Unes gioca la carta dell'isola a residuo zero

E Luca Cardamone annuncia: «Presto una referenza Mdd. Ottimi risultati»

Unes gioca la carta dell'isola a residuo zero
Il residuo zero acquista sempre più interesse agli occhi dei consumatori, che lo vedono come l’anticamera dell’entrata nel mondo biologico. In certi casi la Gdo cerca di valorizzare al meglio questa attraente proposta. È il caso della catena Unes, che un anno fa ha iniziato a sperimentare un’intera isola dedicata al residuo zero nel reparto ortofrutta e non se n’è certo pentita.

Luca Cardamone, buyer category manager frutta e verdura di Unes, perché questa decisione?
Unes dedica particolare attenzione al reparto ortofrutta e compiere in esso sperimentazioni è uno dei fattori più importanti. L’anno scorso abbiamo deciso di provare a scommettere sulla categoria a residuo zero partendo da un punto vendita test nel quale è stato dedicato uno spazio importante a questa tipologia di offerta. Abbiamo capito che inserire qualche referenza non bastava, dovevamo dargli la giusta importanza creando un comparto identificato ed identificabile come nel biologico. 



Che riscontro avete avuto?
Abbiamo scelto di implementare l’offerta anche in altri punti vendita, perché i clienti hanno risposto con entusiasmo. La proposta naturalmente per motivi di spazio non riguarda nella stessa misura tutte le superfici. Presso i negozi più grandi abbiamo allestito un’isola dedicata, in altri abbiamo inserito un pool di articoli selezionati.

Perché secondo lei c’è un buon riscontro?
Il cliente sta andando alla ricerca di prodotti provenienti da filiera controllata dall’inizio alla fine. Una tendenza avviata già prima del 2020, ma che con la pandemia ha avuto una importante accelerazione.

Quante e quali referenze proponete?
Su base annua riusciamo a garantire 30 referenze proponendo un assortimento che spazia fra pomodori, uva, patate, carote, cipolle, mirtilli e IV gamma con la lattuga Iceberg. Tra queste il mirtillo è il prodotto più performante. È proprio grazie al suo trend in crescita che abbiamo deciso di puntare molto sul residuo zero. Un altro articolo molto venduto è il pomodoro, specialmente il datterino rosso.



Pensate a referenze a residuo zero anche per la vostra Mdd?
Sì, stiamo lavorando per uscire a breve con il marchio il Viaggiator Goloso®. Per il momento inizieremo con una sola referenza. Una volta analizzate performance e predisposizione del cliente, procederemo verosimilmente con ampliamento della gamma inserendo altre tipologie di prodotto.

Il residuo zero rischia di cannibalizzare il biologico?
No, non abbiamo notato una diminuzione di vendite del bio. Definirei il rapporto paritario, pur considerando il fatto che il biologico ormai rientra da anni nelle scelte di consumo dei nostri clienti mentre il residuo zero è relativamente una novità, quindi consideriamo un vero successo il fatto che le quote di mercato siano pressoché alla pari.

Come si possono comunicare gli sforzi sulla sostenibilità?
È difficile comunicare in ortofrutta, ma un pack compostabile fa sempre la differenza ed è anche quello che ci chiede il cliente. Nel punto vendita abbiamo puntato sulla cartellonistica, esattamente come per il biologico e il km zero. Per il resto, il residuo zero non necessita di grandi presentazioni, perché i consumatori al giorno d’oggi sono molto attenti e imparano in fretta.

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