Attualità
Fruttagel: un incontro per discutere di spreco alimentare e consumo sostenibile
Il dg Paolo Cristofori: «Dobbiamo creare una relazione migliore coi consumatori»
![Fruttagel: un incontro per discutere di spreco alimentare e consumo sostenibile](/upload/FOTO IFN/fruttagel-convegno-1200x600-cs.jpg)
Organizzato da Fruttagel, si è tenuto venerdì scorso l’incontro dal titolo “Riduzione dello spreco alimentare e sostenibilità dei modelli di consumo come leva strategica per le imprese”.
“Lavoro, rispetto, cooperazione: tre parole che contraddistinguono Fruttagel da sempre. Se il tema del cambiamento climatico è prioritario anche a livello aziendale per l’impatto che ha su alcune colture e per gli investimenti necessari a combatterlo, oggi vogliamo distinguerci per essere parte attiva nel problema dello spreco alimentare che non possiamo più permetterci. Perseguiamo la sostenibilità dei modelli di consumo e delle attività legate all’attività primaria e all’industria alimentare. Dobbiamo creare una relazione migliore coi consumatori, veicolando messaggi forti che passano anche per la lotta allo spreco metabolico”. Così nel suo intervento Paolo Cristofori, direttore generale Fruttagel.
![Paolo Cristofori, Direttore Generale Fruttagel](/upload/FOTO IFN/paolo-cristofori-fruttagel-cs.jpg)
Maurizio Martina, Vice Direttore Generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO) in un video saluto ha aggiungo: “Abbiamo bisogno di più comprensione della valenza che hanno i beni alimentari perché essi hanno un valore particolare. Le imprese devono sentirsi più responsabili e vedere in questo valore un’occasione nuova di sviluppo. Due sono i grandi obiettivi. Uno è ridurre lo spreco alimentare nei paesi occidentali: ridurre lo spreco alimentare per ridurre la nostra impronta climatica. Più ridurremo lo spreco alimentare meno impatteremo sulla grande questione climatica di cui siamo testimoni tutti i giorni. L’altro grande obiettivo è ridurre la povertà e la fame nella restante parte del mondo. Nei paesi in via di sviluppo abbiamo il tema delle perdite alimentari, quello che si perde dal campo al mercato. Come FAO, siamo impegnati a rendere più sostenibile e meno impattante il fronte degli sprechi agricoli, dalla prima catena di approvvigionamento in poi. Molto importante è il ruolo dei giovani già nelle scuole”.
Andrea Segrè, ordinario di Economia circolare e politiche per lo sviluppo sostenibile Alma Mater Studiorum-Università di Bologna, Fondatore Last Minute Market-impresa sociale, spin off accreditato Università di Bologna, Direttore scientifico Osservatorio Waste Watcher International-Campagna Spreco Zero, ha affermato: “Quando parliamo di spreco alimentare parliamo di (in)sostenibilità. Un alimento sprecato diventa rifiuto. Negli ultimi 7 giorni, in Italia, in media ogni individuo ha sprecato 566,3 grammi di alimenti (l’anno scorso, a febbraio, erano 524,10). Sprechiamo maggiormente frutta fresca (25,4 grammi), pane fresco (20,1 grammi), cipolle, aglio, tuberi (20,1 grammi), insalate (18,5 grammi), verdure (18,2 grammi).
Lo spreco alimentare ha un impatto significativo a livello ambientale ed economico. In Italia, a livello ambientale lo spreco alimentare domestico ha un’impronta idrica di 151 miliardi di litri d’acqua e sfrutta 1.643 milioni di ettari. L’impatto economico dello spreco alimentare domestico ammonta a 7,4 miliardi di euro.
Nel 2023, dei 13,155 miliardi di euro di valore dello spreco lungo tutta la filiera il 56,6% è stato di tipo domestico, il 30,4% ha riguardato la distribuzione organizzata, il 6,5% l’industria alimentare e sempre il 6,5% è avvenuta direttamente nei campi. Non sono riportati i dati del settore della ristorazione privata e collettiva: per esso le perdite potrebbero essere superiori a quelle del domestico. In termini di peso lo spreco totale è stato misurato in 4,207 milioni di tonnellate di cui il 41,4% di tipo domestico, il 26,9% di tipo agricolo, il 24,3% di tipo industriale e il 7,4 ha riguardato la grande distribuzione.
