Bio, il calo dei consumi segue il convenzionale

Confronto al convegno di Made In Nature e Cso Italy

Bio, il calo dei consumi segue il convenzionale

I consumi dell’ortofrutta fresca biologica sono scesi dell’1% dal 2020 al 2021 e del -2% dal 2017 al 2021, registrano un consumo medio di 12 kg all’anno per famiglia lo scorso anno contro i 20 kg nel 2017. Il dato riflette un trend con cui fa i conti anche il prodotto convenzionale, che ha visto le vendite a volume abbassarsi del 3% nel giro di un anno e del 9% dal 2017. Cosa si può fare per invertire il dato?

 

Se ne è parlato al convegno organizzato da Made in Nature e Cso Italy “Il mercato ortofrutticolo in Italia: quale il presente e quale il futuro” a cui hanno partecipato Massimo Ceradini, amministratore di Ceradini Group, Vincenzo Finelli, direttore Orogel Fresco, e Paolo Pari, direttore di Almaverde Bio. 

Il direttore di Orogel Fresco ha analizzato la questione prendendo in considerazione diversi punti di vista. “La Gdo tutto in una volta deve fare i conti con la capacità di spesa dei consumatori, ipotizzando che i prodotti più costosi saranno quelli che saranno più sacrificati. Se così fosse il bio ci rimetterebbe, ma questa non deve essere considerato un ragionamento scontato. Un progetto come Made in Nature deve servire proprio a non favorire ulteriormente questa flessione per scardinare questo meccanismo”.
 

“Ci troviamo in una condizione di grande difficoltà anche per quanto riguarda l’esportazione – continua Vincenzo Finelli - Le normative europee e le esigenze dei clienti divergono in materia di fosfiti e infatti per questo sono stati compromessi dei mercati. Il problema non è tanto nel consumo in leggero calo, ma nel prezzo medio a kg di vendita che si abbassa mentre si alza invece l’asticella della qualità richiesta nonostante aumentino anche i costi produttivi. Made in Nature deve avere anche un altro obiettivo, ed è quello di trasferire le difficoltà alla politica”.

 

Proseguendo con i dati raccolti dal Cso, il direttore Elisa Macchi ha messo in evidenza che il consumo riguarda principalmente la frutta biologica (in calo del 6% dal 2017 al 2021) rispetto agli ortaggi. “Questi rappresentano una quota molto piccola – spiega- ma sono in costante crescita. I frutti consumati maggiormente sono mele, arance, banane (tutti all’11%), limoni (9%) e fragole (7%) stando ai dati dell’anno passato. Tra gli ortaggi troviamo patate (37%), carote (25%), pomodori (9%), cipolle (7%) e zucchine (6%)”.
 

In base alle aree in cui si acquista di più il primato c’è l’ha il nord-ovest, seguito dal sud+Sicilia, centro+Sardegna e nord est, in crescita del 9%. Facendo una analisi delle famiglie che acquistano maggiormente prodotti biologici, sul podio salgono le bicomponenti, a seguire monocomponenti e poi quelle con tre, quattro e cinque membri. “Un dato che non stupisce – commenta Macchi – mentre sorprende che siano soprattutto gli over 65 coloro che scelgono il bio quando fanno la spesa. Si tratta tra l’altro di un target in crescita del 2%. Dopo troviamo chi sta nella fascia 55-64 in calo del 21%, 45-54, 35-44 e fino a 34 anni”.

 

Massimo Ceradini dell’omonimo gruppo racconta la propria esperienza con il bio. “Lo abbiamo approcciato una decina di anni fa e non pensiamo certo di fare marcia indietro. Rappresenta uno stile di vita legato alla sostenibilità. Attraverso questo progetto credo che dovremmo far capire bene al potenziale consumatore perché dovrebbe acquistare bio e perché il prezzo è superiore, quindi metterli al corrente che le rese per ettaro sono inferiori al convenzionale”.
 

Paolo Pari, direttore di Almaverde Bio, resta ottimista. “Lo scenario non è così negativo perché bisogna considerare cos’è successo in termini di organizzazione dell’offerta. La situazione economica odierna fa soffrire il premium price. Bisogna capire se ci sono i margini per segmentare ulteriormente l’offerta. Va infatti rivisto il posizionamento del biologico in termini di offerta”.