Ortofrutta imperfetta, uno stimolo per il settore: i risultati del sondaggio

Per il 70% della filiera i consumatori sono pronti per i «brutti ma buoni»

Ortofrutta imperfetta, uno stimolo per il settore: i risultati del sondaggio
La filiera crede in una possibile valorizzazione dell'ortofrutta imperfetta. Il tema – proposto la settimana scorsa nel nostro sondaggio Secondo Voi – ha raccolto un grande interesse da parte del comparto che, per circa il 70%, crede in un possibile sbocco commerciale dei prodotti recanti difetti. Il restante 30%, invece, è convinto che i consumatori italiani non siano pronti per l'ortofrutta imperfetta.



Ma scendiamo nel dettaglio delle risposte al sondaggio. Il 42% degli operatori crede che i prodotti "brutti ma buoni" possano attirare l'interesse del consumatore, ma a patto che siano venduti a un prezzo inferiore. Il fattore del prezzo, tuttavia, non è l'unica leva che potrebbe convincere il consumatore a scegliere questi prodotti: per un 15% dei rispondenti la riduzione degli sprechi è un tema che sta a cuore alla maggioranza dei consumatori, che quindi potrebbe scegliere l'ortofrutta imperfetta. Infine, per concludere il campo positivo delle risposte, c'è un 13% che ritiene gli italiani pronti a questa proposta, a patto possa portare ad avere più prodotti buoni in vendita.
Il mercato, però, per come è strutturato ora non è fatto per l'ortofrutta imperfetta: il 16% della filiera ritiene l'idea buona, ma poco praticabile proprio per le caratteristiche del mercato attuale e un operatore su sei  pensa che l'occhio del consumatore si sia ormai abituato alla qualità estetica dei prodotti ortofrutticoli.



Interessante sondare anche gli effetti che un'eventuale commercializzazione dell'ortofrutta imperfetta potrebbe avere sui mercati. La metà dei protagonisti della filiera, infatti, crede possa essere uno stimolo per il settore: il 30% risponde che la commercializzazione dei prodotti "brutti ma buoni" porterebbe una crescita delle proposte con un ottimo rapporto qualità/prezzo; mentre un altro 20% crede che rappresenterebbe una spinta alla segmentazione. C'è poi anche un 26% - concentrato soprattutto nel mondo della produzione - che ritiene possibile un aumento dei consumi di ortofrutta.

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