Angurie a rischio, al sud la produzione può crollare del 70%

Il produttore Spronati: «Tra un mese al via i primi trapianti ma la siccità ci mette alle strette»

Angurie a rischio, al sud la produzione può crollare del 70%

Produzioni attuali a rischio a causa della siccità, agrumi e carciofi in testa (clicca qui per approfondire) e il proseguo della stagione non sembra riservare orizzonti positivi. Infatti, i produttori temono anche per la campagna delle angurie. Tra circa un mese dovrebbero iniziare i primi trapianti ma, a causa della carenza d’acqua, le aziende stanno valutando di ridurre i trapianti. 

Vincenzo Spronati, co-titolare dell’azienda pugliese CIDA di Castellaneta (TA), che coltiva angurie negli areali pugliesi di Nardò e Castellaneta e in quelli siciliani di Pachino e Ispica, spiega a IFN i rischi per la stagione. “La programmazione dei trapianti l’abbiamo fatta tra novembre e dicembre e non ci saremmo aspettati di trovarci in una situazione così difficile. Le risorse idriche sono centellinate e c’è il rischio di non poter rispondere alle esigenze delle piante. Per sicurezza si cerca di trapiantare meno per ridurre il rischio di dovere lasciare senz’acqua i campi. Ma un altro scenario da scongiurare è quello dell’anno scorso, dove in piena fioritura le piogge torrenziali hanno causato danni ingenti. Purtroppo, si passa da un estremo a un altro e fare programmazione è sempre più complesso”.

Dello stesso parere l’imprenditore siciliano Enzo Rametta, che a CataniaToday dichiara: “lo scenario attuale ci preoccupa moltissimo; non possiamo pensare di coltivare a pieno regime senz’acqua, si rischia di investire inutilmente. Nella Piana di Catania dovremmo iniziare a mettere a dimora da metà marzo, in modo da poter sfruttare un terreno ancora umido e fresco ma in questo momento, in piena crisi idrica, è un rischio pensare di poter fare una produzione regolare. Così, è necessario prendere decisioni drastiche e restringere le coltivazioni al 30 per cento (- 70 per cento rispetto al 2023), raggiungendo la produzione di circa 300 mila quintali contro il milione dello scorso anno”.