Fragolicoltura in Italia, il futuro passa dalla rusticità

Suriano (Nova Siri Genetics): «La ricerca varietale resta l’ago della bilancia»

Fragolicoltura in Italia, il futuro passa dalla rusticità

Durante il convegno “L'innovazione che genera valore” organizzato da Nova Siri Genetics in occasione del 3° Open Day aziendale, sono emersi diversi spunti interessanti (clicca qui per approfondire) che abbiamo approfondito direttamente con Carmela Suriano, direttore di Nova Siri Genetics.

Pattuelli - I dati evidenziano come le superfici di fragole in Italia sono tendenzialmente stabili, a differenza di altre colture in netta contrazione. Tuttavia, i produttori lamentano diverse criticità a partire dal cambiamento climatico fino ad arrivare alle fitopatie, che mettono a rischio la produttività di questa coltura. Che risposte può dare il miglioramento genetico?
Suriano - Il tema è senza ombra di dubbio di enorme rilevanza e di grande complessità allo stesso tempo. Lo scenario emerso dall’analisi dei trend produttivi dei principali areali del bacino del Mediterraneo evidenzia che la resa per ettaro in Italia è fra le più basse. Ciò è la conseguenza più fattori, come l’andamento climatico sfavorevole e la stanchezza dei terreni, a cui si aggiunge la normativa europea sempre più stringente in tema di utilizzo di prodotti fitoiatrici per la coltura della fragola. In questo contesto, il carattere della “rusticità”, che identifica una pianta naturalmente resiliente ai fattori di stress ambientali e non, è in cima alle nostre priorità durante il processo di selezione di una nuova varietà. L’intento è quello di raggiungere il miglior equilibrio possibile fra qualità dei frutti, resilienza della pianta e produttività, senza dimenticare la precocità, visto l’areale in cui operiamo.

Pattuelli - Una sfida senza dubbio complicata. A tal proposito l’introduzione delle TEA potrebbe essere d’aiuto?
Suriano - A nostro avviso, l’introduzione delle TEA può sicuramente essere di supporto ai metodi classici di miglioramento genetico, tanto più nel caso della fragola, in cui potrebbe ridurre i tempi di ricerca che attualmente vanno dai 6 agli 8 anni. Certamente rappresenterebbe un passo avanti notevole, soprattutto se si considera che l’Europa è l’unica area a livello globale in cui non è ancora consentita la commercializzazione di materiale vivaistico ottenuto con questa tecnologia. Ritengo che sia necessaria un’apertura in questo senso, poiché rappresenterebbe un’importante opportunità per i produttori europei di competere alla pari con il resto del mondo in cui le varietà ottenute tramite queste biotecnologie sono già da tempo utilizzate a livello commerciale. 

Pattuelli - Lo sviluppo della coltivazione in fuori suolo potrebbe essere una strada per migliorare la competitività dei fragolicoltori italiani?
Suriano - Nei prossimi anni avremo sempre più bisogno di varietà performanti, in grado di portare a ottimi risultati in termini di sostenibilità economica e ambientale, anche grazie a nuove tecniche produttive. Quella del fuori suolo è una tecnica di coltivazione nota oramai da 30 anni e che ha un grande potenziale di crescita in determinati contesti, considerata la gestione equilibrata della risorsa idrica e dei nutrienti per le piante che ne consegue. 
Dall’altro lato, però, per ottenere buoni risultati sono necessari investimenti e figure altamente professionali coinvolte nella gestione.
NSG ha dedicato un campo sperimentale in fuori suolo, all’interno del suo centro di ricerca di Policoro, per valutare l’adattamento delle nuove cultivar a questa tecnica, insieme alla natura del substrato, che è di fondamentale importanza per questa tipologia di impianti.

Pattuelli - Sviluppare una varietà richiede, tempo, investimenti e grande professionalità. Va da sé, che la sua valorizzazione una volta lanciata sul mercato è fondamentale per ripagare gli sforzi profusi. A tal proposito state valutando forme di collaborazione più strette con i produttori?
Suriano - Abbiamo già da anni dei rapporti consolidati con gruppi di produttori di primaria importanza sia a livello italiano che internazionale, tant’è che abbiamo creato il progetto NSG Network, che è un modo per migliorare la collaborazione fra i diversi player della filiera.
Non escludiamo la possibilità futura di sperimentare nuove forme di partnership per la gestione e l’immissione dul mercato di varietà che possano apportare vantaggi competitivi ai produttori nei diversi segmenti di mercato e in diversi Paesi. L’intento è quello di soddisfare le esigenze della produzione e soprattutto del mercato a livello globale, con tutte le differenti esigenze provenienti dai diversi Paesi. Si tratta sicuramente di un obiettivo ambizioso, ma che pensiamo di poter raggiungere senza remore perché abbiamo tutta l’expertise necessaria per affiancare i produttori per consentire loro di competere con profitto sui mercati.