Bio: numeri record, ortofrutta e agrumi volano

Superfici, produzioni, spesa, domanda: in Italia crescita boom. Tutti i dati del Sana

Bio: numeri record, ortofrutta e agrumi volano
Produzione, superfici, spesa: il biologico italiano vola e ortofrutta e agrumi "performano" meglio della media di comparto. E'quanto emerge dai dati illustrati venerdì al Sana di Bologna in occasione dell'incontro di presentazione di Tutti i numeri del bio italiano” basato sulle elaborazioni del Sistema d’Informazione Nazionale sull’Agricoltura Biologica (Sinab) per il Mipaaf presentate nel dettaglio insieme ai dati Ismea. 

Un mercato da cinque miliardi di euro, due dei quali garantiti dall'export (il 5% del totale delle esportazioni agroalimentari) che nel 2016 ha messo a segno una progressione record: superficie (quasi 1,8 milioni di ettari) e operatori (72mila) crescono  del 20,3% rispetto al 2015 (quando lo sviluppo sul 2014 era stato "solo", rispettivamente, dell'8,2 e del 7,5%); ma soprattutto, le aree dedicati al bio "valgono" il 14,5% della superficie agricola totale italiana, con gli agrumi attestati al 28%, i fruttiferi al 18% e le ortive al 17%. Sono stati convertiti al biologico oltre 300mila ettari. L'Italia, rispetto ai competitor europei, ha una marcia in più.



Regioni leader restano la Sicilia (350mila ettari), la Puglia e la Calabria: insieme pesano per il 46% delle superfici bio nazionali (quota analoga per gli operatori). Le prime sette regioni concentrano oltre il 70% delle superfici (e dei produttori). Le regioni che crescono di più a livello produttivo sono Basilicata, Molise e Friuli Venezia GiuliaTra le singole colture, sviluppo boom degli ortaggi (+49%), bene anche frutta (+27%) e agrumi (+13%). 



Il trend positivo continua anche nella prima metà del 2017 e non risparmia i consumi: la spesa per il bio (oltre due miliardi nel 2016), a fine giugno ha superato il miliardo di euro, il 3% della spesa complessiva e cresce soprattutto l'appeal di frutta (8,5%) e ortaggi (11,3%) nel primo semestre. E ancora: la frutta confezionata è quella che incide di più sulle vendite totali, con un più 11,6% tra 2016 e 2015.

A livello di canali distributivi, le ultime stime relative alle vendite 2016 nel canale specializzato segnano un +3,5%, mentre nella Gdo l’aggiornamento Nielsen evidenzia un +16% (periodo luglio 2016 - giugno 2017) e una quota dell’organic sul totale delle vendite alimentari pari al 3,5% (cinque volte in più rispetto al 2000).


L’indagine di Nomisma presentata durante il convegno di venerdì rivela che il biologico interpreta a pieno titolo le esigenze del consumatore italiano che a tavola cerca prodotti salutari (valore ritenuto molto importante nella scelta dal 58% dei responsabili degli acquisto), eco-friendly (39%), semplici e comodi all’uso (31%), senza rinunciare alla qualità al giusto prezzo (65%). I valori che il biologico interpreta sono alla base del successo della categoria e della crescita della consumer base (almeno una occasione di acquisto negli ultimi 12 mesi) che nel 2017 ha raggiunto ormai il 78% delle famiglie (solo nel 2012 era del 53%): quasi otto famiglie su 10 hanno acquistato almeno una volta nell’ultimo anno un prodotto biologico mentre in soli cinque anni il numero di famiglie acquirenti è aumentato di oltre sei milioni.

E l’interesse verso il biologico è chiaro anche dalla trasformazione degli assortimenti: il numero medio di referenze bio vendute da un punto vendita della Gdo è cresciuto nell’ultimo anno del 29% (da 162 a 209 referenze stando a Nielsen). Non solo: ogni 100 nuove referenze proposte sullo scaffale, 23 sono bio.
  

I prodotti 100% vegetali rappresentano una categoria in forte trasformazione, che non richiama l’interesse solo di vegetariani e vegani (che per Nomisma hanno una incidenza dell’8% sulla popolazione 18-65 anni). E l’attributo “veg” spicca tra i criteri di scelta: il 48% degli user bio indica la presenza di ingredienti 100% vegetali come fattore importante per l’acquisto dei prodotti biologici. 

Il ruolo del marchio biologico nel paniere dei prodotti 100% vegetali è rilevante: complessivamente sei famiglie su 10 (58% dei consumatori italiani) negli ultimi 12 mesi hanno provato almeno una volta un prodotto con ingredienti 100% vegetali a marchio bio; inoltre il 30% dei prodotti con ingredienti 100% vegetali è bio (a valore in Gdo le vendite bio nella categoria dei prodotti 100% vegetali pesano per il 26% del totale).


I relatori alla presentazione di "Tutti i numeri del bio italiano"

Ma qual è l’identikit dello user di prodotti veg a marchio biologico? Giovane, tra i 30 e i 35 anni, con figli, residente nelle grandi città e con reddito e titolo di studio medio-alto: il tasso di penetrazione degli alimenti veggie biologici supera la media nazionale tra i giovani dai 18 ai 35 anni (61% contro 56%). Mentre i prodotti veg  che il consumatore di prodotti biologici mette più spesso nel carrello sono in primis piatti pronti quali burger, polpette e spezzatini vegetali, quinoa/cous cous con verdure – acquistati in almeno una occasione dal 78% degli user bio.
Il desiderio di novità si esprime principalmente nella categoria bevande (il 35% vorrebbe avere una maggior possibilità di scelta di bevande vegetali e/o vedere novità sugli scaffali).



La galoppata del bio viene commentata con parole di lode dalla politica: L'aumento di superfici e operatori del 20% testimonia come questo settore sia rilevante per una fetta consistente di aziende agricole e ne rappresenti una scelta consapevole in favore dell’ambiente", ha affermato il viceministro Andrea Olivero durante l'inaugurazione di Sana (foto sopra). "Le azioni messe in campo dal Governo hanno riconosciuto la validità del modello e sono stati predisposti gli strumenti necessari a indirizzarne la crescita. Il piano strategico, la legge quadro sul bio, l’introduzione delle mense biologiche certificate, il rafforzamento delle norme che regolano il sistema dei controlli fanno parte di un unico disegno volto ad accompagnare la crescita virtuosa dell’intero sistema. Anche sul fronte europeo la nostra azione si è concentrata per mantenere alti gli standard richiesti ai prodotti biologici”.

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