Pomodoro: il paradosso dei datterini del Camerun a Pachino

Effetto globalizzazione o mancanza di controlli e strumenti a difesa delle produzioni locali?

Pomodoro: il paradosso dei datterini del Camerun a Pachino
I fatti: venerdì scorso il quotidiano La Sicilia ha pubblicato le foto di pomodori datterini provenienti dal Camerun in vendita a 1,39 euro il chilo nei banchi di un discount di Pachino, provincia di Siracusa e “capitale” del pomodoro Igp.
La notizia è “rimbalzata” un po’ ovunque. Il paradosso è evidente, riguarda un territorio famoso in tutto il mondo per i suoi pomodori che, però, ora sono a marcire nelle serre perché il mercato è saturo e i prezzi inferiori ai costi di produzione.

“Provo rabbia, tantissima rabbia - ha detto il sindaco di Pachino, Roberto Bruno - Per le famiglie, per il prodotto, perché mai e poi mai un prodotto africano può eguagliare un prodotto di Pachino. Parlo di qualità, salubrità, dimensione sociale che sta dietro la produzione. Perché qui ci sono famiglie che fanno sforzi per mantenere una dignità del lavoro rispettando le norme che fortunatamente nella nostra dimensione europea ci sono. Non so se si può dire lo stesso per altre zone, né dal punto di vista della salubrità dei prodotti, né da quello del rispetto della dignità dei lavoratori”.
Bruno ha chiesto un intervento delle istituzioni e, in particolare, “controlli serrati per verificare se ci sono frodi. Vogliamo un confronto con la Gdo. Dobbiamo dare una soluzione ai prodotti ortofrutticoli siciliani”.

Le contraddizioni sono molte, dunque. Anche perché in questo periodo la produzione locale è nel pieno e non ci sarebbe bisogno di merce dall’estero: evidentemente, la politica dei prezzi è più forte. Non solo, il lavoro eseguito nel rispetto delle regole ha un costo superiore. Un dettaglio che deve essere comunicato meglio anche ai consumatori.

Sull'importanza di valorizzare il prodotto Made in Sicily è poi tornato l'assessore regionale all'Agricoltura, Edy Bandiera: “Quanto accaduto questa mattina (venerdì, ndr) è il risultato di accordi scellerati tra l’Unione Europea e Paesi terzi nei quali troppe volte la nostra agricoltura è utilizzata come merce di scambio rispetto a prodotti di altri settori”.

“L’ultimo accordo di partenariato economico tra il Camerun e l’Unione europea risale al 2016 e, a fronte dell’esportazione di 1.760 prodotti europei, prevede l’ingresso di prodotti camerunensi - ha precisato l’assessore - Sono accordi che devono essere assolutamente rivisti perché danneggiano le aziende e, accanto a questo, pongono il serio problema del controllo dei quantitativi nazionali. Mi chiedo se, chi oggi è deputato ai controlli, riesca realmente a determinarne il quantitativo senza che si sfori in maniera incontrollata sugli ingressi”.

Proprio in tema di controlli, alcuni giorni fa Bandiera ha convocato i quindici sindaci della fascia trasformata, dando mandato di avviare, per la parte di propria competenza, verifiche serrate sui prodotti in ingresso in Sicilia e nella grande distribuzione. “Non c’è dubbio che ereditiamo una macchina di sorveglianza non pienamente efficace - ha affermato Bandiera - E’ intenzione del Governo Musumeci potenziare i controlli, rendendoli efficienti e organici”.

“Viviamo un’emergenza di carattere eccezionale, la nostra agricoltura tra diretto e indotto impiega centinaia di migliaia di operatori, motivo per il quale va immediatamente aperto un tavolo di crisi a livello nazionale per chiedere interventi straordinari e urgenti - ha aggiunto l'assessore - Mi rivolgo infine alla grande distribuzione organizzata, con la quale da giorni abbiamo avviato una serrata interlocuzione, alla quale chiedo senso di responsabilità, affinchè ognuno possa fare la propria parte per mitigare gli effetti di una crisi che, con l’aggiunta di alte temperature e siccità, rischia di essere dirompente”.

“A nostro avviso bisognerebbe prendere esempio da ciò che si fa in altri Paesi, come la Francia, dove ci sono quote di mercato riservate a prodotti Dop e Igp locali”, ha commentato a Meridionews Salvatore Chiaramida del Consorzio del pomodoro di Pachino Igp.

“Nessuno produce per non vendere e quello che sta succedendo si ripropone ciclicamente a causa di una serie di fattori: l’aumento di produzione in Italia, l’aumento delle importazioni, i costi di produzione”. E' questo il parere di Coldiretti Sicilia che continua: “Solo una rivoluzione culturale può contribuire a spostare l’asse. Alla vendita diretta, che va incentivata perché è la vera garanzia del consumatore, vanno associati strumenti di controllo maggiori perché solo la trasparenza in tutta la filiera può aiutare”.

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