Verdure non più nutritive come un tempo. Dal Texas dati allarmanti

Grave perdita di nutrienti anche a causa del cambiamento climatico

Verdure non più nutritive come un tempo. Dal Texas dati allarmanti

Nel 2004, Donald Davis e altri scienziati dell’Università del Texas hanno fatto una scoperta allarmante - come si legge su Theguardian.com - 43 alimenti, soprattutto verdure, hanno mostrato una marcata diminuzione dei nutrienti tra la metà e la fine del XX secolo. Secondo i ricercatori: il contenuto di calcio nei fagiolini è crollato da 65 a 37 mg, negli asparagi un calo di quasi la metà della vitamina A e i broccoli mostravano percentuali più basse di ferro. Tra le cause di questo calo dei valori nutrizionali dell’ortofrutta c’è il cambiamento climatico che influisce negativamente sull’assorbimento dei nutrienti da parte dei vegetali. 
Prateek Uniyal, responsabile del programma presso l’ International Food Policy Research Institute (IFPRI), ha spiegato che “a causa del cambiamento climatico, il ferro e lo zinco nel terreno sono diminuiti del 30-40% a causa di piogge eccessive, sbalzi termici e dei danni fisici”.

Da ciò nasce la volontà di sviluppare nuove strategie per migliorare il valore nutrizionale delle verdure: tra queste si parla di biofortificazione, una strategia per reintegrare i nutrienti perduti o quelli che gli alimenti non avevano mai avuto. La biofortificazione immette i nutrienti direttamente nel seme, al contrario della fortificazione, che aggiunge nutrienti al cibo una volta cresciuto. Sulla scena globale, l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), il Gruppo consultivo sulla ricerca agricola internazionale (CGIAR) e altre organizzazioni no profit hanno considerato lo sviluppo di colture biofortificate, arricchite di nutrienti, come uno dei loro obiettivi principali nel raggiungimento della sicurezza alimentare.

HarvestPlus (organizzazione dell'IFPRI) vede la selezione vegetale come il modo più sostenibile di biofortificazione e basa quindii suiìoi studi sui geni delle piante esistenti. L’organizzazione lavora esclusivamente con colture di base e le sta sviluppando per inglobare quantità maggiori di vitamina A, ferro e zinco, tre micronutrienti identificati dall’OMS come i più carenti nelle diete a livello globale. Questo approccio significa che in luoghi come il Pakistan, dove le diete sono ricche di grano, il rafforzamento di quel grano potrebbe comportare un cambiamento a livello di popolazione. HarvestPlus ha già lanciato sul mercato 400 varietà di colture di base; nessuno di loro è brevettata.

Ma ci sono altre preoccupazioni , soprattutto riguardo al fatto che i nutrienti vengano persi su una scala più ampia di quella che la biofortificazione può sostituire.
Davis, che ha condotto lo studio originale per l’Università del Texas, dove ha dimostrato la diminuzione del valore nutritivo nelle colture, ha affermato: “Un limite della biofortificazione è che si concentra su uno o forse due nutrienti per pianta, mentre il declino dei nutrienti tende a influenzare molti più nutrienti contemporaneamente”.

E poi c'è l'ostacolo dell'accessibilità: manca infatti un approvvigionamento consistente di semi biofortificati. HarvestPlus, infine, sta lavorando perché i suoi semi biofortificati costino meno dei semi tradizionali. Ad esempio, l’India ha collaborato con HarvestPlus per rendere disponibile cibo bioarricchito per i bambini, in un paese con un alto tasso di malnutrizione che ostacola la crescita dei giovani.

Il modello di partenariato governativo potrebbe ripagare nei paesi a reddito medio-basso, dove la malnutrizione è comune e le aziende lavorano direttamente con i piccoli agricoltori coltivando varietà biofortificate, piuttosto che su scala industriale, perché la fornitura di sementi non può ancora raggiungere quel volume.