Pesche e nettarine, tornano i mali strutturali

Nemmeno i volumi nella norma tengono su i prezzi. E' il sistema che non va

Pesche e nettarine, tornano i mali strutturali
Ci risiamo. E anche in anticipo rispetto agli altri anni. Oltre che contro le rosee aspettative di una campagna senza eccedenze di offerta. Parliamo del consueto appuntamento con la crisi dei prezzi di pesche (soprattutto) e nettarine.

Per fare un esempio, nelle piattaforme tedesche i cestini di pesche di calibro A sono prezzati a 0,85-0,90 euro contro gli 1,20 delle nettarine.
Non si possono nemmeno incolpare i nostri principali competitor, gli spagnoli, alle prese con gli stessi problemi. Mentre le pesche francesi, considerate all’estero il top di gamma, non sono ancora sugli scaffali.
Quindi? Secondo gli operatori il consumo non è ancora partito, soprattutto perché il prodotto non è buonissimo, ma ancora 1-2 gradi Brix sotto i 12 considerati il minimo accettabile. Qualcuno inizia a tirare in ballo i vivaisti, che dovrebbero essere i primi al fianco dei produttori nella scelta varietale, ma anche i magazzini - forse - dovrebbero selezionare meglio i frutti ed evitare di mettere nei cestini il calibro B.

E ancora. Siamo sicuri che GlobalGap sia sinonimo di qualità, o è semplice carta che serve a riempire le scrivanie? Perché qui abbiamo a che fare con prodotti sempre più certificati e garantiti ma, alla fine, sempre meno saporiti.

Come se non bastasse, dalla settimana prossima dovrebbero partire anche gli areali del Nord, con i volumi veri.
Il dubbio nasce spontaneo: se l’ovetto di cioccolato più conosciuto dai bambini, e sempre uguale a se stesso, continua a essere acquistato senza bisogno di promozioni mentre le pesche si comprano sempre meno, stiamo sbagliando qualcosa?

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