Le famiglie che sprecano di più vivono al Sud (591,6 grammi, +4% rispetto alla media nazionale), appartengono ad un ceto medio basso (+17% rispetto alla media nazionale), vivono nelle grandi città (+8%) e sono senza figli (+3%).
Il trend preoccupante è quello dello spreco metabolico. Per i ceti medio bassi, la spesa alimentare minore può portare al problema della qualità alimentare e di conseguenza a problemi che sono socio-sanitari (es. obesità). Uno dei temi che va messo all’ordine del giorno dei governi è quello della prevenzione. Nelle scuole, già a partire dalle primarie, lo spreco va messo in rilievo perché è proprio la scuola uno dei luoghi dove si realizza di più”.
![Andrea Segrè, Professore ordinario di Economia circolare e politiche per lo sviluppo sostenibile Alma Mater Studiorum-Università di Bologna](/upload/FOTO IFN/andrea-segre-fruttagel-convegno-cs.jpg)
Enzo Risso, Direttore scientifico di Ipsos P.A. Docente di Audiences Studies, Università La Sapienza di Roma, ha sottolineato che “Dal 2003 ad oggi, il ceto medio italiano è passato dal 70% al 35%. I ceti popolari, dal 2020, sono passati dal 17 al 22%. L’upper class, invece, è passata dal 4 all’8%. L’Italia è un paese di grandi fratture sociali, individuali, territoriali e tecnologiche. Oscilliamo tra dinamismo e immobilismo, radicalismo e difensivismo. Alle fratture si oppongono le ricomposizioni. Si sente il bisogno di buona economia e buone imprese. L’83% sente il bisogno di più imprese mutualistiche che non siano solo alla ricerca di profitti ma che mettano al centro le persone e il loro benessere. Sempre l’83% sente il bisogno che le azioni di governo mettano al centro la riduzione del divario fra ricchi e poveri. L’Italia è il primo tra i paesi europei ad avvertire i danni dovuti al cambiamento climatico: il 66% degli italiani lo sente come un problema a cui porre rimedio. Il 42% però ritiene che sia sbagliato che i prodotti green costino di più.
Oggi l’approccio giusto al consumatore non è di capirne i bisogni ma i desideri. Il consumatore quando compra vuole raccontare di sé.
Stiamo andando verso la pluralizzazione della personalità. Le persone vogliono raccontare più identità quando acquistano perché hanno bisogno di trovare momenti di appagamento”.
![Enzo Risso, Direttore scientifico di Ipsos P.A. Docente di Audiences Studies, Università La Sapienza di Roma](/upload/FOTO IFN/enzo-risso-fruttagel-cs.jpg)
Alla tavola rotonda moderata da Beatrice Ramazzotti, responsabile comunicazione Unicoop Tirreno, hanno partecipato Stanislao Fabbrino, presidente AD Fruttagel Scpa e AD Deco Industrie Soc Coop; Maura Latini, presidente Coop Italia; Mauro Lusetti, presidente di Conad; Simone Gamberini, presidente Legacoop; Simona Caselli, presidente della cooperativa Granlatte; Massimo Giusti, presidente di Sefea Impact SGR e del Forum per la Finanza Sostenibile.
Queste le principali risultanze emerse:
- Per valutarne il vero impatto, gli investimenti delle imprese fatti in sostenibilità devono andare oltre la mera rendicontazione;
- Informazione ed educazione sono parte del processo culturale che porta a diminuire lo spreco alimentare;
- Packaging, ricerca e selezione delle materie prime dei prodotti a marchio, trasporti e logistica, allungamento della shelf life dei prodotti e scadenza comunicata sull’etichetta: sono campi dove tutta la filiera deve e può intervenire per la lotta allo spreco;
- L’interlocuzione con le famiglie è fondamentale;
- Al consumatore occorre comunicare informazioni che vadano oltre il prezzo del prodotto. (aa)
Fonte: Ufficio stampa Fruttagel
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