Dal campo
Dal cuore delle Marche alla Catalogna: il viaggio di successo della pesca piatta Saturnia
Marco Eleuteri: “Orgogliosi di raccontare la nostra esperienza ai protagonisti del settore in Spagna”

“Essere stati invitati a raccontare la nostra esperienza in uno dei più importanti eventi della peschicoltura spagnola, il 29° Simposio varietale di Pesche e Nettarine in Catalogna, è stato un onore incredibile”. Con queste parole Marco Eleuteri non nasconde l’emozione per la partecipazione all’appuntamento internazionale che si è svolto a Lleida (Catalogna), cuore produttivo della peschicoltura iberica, organizzato dall’IRTA, l’Istituto di ricerca e tecnologia agroalimentare, considerato tra i centri più avanzati al mondo nello studio delle drupacee.
Davanti a una platea di oltre 120 partecipanti – tra produttori, tecnici e ricercatori – è stato presentato il “caso Saturnia”, l’esperienza dell’Azienda Agricola Eleuteri, riconosciuta oggi come uno dei principali riferimenti europei nella produzione di pesche piatte. Un modello che ha suscitato grande interesse come esempio concreto di valorizzazione di una coltura che negli ultimi anni ha conosciuto una crescita significativa in termini di immagine e posizionamento sul mercato.

“Il pubblico è rimasto colpito dalla nostra ricerca della qualità, quasi ossessiva, nonostante una superficie coltivata a pesche e nettarine piatte di 120 ettari, che non trova eguali nemmeno in Spagna”, sottolinea Eleuteri. Un percorso che trova la sua massima espressione nell’“Anfiteatro”, un appezzamento di 48 ettari incastonato tra le pendici del Monte Urano, nel cuore delle Marche, a pochi chilometri dal mare. Un contesto pedoclimatico ideale, che l’imprenditore definisce una vera e propria cru delle drupacee, prendendo a prestito un termine dal mondo del vino.
Un’eccellenza che, tuttavia, richiede competenze tecniche raffinate e un approccio agronomico sviluppato in oltre quarant’anni di esperienza. Le rese non superano le 25 tonnellate per ettaro, a fronte delle oltre 40 tonnellate a cui punta la Spagna, con un basso carico produttivo per pianta, una densità d’impianto studiata per ottimizzare la qualità e raccolte scalari per garantire sempre il giusto grado di maturazione. A completare l’impianto, pacciamatura totale, reti antigrandine e sistemi di irrigazione all’avanguardia. Un modello che impone limiti logistici: il frutto non è destinato a lunghi viaggi e viene quindi commercializzato esclusivamente sul mercato interno.

La stessa attenzione prosegue dopo la raccolta. “Collaboriamo con l’Accademia Italiana della Cucina, abbiamo creato un gin alla pesca piatta, stiamo lavorando a un ricettario con un giornalista enogastronomico e abbiamo realizzato iniziative con chef di alto livello”, racconta Eleuteri. L’obiettivo è chiaro: valorizzare Saturnia anche nei contesti più prestigiosi della ristorazione, dimostrando come una pesca piatta possa affermarsi come ingrediente nobile della cucina d’autore.
“Il nostro obiettivo è diventare il riferimento italiano per le pesche piatte”, conclude. Una missione che passa anche dalla continua innovazione varietale: nell’Anfiteatro è in arrivo la decima selezione di nettarina piatta, introdotta solo dopo una rigorosa serie di test sensoriali, indispensabili per garantire lo standard di eccellenza richiesto dal marchio Saturnia.
L’evento di Lleida è stato anche un momento di confronto con i colleghi spagnoli, che – come sottolinea Eleuteri – condividono le stesse criticità legate al cambiamento climatico e al rapido riscaldamento globale. Nel corso della giornata sono stati presentati i primi risultati del progetto Warm Peach, promosso da IRTA ed EEAD-CSIC. La ricercatrice Celia M. Cantín ha spiegato come l’aumento delle temperature stia già penalizzando la coltivazione delle pesche, provocando scarsa fioritura, gelate tardive, difficoltà di impollinazione e allegagione, oltre a un maggiore stress idrico.

Per analizzare questi effetti, a Lleida i peschi sono stati coltivati in un ambiente chiuso che riproduce condizioni climatiche più estreme, così da anticipare le reazioni future. Le prime prove hanno evidenziato raccolti più precoci, caduta anticipata dei frutti, forma più allungata, variazioni nel rapporto dolcezza/acidità e una perdita di consistenza accelerata. Problemi che accomunano produttori italiani e spagnoli, aggravati dalla carenza di prodotti fitosanitari adeguati a proteggere le colture.
“Essere stati invitati a raccontare la nostra esperienza in questo importante appuntamento internazionale è stata una grande soddisfazione – conclude Eleuteri –. Siamo stati felici di rappresentare l’Italia portando la nostra visione e la nostra capacità di fare qualità, che può ancora dire molto nel panorama peschicolo europeo”.
“In questo contesto poter portare la nostra esperienza è stata una grande soddisfazione – conclude Eleuteri –. Siamo stati felici di rappresentare l’Italia mostrando la nostra capacità di fare qualità, un valore che può ancora dire molto nel panorama peschicolo europeo”.
