Il melone toscano paga lo scotto dell'impennata dei costi

Dopo un 2021 positivo, adesso una perdita del 20% di superficie

Il melone toscano paga lo scotto dell'impennata dei costi
L’impennata dei costi di produzione compromette anche la produzione dei meloni in Toscana, un campo di meloni su cinque non entra in produzione a causa dell’aumento dei costi che spinge i produttori ad investire sino al 50% in più. Dunque, il risultato del binomio rincari e scarsi compensi riconosciuti agli agricoltori ha tagliato le superfici di un frutto molto apprezzato in stagione e uno dei più remunerativi. 
A denunciarlo è Coldiretti Toscana che stima una riduzione di almeno il 20% delle superfici coltivate tra serra e campo aperto. 



“Oggi un’impresa orto florovivaistica spende mediamente fino al 67% in più per produrre gli stessi prodotti a causa del costante aumento dei costi dei principali fattori produttivi come sementi, piantine, gasolio, cassette, concimi ma senza ottenere di contro nessun adeguamento per i maggiori costi sostenuti da parte della distribuzione organizzata. Più di un’azienda su dieci ha i conti in rosso, sta lavorando in perdita e rischia la serrata - analizza Fabrizio Filippi, presidente Coldiretti Toscana - Lo tsunami di rincari ha costretto i produttori di meloni a ridurre le superfici rinunciando a parte di una coltivazione importante per la nostra regione che è riuscita in questi anni a mantenere quote di mercato nonostante la grande concorrenza interna ed estera. Produrre il melone toscano, che è tra i più apprezzati per qualità, quest’anno costerà tra il 30% ed il 40% in più: un aumento esponenziale e senza precedenti che costringe le aziende a margini ridottissimi se non addirittura a lavorare in perdita”.



Esigenze

Il melone è una coltura che ha delle esigenze colturali non indifferenti, richiede un terreno molto ricco di sostanze nutritive e sostanza organica, dosi pari a 4-5 kg per metro quadro di coltivazione. Nello specifico esige elevate quantità di potassio per determinarne il sapore zuccherino che influenza il valore commerciale e vuole un apporto idrico elevato essendo una coltura costituita per il 90% da acqua. Anche la lotta agli insetti non è secondaria, soprattutto per l’afide delle cucurbitacee (Aphis gossypii), che colonizza le cucurbitacee causando ingiallimento e deperimento delle parti epigee e veicola il CMV virus del mosaico del cetriolo
La coltivazione del melone richiede degli investimenti ingenti, che in questo periodo di aumento dei costi ha messo spalle al muro i produttori toscani che, loro malgrado, hanno deciso di ridurre le superfici.

Un vero peccato, visto che nel 2021 le superfici destinate a melone in Toscana sono tornate a crescere (+ 10%), 534 ettari complessivi e così la produzione raccolta con quasi 134 mila tonnellate (+12%). L’80% delle superfici sono concentrate tra Livorno con 270 ettari e Grosseto con 184 ettari; analogo il dato per la quantità di meloni raccolti.

Cosa si può fare

Per combattere la speculazione sui prezzi con una più equa distribuzione del valore lungo la filiera tutelando così i redditi degli agricoltori e dei consumatori è stato pubblicato dal Governo il bando sui contratti di filiera.  Le domande di accesso alle agevolazioni si possono presentare entro 90 giorni a partire dal 23 maggio 2022. I beneficiari del finanziamento sono le imprese che concorrono direttamente alla produzione, raccolta, trasformazione e commercializzazione di prodotti agricoli e agroalimentari e le imprese che forniscono servizi e mezzi di produzione. Si tratta di un altro risultato della mobilitazione ottenuto da Coldiretti. “Lo strumenti dei contratti di filiera punta – spiega ancora Filippi – a rafforzare i rapporti tra agricoltori e trasformatori per il vero Made in Italy con un budget da 1,2 miliardi che premia le imprese che hanno sottoscritto un accordo di filiera. Sono un tassello in più per l’equa distribuzione del valore lungo la filiera e per salvaguardare il reddito degli agricoltori dalle pratiche sleali”.

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