Materie prime e logistica, i rincari continueranno a lungo

Uno sguardo alle prospettive. La parola a Graziani Packaging, Infia, Dcs Tramaco e Unitec

Materie prime e logistica, i rincari continueranno a lungo
Da almeno 6 mesi a questa parte, le aziende italiane di packaging, trasporti, macchinari e tecnologie per ortofrutta stanno soffrendo un aumento spropositato dei prezzi delle materie prime ma anche forti ritardi nelle consegne. Una situazione legata al contesto geopolitico globale. Quali sensazioni stanno vivendo le imprese, quali prospettive ci sono per i prossimi mesi e che tipo di strategie si possono seguire per affrontare i rincari? Tre domande a cui hanno ampiamente risposto Graziani Packaging, Infia, Dcs Tramaco e Unitec durante il webinar online “Prezzi delle materie prime: rincari e conseguenze sul comparto agroalimentare”, organizzato dal Cso Italy. 

Graziani: danni gravi e margini bruciati, abbiamo paura di restare senza materiali
“In qualità di realtà che lavora materie plastiche e in particolare cartarie, la nostra azienda è la prima vittima di filiera di quello che sta succedendo nel mondo - ha dichiarato Roberto Graziani, titolare della Graziani Packaging - L’Ue, a mio modo di vedere, ha per troppo tempo trascurato il problema dei rincari, scoppiato all’inizio del 2021, con le prime avvisaglie che però si sono presentate già alla fine del 2020. Il mondo oggi viaggia a tre velocità molto differenti fra loro: la Cina cresce a un ritmo del 9%; gli Usa crescono del 6%, mentre l’Europa, fino a un mese fa, è praticamente rimasta ferma al palo e dovrebbe raggiungere l’obiettivo del 4-5% entro la fine dell’anno. Noi europei e italiani, in questi primi sei mesi dell’anno, abbiamo pagato e stiamo pagando le materie prime e una serie di altri costi come se stessimo viaggiando alla velocità della Cina. Questo per noi è un danno molto grave, dal punto di vista economico, che innervosisce i mercati ed i rapporti con fornitori di materie prime e clienti”.

“La Cina ha portato avanti una politica molto avveduta negli ultimi sei mesi e anche prima, facendo acquisti di massa di tantissime tipologie di materiali. Questo ha fatto sì che i mercati iniziassero a lievitare ed i cinesi si trovassero al loro interno con costi mediamente molto di più bassi. Di conseguenza, noi europei ci troviamo da una parte senza disponibilità e senza scorte e, dall’altra, con margini completamente bruciati. Le trattative commerciali si sono spostate dai fattori tradizionali – qualità, servizio e prezzo – al fattore della disponibilità. Per chi, come nel nostro caso, importa materie prime cartacee e plastiche dall’estero, non c’è più la possibilità di discussione nelle trattative commerciali. Siamo arrivati al punto di discutere solamente la disponibilità dei materiali. Stiamo chiedendo ai nostri fornitori di anticipare i tempi, non tanto perché siamo presi dall’urgenza di avere le forniture, ma più che altro per la paura di restare senza materia prima da lavorare all’interno dei nostri impianti”.


Roberto Graziani

La ripresa economica dell'Ue porterà nuovi rischi 
“Non ho dubbi sul fatto che ci sia una ripresa economica in Europa, ma ci sono anche rischi importanti per il futuro – ha concluso Graziani - Prima di tutto abbiamo una logistica mondiale in mano a pochissimi attori non europei. Poi c’è il fuoco della speculazione alimentata da una domanda consistente. Tant’è anche i grandi fondi finanziari, negli ultimi mesi, hanno messo le mani sulle materie prime di vario genere (metalli e non) proprio perché avevano capito che ci si stava avviando verso un periodo di forte possibilità speculativa. Un altro grave problema è l’inflazione: altre aree del mondo hanno raggiunto livelli attorno al 4-5%; secondo me in Europa non possiamo stare molto tranquilli di rimanere attorno a un 2%, anche perché, se andiamo a guardare i prezzi, si può notare che i beni strumentali, intermedi e le energie hanno avuto grandi movimenti negli ultimi mesi, mentre i beni finali di consumo sono rimasti fermi quasi al palo. A mio parere è impossibile che ciò continui ad accadere. Mi aspetto quindi l’arrivo di un’onda alta in autunno. E’ impensabile che il settore industriale e manifatturiero possano continuare ad assorbire questi aumenti vertiginosi dei costi, che resteranno almeno per altri 6 o 12 mesi”.

Per il packaging ci saranno comunque nuove opportunità da cogliere
Nel suo intervento Riccardo Zoffoli, quality & project manager di Infia, ha precisato che “il costo della materia prima impatta per il 50% dei nostri costi di trasformazione delle plastiche. Negli ultimi mesi abbiamo visto un rincaro del 100% della materia prima vergine e un aumento del 120% della materia prima riciclata. Lo spread di prezzo tra materie vergini e riciclate ci accompagnerà a lungo ed è possibile che sarà una dinamica strutturale in futuro. Parole come contenuto di riciclato, riciclabilità, sostenibilità, misurazione dei livelli di Co2 saranno sempre più argomenti rilevanti. Visto che la situazione di medio-termine sui prezzi è complessa, occorre mantenere ben chiara una visione su un orizzonte lungo delle tematiche di sostenibilità e delle opportunità che arriveranno con gli investimenti futuri del Green New Deal e del Pnrr nazionale”.


