazione: no! Perché? Perché non ce lo possiamo permettere. Il motivo è legato sia al ruolo che una fiera di riferimento ha per il comparto (vedi Italiafruit del 9 novembre 2015), come Fruit Attraction testimonia, sia perché vi sono fondamentali nella disputa in corso che possono essere messi a valore con soddisfazione di tutti gli attori, enti fieristici inclusi. Negli ultimi dodici mesi, infatti, sono emerse tre importanti evidenze.

1. Creare dal nulla una Fiera (internazionale) sull'ortofrutta è oggi molto difficile, se non impossibile. Lo dimostrano sia la prima edizione di Fruit Innovation, pur con il traino internazionale di EXPO, che il recente Fruit&Veg System, anche se su scala nazionale. Se l'orizzonte è partire da una nuova esperienza il cammino è assolutamente incerto e il rischio di fallimento elevatissimo.

2. L'ipotesi di generare valore unendo la fiera dell'ortofrutta nazionale a una fiera dell'alimentare come Tutto Food non trova il consenso del mondo delle tecnologie e di parte del mondo della produzione. Il motivo è chiaro, le esperienze di Sial e Anuga sono ben impresse nella memoria degli operatori: legare una fiera di filiera a una sul largo consumo non funziona, anche con padiglioni ben distinti; l'uscita dell'ortofrutta dalle due fiere più importanti al mondo per l'alimentare e lo sviluppo di Fruit Logistica ne sono la prova.

3. Macfrut è l'unico polo di aggregazione possibile, ha alcune criticità, ma in una sede adeguata può essere un punto di partenza. Da solo, però, rischia di non essere in grado di fare il salto di qualità che serve per raggiungere l'obiettivo finale di misurarsi, almeno, con Fruit Attraction. A questo proposito è interessante proprio l'aggregazione strategica con l'ente fieristico spagnolo per l'internazionalizzazione, ma a Macfrut serve un salto dimensionale per potersi permettere investimenti adeguati allo sviluppo necessario.

Quando parlavo di sede itinerante per il Macfrut, sul modello del PMA, vi fu una levata di scudi perché si pensava ancora a Cesena come unica opzione (vedi Italiafruit del 26 maggio 2014). Ora che Macfrut è a Rimini, mentre Fiera Milano e Verona Fiere benedicono l'alternanza, forse la prospettiva è diversa? O, forse, è solo l'unica alternativa rispetto a una guerra che sarebbe suicida per tutti, operatori del settore compresi? Come farla è da approfondire, ma richiede il contributo fondamentale degli attori della filiera che devono esercitare il loro potere di utenti delle fiere, anche con un'astensione come quella di Assomela, che potrebbe fare nuovi proseliti. Appoggiare o meno un progetto può fare tanta differenza sul risultato finale, ma è una responsabilità che è doveroso assumere per coloro che rappresentano gli interessi di questa filiera.