«Frutteti, sono in anticipo di un mese»

Tutti i risultati dello studio curato da Mirko Piani dell’Unibo

«Frutteti, sono in anticipo di un mese»

“Se le temperature medie giornaliere dovessero proseguire con questo trend, nel 2023 la fioritura del melo in Emilia Romagna potrebbe essere in anticipo di circa un mese rispetto al 2022”. Una dichiarazione che sembra essere fatta appositamente per acchiappare click, ma poiché arriva da un ricercatore universitario che ha analizzato le T° medie orarie di 39 stazioni Meteo, dall’inizio di novembre a inizio gennaio, è bene prestare grande attenzione.
Il Ricercatore in questione è il Dott. Mirko Piani, appartenente al gruppo Eco-Pom (Ecophysiology (ECO) and Precision Orchard Management (POM)) dell’Università di Bologna. Il team, condotto dal Prof. Luca Corelli Grappadelli, concentra le sue ricerche sulla comprensione degli effetti dell'ambiente sulla fisiologia degli alberi da frutto e sullo sviluppo di nuove tecnologie per migliorare la gestione del frutteto. Ovviamente, quando si parla di frutticoltura di precisione, entrano in gioco i Big Data – in questo caso relativi a variabili metereologiche utili a calcolare il soddisfacimento delle ore in freddo necessarie per sbloccare la dormienza delle colture frutticole – che il Dott. Piani ha deciso di analizzare: “Ho utilizzato i dati delle temperature medie giornaliere e delle temperature medie orarie provenienti dalle 39 stazioni meteo dislocate nella provincia di Ferrara, e tra queste ho sfruttato in particolare 3 stazioni meteo che mi fornivano con continuità le temperature medie orarie dal 1° di novembre ad oggi. Questo dettaglio è fondamentale per calcolare con precisione quanto del fabbisogno in freddo necessario alle piante è stato soddisfatto secondo il modello UTAH. Il modello in questione determina le unità di freddo (“Chilling Units - CU”) pesandole in funzione del range di temperatura considerato (vedi tabella sotto). 

In altri termini, 24 ore fra 2.5 e 9.1 °C corrispondono a 24 Unità di freddo, che diventano la metà se le temperature si posizionano fra 9.2 e 12.4 °C. Addirittura, se si registrassero temperature al di sopra dei 16°C, avremmo una perdita di ore di freddo. È pertanto necessario disporre di tutti gli scostamenti orari di temperatura per evitare significativi errori di stima che potrebbero essere particolarmente rilevanti soprattutto in caso di oscillazioni marcate fra il giorno e la notte come quelle registrate durante il periodo considerato”.
“I dati – prosegue il ricercatore – evidenziano come al primo di gennaio si siano raggiunte oltre 900 unità di freddo, un valore che soddisfa ampiamente sia le esigenze delle drupacee (range 400-800 CU) che delle pomacee (600-900 CU), mentre l’actinidia necessita di ancora qualche giorno (il range ottimale è infatti ricompreso tra i 700 ed i 1100 CU)".

Le piante possono quindi germogliare subito? “assolutamente no, perché entra in gioco il cosiddetto meccanismo di accumulo di caldo, necessario per avviare le successive fasi fenologiche. Per fare un esempio, per innescare la fioritura del melo, occorrono circa 200 gradi giorno, che equivalgono a 20 giornate con una temperatura media di 15°C. Pertanto, tanto più a lungo la pianta sarà esposta al caldo “primaverile” ed alla luce solare, tanto più velocemente sarà indotta ad avanzare con le fasi fenologiche. Attualmente la somma termica registrata al 7 di gennaio risulta pari a quella che si è rilevata con le stesse modalità di calcolo durante l’ultima settimana di febbraio 2022, quindi ci potrebbero essere le condizioni affinché la pianta anticipi di quasi un mese le fasi fenologiche, se le temperature delle prossime settimane non dovessero subire un cambio di direzione”.

In pratica, se nei prossimi giorni non sarà abbastanza freddo, si correrà il rischio concreto che le piante siano in netto anticipo a livello vegetativo e, quindi, particolarmente esposte ad eventuali ritorni di freddo.
Al di là degli allarmismi, è importante comprendere come i dati possano rilevarsi uno strumento utile, se non indispensabile, per supportare imprenditori e istituzioni nel prendere le scelte strategiche più opportune: “Al giorno d’oggi, grazie alla sensoristica d’avanguardia disponibile sul mercato è possibile attingere ad una grande quantità di informazioni utili e sempre più precise, che si riveleranno fondamentali in un contesto produttivo incerto a causa del cambiamento climatico, in cui le aziende sono sempre più grandi e la mancanza di operatori disponibili diventa un limite. Purtroppo, ad oggi, la sola esperienza dell’agricoltore non è più sufficiente a far fronte ai repentini mutamenti ambientali, ed è qui che i dati vengono in aiuto nel fornirgli un sostegno nel tentativo di effettuare le scelte più opportune”.