Arance di Sicilia, il calibro zavorra i prezzi. Argentati: sensibilizzare il consumatore

«Nella piattaforme della Gdo a 50 centesimi il chilo, urge campagna di comunicazione»

Arance di Sicilia, il calibro zavorra i prezzi. Argentati: sensibilizzare il consumatore
La campagna della arance siciliane, caratterizzate in questa stagione da un calibro medio-piccolo finora poco gratificato dal mercato, ha bisogno di slancio per non rischiare di chiudere con un bilancio pesante; ecco allora che la presidente del Distretto Produttivo degli Agrumi di Sicilia, Federica Argentati, propone di raggiungere il consumatore con una campagna di comunicazione ad hoc che spieghi come il prodotto sia comunque di qualità elevata, “certificato” e in grado di soddisfare pienamente le aspettative di chi lo acquista.

“In questi giorni  - spiega Argentati - le arance approdano nelle piattaforme della Gdo a 50-55 centesimi il chilo franco arrivo: un prezzo fuori da ogni logica, che non remunera il produttore e non gli consente di investire sull’attività e sulla qualità. Così non si va da nessuna parte e non si costruisce il futuro; bisogna far capire alla filiera e soprattutto all’acquirente finale che si tratta di agrumi perfetti per il consumo fresco e per le spremute, coltivati con la stessa cura, oltre che con gli stessi costi, delle arance dal calibro maggiore. Va fatto passare il messaggio che il calibro piccolo non rappresenta un limite, anzi. Anche perché stiamo parlando di prodotti dell’agricoltura, non di bulloni…”.  



La responsabile del Distretto è convinta sia il momento giusto per sensibilizzare un consumatore sempre più attento e consapevole. E per cercare di concretizzare celermente l’idea, punta a coinvolgere  le istituzioni - in primis assessorato all’agricoltura regionale e Mipaaf - ma anche le imprese del territorio.

“Ci sono produttori - aggiunge Argentanti - che tengono in considerazione e commercializzano solo i calibri più grandi. C’è chi confida nella trasformazione industriale, che tuttavia non può certo assorbire i volumi ingenti di arance piccole presenti sulle piante e va vista come soluzione estrema: dobbiamo puntare sul mercato”. 

“Certo - prosegue la presidente del Distretto - non va trascurato il fatto che la Sicilia, principale regione agrumetata d’Italia, soffra in modo particolare condizioni sfavorevoli legate agli elevati costi: del lavoro, della logistici, di filiera. I competitor giocano con regole diverse. Servirebbe dunque maggiore attenzione da parte della politica: si vuole o no far ripartire l’Italia? Si vuole o no rilanciare il Sud? Gli agrumi sono un’eccellenza italiana, non dimentichiamolo”. 

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