Brassicacee, tra conferme e superfici ridotte

Il punto della situazione con l’agronomo Fabio Gravina di Valledoro

Brassicacee, tra conferme e superfici ridotte

Con il calo delle temperature le brassicacee attirano gli appetiti dei consumatori. Ma come si sta evolvendo il mercato di queste referenze in Europa? 
Il punto della situazione a IFN viene fatto da Fabio Gravina, agronomo dell’azienda agricola Valledoro di Castellaneta Marina (Taranto), specializzata con i suoi 130 ettari nella coltivazione di cavolfiori, broccoli, cavolo verza e cavolo rapa. L’azienda pugliese conferisce principalmente alla Gdo estera.

“Abbiamo ultimato da poco i trapianti di cavolfiore tardivo e cavolo verza e possiamo ritenerci soddisfatti, le ultime annate sono state positive e i consumi aumentati. I trapianti di cavolo rapa avranno inizio in questi giorni e proseguiranno fino alla seconda decade di dicembre. Il cavolfiore possiamo definirlo il nostro core business tra gli ortaggi invernali, molto richiesto all’estero, anche se il colorato viene più apprezzato tra gli scaffali italiani”.
Ancora è presto per fare previsioni sul mercato visto che si entrerà nel vivo da novembre e l’andamento climatico sarà l’ago della bilancia per dare sprint alle vendite.

Uno sguardo Oltralpe 
Valledoro presidia principalmente i mercati dell’est Europa: Germania, Austria, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria.
“Negli ultimi anni – spiega Gravina – l’interesse per le brassicacee è aumentato anche tra i consumatori più giovani. C’è molta attenzione nel pack. Principalmente si utilizzano imballaggi riutilizzabili, mentre il legno continua ad essere richiesto sempre meno. I cavolfiori vengono raccolti e lavorati in cassette da 6 o 8 pezzi, stessa lavorazione per il cavolo verza.  Il cavolo rapa invece una volta raccolto viene imballato in colli da 15 o 25 pezzi”.
 

Situazione dal campo
Le alte temperature e la siccità non hanno compresso la produzione e la qualità si presenta soddisfacente.
Come riporta Valledoro un ostacolo per le aziende è la carenza di manodopera e ovviamente il rincaro di concimi, gasolio e costi energetici che incidono sul costo di produzione, a questi si aggiungono ulteriori aumenti nei costi di trasporto già registrati da maggio di quest’anno.

La superficie destinata a cavolfiore se guardiamo il mezzogiorno d’Italia, ha subito una contrazione di circa il 20% - secondo quanto riscontrato tra le principali ditte sementiere - a causa dei costi e della mancanza di manodopera specializzata a cui gli agricoltori hanno dovuto far fronte già dalla stagione precedente. “I campi sono interamente gestiti dalla Valledoro - afferma Gravina - la coltivazione è interna, organizziamo tutto da soli usufruendo esclusivamente della nostra forza produttiva. L’obiettivo è dimostrare all'Europa che il nostro prodotto è affidabile nei sette mesi in cui è disponibile, da novembre a maggio, con tutte le garanzie opportune”.