Il dramma delle pere italiane

Gelo, cimice asiatica, alternaria. Bergami: «L'Abate è la più colpita»

Il dramma delle pere italiane
Sono attese per l’inizio di luglio le stime ufficiali dell'Oi Pera sulle previsioni produttive delle pere italiane, ma gli operatori del settore sanno già che la produzione di quest’anno toccherà livelli molto bassi

“Dopo le gelate di marzo e aprile sapevamo che la situazione produttiva sarebbe stata complicata, per non dire drammatica. Ma in queste ultime settimane, purtroppo, le cose sono peggiorate”, confida a Italiafruit News Albano Bergami, noto produttore ferrarese con poco più di 25 ettari di pereti. Cosa è successo? Problemi come la maculatura bruna/alternaria e la cimice asiatica si stanno ripresentando in maniera molto grave.

“La malattia ci preoccupa notevolmente, perchè non è il marciume bruno che abbiamo riscontrato nella scorsa stagione - aggiunge - Bensì la classica alternaria laterale, oggi visibile più che altro sulle pere Conference ed Abate Fetel. Abbiamo appurato, in questo caso, che una delle poche soluzioni efficaci per poter ridurre l’inoculo in azienda è la pratica agronomica della gestione del cotico erboso”.



Per quanto riguarda la cimice asiatica, le aziende ferraresi in questi giorni stanno trovando un alto numero di esemplari all’interno delle trappole. “Speravamo che l’insetto ci potesse concedere una tregua dopo l’anno scorso, quando aveva colpito le mele tardive. Invece la sua presenza è già molto marcata e in alcune aziende pericole si cominciano a contare danni notevoli su tutte le varietà, in particolare su William e Santa Maria”, sottolinea Bergami.

A queste due problematiche di carattere fitosanitario si va ad aggiungere quella del cancro da valsa, malattia di origine fungina che riguarda prevalentemente l’Abate e parzialmente William e Kaiser. “La valsa è ormai presente in tutti gli impianti, anche relativamente giovani, del nostro territorio. Alcuni colleghi hanno infatti estirpato pereti alla settima o ottava foglia. Basta questo problema, da solo, per rendere la pericoltura non sostenibile”.

Col passare dei giorni, quindi, il contesto si sta facendo sempre più pesante. Ma in attesa dei dati ufficiali dell'Oi Pera, quali sono - in linea di massima - le previsioni produttive? Secondo i primi rumors, le quantità a livello nazionale faranno fatica a raggiungere le 200mila tonnellate con perdite prossime al 70%. “Nella nostra azienda - dice a proposito Bergami - ipotizziamo di avere un calo produttivo più marcato sull’Abate (varietà di riferimento della produzione pericola italiana, ndr), dove i volumi dovrebbero scendere dell’80% rispetto alla norma. Il gelo è il principale responsabile. Abbiamo svariati ettari in cui non si vede nemmeno una pera Abate: sono gli impianti non dotati di irrigazione antibrina. Mentre dove era presente l’antibrina, notiamo un volume di frutti abbastanza accettabile”.

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