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Gdo: prezzi alti e bassa qualità, allontanano i clienti
Nei reparti si trovano troppo spesso referenze con un pessimo rapporto qualità prezzo
In periodi come questo, dove la crisi dei consumi continua a farsi sentire, per stimolare le vendite è importante mixare con estrema abilità diversi fattori all’interno del reparto ortofrutta. Fra questi possiamo citare: un assortimento adatto alla stagione, cura nella presentazione degli allestimenti evendita di prodotti a un giusto rapporto qualità-prezzo.
Sbagliare alcuni di questi elementi potrebbe penalizzare ulteriormente le rotazioni e, se la cosa si ripete nel tempo, può allontanare il cliente dal negozio.
Questo periodo, che coincide con il passaggio dalle referenze invernali a quelle estive, è senza dubbio fra i più critici e durante l’ultima rilevazione nei negozi ne abbiamo avuto la conferma.
Infatti, la tentazione di inserire una primizia porta spesso a vendere prodotti di scarsa qualità a prezzi sostenuti e, allo stesso tempo, si “abbandonano” le referenze invernali al loro destino. Un fenomeno che si accentua nelle superfici più grandi, dove c’è la necessità di avere un assortimento più ampio, che però ne complica la gestione da parte degli addetti.
In attesa dell’arrivo delle drupacee, previsto a breve, nel nostro radar sono finite le nespole, tipica referenza primaverile che non manca mai negli assortimenti di questo periodo. Certo, che vederle vendute a 12,90 €/kg confezionate in vassoi da 5/6 frutti per preservarne la qualità-integrità (quindi con una battuta media di 5 euro al pezzo) pare veramente eccessivo, tant’è che la merce invecchia sui banchi.
Stessa sorte per i kiwi gialli proposti a 11,90 €/kg in vassoio da 4 frutti a peso variabile di seconda categoria, quindi con un costo al pezzo di circa 7 euro, certamente spropositato vista la qualità a dir poco mediocre, con frutti addirittura di calibro diverso l’uno dall’altro.
Non va meglio alle mele, che sono nel culmine della stagione commerciale, per le quali abbiamo trovato diverse insegne proporre i minibins (da circa 50 chili) per dare al consumatore un prodotto di primo prezzo. L’obiettivo è più che comprensibile, ma già in questa fase della stagione la qualità inizia a vacillare, figuriamoci cosa può succedere dentro ad un bins lasciato in pasto ai consumatori. Infatti, è un fiorire di ammaccature che molto probabilmente sfoceranno in marcescenze, con buona pace per gli sfridi a negozio.
Questi sono solo alcuni esempi che evidenziano come, a volta, ci si complica la vita inutilmente tendendo a strafare, nel tentativo di conquistare il consumatore. Invece si corre il rischio di ottenere l’effetto opposto come abbiamo potuto notare durante questa rilevazione.(gc)