Il moderatore dell'incontro Paolo Bruni, presidente di Cso Italy, con Riccardo Zoffoli (a destra)

Traffici via mare, cosa è successo dallo scoppio del coronovirus ad oggi
Riccardo Martini, amministratore delegato della Dcs Tramaco, ha offerto invece una panoramica puntuale riguardante l'evoluzione dei traffici marittimi nell'ultimo anno e mezzo. "Quando è iniziata la pandemia a Wuhan, c’è stata la paralisi di moltissimi importanti porti cinesi che ha comportato il fermo di oltre 20mila container reefer. Il virus si è propagato nel resto del mondo e ci sono stati lockdown generalizzati ovunque. Ciò ha creato un crollo mondiale della produzione industriale e quindi dell’export. Ovviamente, la mancanza di carico da esportare ha fatto sì che ci fosse meno richiesta di trasporto con le compagnie di navigazione che, per cercare di ridurre i danni, hanno ridotto il naviglio o restituendo navi portacontainer prese a noleggio oppure mettendole in disarmo. Sono stati quindi introdotti i cosiddetti Blank Sailing (i carrier marittimi hanno tolto una partenza al mese, ndr). A mio parere, in questo periodo, c’è stato un errore di prospettiva della Comunità Europea, che ha permesso alle compagnie di navigazione per 4 anni di dividersi i carichi sulle rotte mondiali senza che ci sia il rischio incorrere in accuse di cartello da parte dell’Antitrust”.


Riccardo Martini

Dall’inizio del 2021, poi, “si è verificata una fortissima ripresa mondiale, con la conseguenza di una crescita esponenziale di container sulle principali rotte dall’Asia agli Usa e dall’Asia all’Europa – ha rilevato Martini – Il traffico oggi è sbilanciato per il ritardo della ripresa della produzione industriale di alcune nazioni degli Usa e dell’Europa e si riscontra un accumulo enorme di container vuoti in Nord America ed Europa che non torna in Far East. Il blocco del canale di Suez prima e il nuovo lockdown nel principale porto cinese di Yantian, che ora prevede 16 giorni di attesa per l’entrata, hanno peggiorato la situazione. Oggi ci sono ritardi nei principali porti mondiali del mondo che alterano la regolarità dei servizi marittimi. Le compagnie stanno nuovamente ricorrendo ai Blank Sailing, ma in questo caso per via dell’eccesso di carico che congestiona i porti. La domanda di container e spazi navi superiore all’offerta ha quindi causato un aumento vertiginoso dei noli, ed i trader e gli importatori sono intrappolati tra i prezzi fissi concordati con la grande distribuzione ed aumenti del 1000% dell’incidenza del trasporto sul prodotto rivenduto”.

L'impatto diretto sul commercio ortofrutticolo oltremare
“Quali sono le conseguenze dei traffici refrigerati per ortofrutta? La mancanza di vuoti e di spazi navi, transit time più lunghi, partenze irregolari, Blank Sailing ed aumento dei noli vertiginoso. Il paradosso è che a fronte di servizi marittimi molto meno efficienti, si pagano noli molto più alti. Gli analisti vedono il trend attuale almeno fino a fine anno – ha concluso – Il noleggio di navi reefer a viaggio sta tornando di moda per tamponare la situazione: in questo momento, infatti, multinazionali come Zespri e i distretti agrumicoli di Argentina e Sudafrica stanno affidando oltre la metà della loro produzione estiva a navi reefer per garantire le consegne ai propri clienti. L’Italia non dispone di produzioni ortofrutticole di massa per accedere facilmente al naviglio reefer tradizionale, quindi le prossime stagioni di export di mele e kiwi italiani incontreranno sicuramente difficoltà e costi più alti”.


Tabella - L'aumento dei noli per l'uva da tavola che l'Italia sta esportando (Fonte: Dcs Tramaco) 

La ricetta di Unitec: dinamismo e robotica
Per Angelo Benedetti, patron del Gruppo Unitec è fondamentale che le aziende siano dinamiche e reattive nella interpretazione di nuove strategie. “Noi abbiamo avuto ritardi di 6 settimane nello sdoganare un carico di tecnologie sul mercato Usa. Siamo stati reattivi per risolvere questo problema e, alla fine, abbiamo consegnato i macchinari nei tempi facendo tre turni di lavoro. Stiamo iniziando a fare questo anche a livello produttivo. Perché non avendo materiale disponibile, anche i tempi di produzione aumentano”. 

“I costi sono indubbiamente più alti rispetto al 2020, ma non faremo aumenti di listino dei prezzi per le nostre tecnologie – ha specificato – In futuro cercheremo di portare sempre più benefici ai nostri clienti e potenziali clienti, per aiutarli a risparmiare costi di lavorazione. L’innovazione è per noi un elemento fondamentale per contrastare un mondo che, dopo il Covid, è cambiato radicalmente. Al prossimo Macfrut faremo una esposizione legata alla robotica, e abbiamo programmato un investimento di 15 milioni di euro per aprire presso l’azienda un Centro di ricerca e sviluppo, dove ci sarà anche un Corso di Laurea in meccatronica”.


 Angelo Benedetti (a destra) con Paolo Bruni

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