De Castro: Puntiamo sulle semplificazioni di fine mandato in attesa della nuova Pac

Sono le comunità rurali che sostengono l'agricoltura la vera forza di questa protesta

De Castro: Puntiamo sulle semplificazioni di fine mandato in attesa della nuova Pac

Della Casa -  La protesta agricola che ha travolto l’Europa è senza precedenti. Come e perché si è arrivati a questo punto?

De Castro -  Non c’è un solo fatto scatenante e nemmeno una decisione che abbia innescato una reazione così diffusa e partecipata da parte del mondo agricolo. A mio avviso vi è una sommatoria di errori della Commissione che hanno gradualmente sedimentato un sentimento negativo da parte degli agricoltori verso la Commissione e verso il Commissario all’agricoltura, nella progressiva convinzione che era necessario difendersi dalle accuse di essere responsabili di gran parte dei problemi causati all’ambiente: dal dissesto idrogeologico, all’inquinamento ai diversi livelli, finanche alla riduzione della biodiversità e, soprattutto, dalle misure di ripristino previste. Provvedimenti calati dall’alto, senza contraddittorio, ideologici e inapplicabili - salvo con danni irreparabili all’agricoltura - hanno portato un crescente malcontento nelle campagne, incrinando un rapporto storico degli agricoltori con l’Europa.

Della Casa - Come ha potuto farsi largo nella politica europea un tale sentiment nei confronti dell’agricoltura?

De Castro - A mio avviso l’elemento chiave è stato un Commissario all’Ambiente che ha fiancheggiato la politica basata su un ambientalismo ideologico della Cammissione, fino addirittura a sopravanzarla in taluni ambiti, ricevendo solo una timida opposizione da parte del Commissario all’Agricoltura e, malgrado le continue critiche avanzate dalla Commissione agricoltura del PE, che ha impedito l’attuazione o modificato profondamente molte misure, come il regolamento sul ripristino della natura o quello sulla riduzione dei fitofarmaci o la direttiva sulle emissioni industriali, ma non ha cambiato l’atteggiamento generale verso l’agricoltura. Gli agricoltori non sono stati visti come protagonisti nel processo di transizione ecologica, bensì come imputati e questo ha creato una progressiva distanza con Bruxelles. Quando, poi, alcuni provvedimenti a livello nazionale, come l’eliminazione delle agevolazioni sui carburanti agricoli in Germania, e una congiuntura economica non favorevole, si pensi al forte aumento delle importazioni dall’Ucraina, hanno ulteriormente penalizzato il settore, la protesta è dilagata.

Della Casa - Che lettura dai al passo indietro della Von Der Layen sul SUR, peraltro già bocciato dal voto dell’Europarlamento? È una ritirata strategica o effettivamente in sede europea c’è maggiore sensibilità per le istanze agricole?

De Castro - In effetti, nella pratica si è ucciso “un uomo morto”, passami il termine. Il provvedimento era già stato bocciato e, il tema, rinviato alla prossima legislatura. Nel breve vi sarà certo più attenzione verso l’agricoltura ma il vero elemento nuovo, anche se in realtà molto radicato e sottovalutato, è la presa di coscienza da parte della politica europea e dei governi nazionali che vi è un sentimento popolare a sostegno delle comunità rurali, quindi non solo degli agricoltori, che accomuna tutti gli stati europei e con cui si deve fare i conti. Quanti di noi hanno un parente vicino che faceva o fa l’agricoltore? Questo riposiziona l’agricoltura rispetto al peso nel PIL europeo o degli agricoltori rispetto alla popolazione e spiega la vittoria del partito degli agricoltori in Olanda, il BBB, divenuto il primo partito in quasi tutte le 12 province olandesi.
Che vi sia bisogno di un adeguamento dell’agricoltura al mutato contesto economico e ambientale è un fatto ma, altrettanto, questo non può che avvenire con interventi che prevedano gradualità e tempi congrui. Il biologico, per esempio, è un grande successo della Pac: grazie agli incentivi si è sviluppato e diffuso senza bisogno di fissare un target astratto che non tiene conto delle dinamiche del consumo. Peggio ancora sui pesticidi. Timmermans pretendeva di fare in 5 anni il doppio di quello che è stato fatto in 20 senza adeguati strumenti che offrissero alternative concrete all’uso della chimica!

Della Casa - Questa ondata di protese pensi che possa avere ripercussioni sulla prossima Pac e sul green deal?

De Castro - Intanto, proprio oggi la Commissione proporrà alcune semplificazioni della Pac (Clicca qui per approfondire) che raccolgono anche istanze presentate dalla Commissione agricoltura del PE, fra cui: svincolare il 4% dei terreni da tenere a riposo, dare più flessibilità agli Stati membri sugli obblighi di condizionalità previsti dalla Pac, semplificare le regole sulle rotazioni, liberalizzare gli aiuti accoppiati, disciplinare le importazioni dall’Ucraina. Si tratta di interventi che non richiedono modifiche legislative che, invece, potranno essere previste dalla nuova Pac. Qui occorre essere chiari, l’agricoltura ha riacquisito una sua centralità ma il Green Deal, la transizione ecologica, continuerà ad essere centrale. Per cui occorre attrezzarsi per utilizzare proficuamente il momento favorevole, a partire dal blindare le risorse per la nuova Psc che saranno il primo argomento all’ordine del giorno del prossimo governo europeo.