Pere: nell’emisfero Sud i conti tornano

Le stime di produzione rilasciate dall'Usda mostrano un incremento del 2%

Pere: nell’emisfero Sud i conti tornano

La produzione di pere nei principali Paesi dell’Emisfero Sud – Argentina, Sudafrica e Cile – è prevista in lieve crescita rispetto allo scorso anno di circa 2 punti percentuali, per un valore aggregato superiore a 1,3 milioni di tonnellate. È quanto emerge da un recente report Fas (il servizio agricolo delle analisi estere statunitense) pubblicato dallo Usda, il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti. 

Si prevede che la produzione argentina di pere aumenterà per il secondo anno consecutivo di circa 23.000 tonnellate, giungendo così a 625.000 tonnellate complessive, facendo diventare il 2023-24 una delle stagioni più produttive dell’ultimo quinquennio. Un balzo in avanti favorito dalle condizioni meteo particolarmente favorevoli durante il periodo primaverile. Per quanto riguarda le esportazioni, dovrebbero valere poco più di 320.000 tonnellate, anch’esse in crescita, poiché si prevede un mercato europeo più ricettivo a causa della ben nota carenza dell’offerta. Tuttavia, non è tutto rose e fiori: i coltivatori sono messi sotto pressione dall’aumento dei costi di produzione e dall’invecchiamento della forza lavoro, che non trova ricambio generazionale, il che crea una carenza di lavoratori qualificati per le operazioni di produzione. 

In Sud Africa si prevede una leggera ripresa rispetto ai danni causati dalla grandine dello scorso anno, con una crescita stimata di circa 10.000 tonnellate, per un complessivo di circa 500.000 tonnellate. Anche in questo caso le condizioni meteo sono state favorevoli e fino ad ora hanno permesso un normale decorso vegeto-produttivo. Per l’export, al pari dell’Argentina, si prevede un incremento delle spedizioni di quasi 40 mila tonnellate, giungendo così a 280 mila tonnellate, grazie alla probabile maggior richiesta del Vecchio Continente. In termini di superfici, i trend sono in crescita, ma a un ritmo molto lento. Infatti, l’aumento dei costi di produzione e le incertezze sul futuro dell’industria di trasformazione crea preoccupazione fra i pericoltori. 

Il report si conclude con le stime per la produzione cilena, che vedono una contrazione rispetto allo scorso anno di circa 10.000 tonnellate, per un totale di circa 200 mila tonnellate. Le esportazioni sono previste anch’esse in calo di circa 5.000 tonnellate arrivando ad una quota di poco più di 100 mila tonnellate. Il calo dei volumi è determinato da una diminuzione delle stesse proporzioni a livello di superfici, motivato dal maggior appeal di altre colture frutticole come ciliegie, uva da tavola e mirtilli.

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