Il meglio di IFN
Caro Renzo, sul Macfrut avevi ragione!
Paco Borras ripercorre la sua esperienza sulla fiera, confrontandola con Berlino e Madrid
Questo spagnolo che vi scrive era nel 1983 a Cesena, alla prima edizione del Macfrut. A quel tempo Fruitlogistica non esisteva, perché - tra l'altro - c'era ancora il Muro di Berlino e le aziende ortofrutticole tedesche andavano all'Anuga di Colonia. Nel 1989 cadde il muro e, pochi anni dopo, nel 1993 nacque una piccolissima fiera della frutta annessa alla Settimana Verde di Berlino, con il nome di Fruitlogistica; ero presente anche alla prima edizione di questa fiera. In soli due anni tutte le aziende ortofrutticole che partecipavano ad Anuga si trasferirono a Berlino, che si rese indipendente dalla settimana verde per diventare la grande fiera che è oggi.
Facciamo un salto in avanti, al 2008, quando a Madrid venne lanciata Fruit Attraction, che riuscì, in breve tempo, a surclassare alcune delle fiere ortofrutticole che esistevano in diverse parti della Spagna, tanto che – adesso – punta a scavalcare Berlino. Ça va sans dire, che ho partecipato anche alla prima edizione di questa nuova fiera.
Mentre Fruit Logistica e Fruit Attraction crescevano di anno in anno, Macfrut languiva a Cesena, anche a causa della stabilizzazione dell'export italiano e della comparsa sulla scena europea del Miracolo Orticolo spagnolo che, tra il 1985 e il 2020, ha moltiplicato le sue esportazioni di prodotti ortofrutticoli, superando tutte le esportazioni di Italia, Francia, Belgio, e Olanda.
Era il 2015, quando per la piccola fiera cesenate è arrivato il momento della svolta: alla Presidenza del Macfrut è subentrato quel vulcano di idee che da sempre è Renzo Piraccini. Oramai era parere diffuso fra gli operatori che, se non ci fosse stato un deciso cambio di passo, la fiera sarebbe morta. La prima grande decisione fu il cambio di sede, lasciando Cesena per trasferirsi a Rimini.
Al tempo ero molto scettico che questo cambio di sede potesse dare le forze necessarie al Macfrut per sopravvivere alla morsa di Berlino e Madrid, ma per l’ennesima volta non mi sono perso l’esordio della fiera nella città felliniana. Malgrado ciò ho “litigato” con il mio amico Renzo ogni volta che ci siamo incrociati nei vari eventi internazionali, per ribadirgli che non vedevo futuro per il Macfrut.
A tal proposito, l’emergenza Covid poteva dare il colpo di grazie, ma è proprio nella difficoltà che c’è stato il colpo di reni per differenziare la fiera rispetto alla proposta già esistente. In modo molto intelligente si è puntato ad una fiera di “filiera” dove si esalta la grande tradizione tecnica e tecnologica del settore ortofrutticolo italiano: l’innovazione varietale, i grandi vivai, i produttori di mezzi tecnici, tutti i tipi di macchine per la semina, la raccolta, il confezionamento e in generale si possono vedere tutte le novità offerte dalla grande rivoluzione digitale che guiderà il settore nel prossimo futuro.
Così il Macfrut ha iniziato ad attrarre quella “innovazione” che a Berlino o a Madrid è relegata a un ruolo subordinato.
Di pari passo si è intrapreso un processo di Internazionalizzazione verso quei Paesi Emergenti “affamati” di nuove tecnologie per incrementare la propria capacità produttiva, a partire dall’Africa, fino ai Paesi Arabi e del Medioriente senza dimenticare quelli Latini. Un processo che ha visto il Presidente guidare il team con un entusiasmo coinvolgente.
Per quanto riguarda la parte produttiva, oggi al Macfrut c'è il Gotha del settore ortofrutticolo italiano, ma se allarghiamo lo sguardo ai Paesi Europei c’è poco o nulla.
Un vero peccato per Loro, perché, per esempio, il livello dei convegni ai quali ho potuto partecipare l’ho ritrovato poche volte durante la mia carriera. Per questioni di sintesi ne citerò solo un paio: il Simposio Internazionale dei Portinnesti e il Simposio dell’Uva da Tavola. In entrambi ho trovato un livello internazionale che non poteva essere migliore di quello proposto sia per la qualità dei relatori provenienti da tutto il mondo sia per il livello di partecipazione.
Un altro evento di grande interesse è stato Pianeta Rosso. L'esperienza, sviluppata da Agroter, è stata interamente incentrata sul pomodoro durante due sessioni di degustazione con comparazione delle diverse tipologie, dove sono intervenuti i breeder, i produttori, aziende leader nella selezione dei frutti come Unitec e, non meno importante, importanti catene distributive come COOP e Conad hanno analizzato i trend del momento e gli scenari futuri.
Oltre ai contenuti anche l’organizzazione è stata impeccabile, a partire dai collegamenti con l’Aeroporto di Bologna fino alla grande disponibilità recettiva delle strutture alberghiere riminesi. Mentre scrivo non conosco ancora il numero dei visitatori, ma saranno sicuramente alto e al di sopra delle migliori aspettative.
Insomma, devo confessare al mio amico Renzo, che ancora una volta la sua visione trionferà e che alla sua 41esima edizione di Macfrut, nona a Rimini, questa fiera è già entrata nel novero delle fiere ortofrutticole di riferimento insieme a Fruitlogistica e Fruit Attraction e diventerà la Fiera tecnologica (e dei contenuti) per eccellenza di questo settore, che - d’altro canto - non potrà prescindere dall’evoluzione tecnologica e digitale per il suo sviluppo futuro. (am)