Antinori, un'ispirazione per l'ortofrutta

L'ad Cotarella: «La bellezza è ciò che ci porta a pagare di più»

Antinori, un'ispirazione per l'ortofrutta
Se Apot cala le 3 A - "Api, Agricoltura e Ambiente. Tre priorità nelle sfide sul clima", questo il titolo del convegno di ieri al Teatro sociale di Trento organizzato nell'ambito del Progetto Trentino Frutticolo Sostenibile - Renzo Cotarella rilancia con le 3 P: persone, pianeta, profitto. L'agronomo ed eonologo, dal 2005 amministratore delegato delle Cantine Marchesi Antinori, è stato intervistato da Roberto Della Casa (docente dell'Università di Bologna e responsabile scientifio di Agroter): un confronto appassionato che dalla storia della famiglia Antinori, impegnata da più di seicento anni nella produzione del vino, ha toccato strategia, visione imprenditoriale, concezione della sostenibilità fino ad arrivare alla promozione e valorizzazione del prodotto. E dal mondo del vino, dall'esperienza di Antinori, l'ortofrutta può trarre ispirazione.

"Antinori è un'azienda sempre curiosa - la premessa del suo ad - E' curiosa di capire il perché una zona ha successo e investe anche per passione, per la conoscenza. Siamo un'azienda familiare che ha come obiettivo quello di tramandare l'azienda alla generazione successiva. La famiglia è un driver importante, ma la forza arriva dai collaboratori, che devono sentirsi parte dell'azienda. Noi facciamo proprio questo: per noi è un bene che i figli dei nostri collaboratori continuino a lavorare in azienda, questo consente ai genitori di sentire loro l'azienda stessa. Il mantenimento di generazioni di collaboratori è calato in una logica imprenditoriale proiettata alla bellezza, alla qualità, alla comunicazione emozionale dei luoghi dei nostri vigneti, alle interazioni con il territorio. Gran parte del valore del vino è emozionale, quindi legato anche al territorio dove viene realizzato: per questo il territorio deve far parte della comunicazione. E se il territorio dà tanto all'azienda, l'azienda deve lasciare tanto al territorio: è una comunione voluta".



La sostenibilità è il tema del momento, nell'agroalimentare e non solo. Ma cosa vuol dire sostenibilità per Antinori? "Si può riassumere in tre driver: persone, pianeta e profitto - risponde Cotarella - Bisogna avere rispetto per le persone, fare in modo che si sentano coinvolte in un processo sostenibile; ma l'azienda deve fare profitti, altrimenti non può crescere e poi avere cura del pianeta: per vare un mestiere come il nostro è fondamentale che il territorio sia preservato".

Per un'azienda è importante comunicare anche attraverso dei simboli: la cantina Antinori nel Chianti Classico, progettata dall'architetto Marco Casamonti, ne è un esempio: una struttura ipogea, quasi invisibile dall'esterno, realizzata con pochi materiali - cemento, ferro, legno, vetro e cotto fiorentino - capace di rappresentare la storia del vino e la mentalità degli Antinori. Oppure il Tignanello, che ha caratterizzato il rinascimento del vino italiano.



"Il vino ha un valore edonistico, la qualità è evidente che ci deve essere, ma da sola non basta - osserva l'amministratore delegato delle Cantine Marchesi Antinori - occorre infatti che ci sia anche qualche cosa fuori: il territorio, elemento unico. La bellezza è centrale, è quello che ci porta a pagare un prodotto di più, è l'attrazione che fa perdere il senso della realtà: la bellezza è il modo in cui le persone si pongono, l'autenticità, l'unicità, la confezione, il territorio, l'ambiente... Far apprezzare la bellezza del territorio assieme alla grandezza del prodotto - conclude Renzo Cotarella - è l'unica strada possibile".

E se vale per il vino può valere anche per le mele e tutta l'ortofrutta.

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