Attualità
«Iceberg, il mercato preferisce quella estera»
Il produttore Andaloro: «Non si tiene conto dell'importanza del km zero»

La lattuga Iceberg nel nostro Paese non ha vita facile, tanto che il mercato italiano è costretto a rivolgersi all’estero per l’approvvigionamento. Chi per il secondo anno ha deciso di puntare su questa referenza è l’azienda agricola Eredi Andaloro Francesco a Milazzo, in provincia di Messina, a cui dedica un ettaro dei 4 totali.
“In Italia ci sono difficoltà nel vendere questo prodotto – spiega a IFN il titolare Filippo Andaloro – perché erroneamente si pensa che l’iceberg più pregiata sia quella coltivata in Spagna e Germania e non la nostra italiana. La Gdo infatti principalmente si rivolge a quella estera e cerca il mio prodotto solo in caso di carenza dell’iceberg straniera”.

Il motivo della limitata produzione italiana secondo il produttore siciliano è dovuto proprio a questa considerazione. “Nel nostro Paese si punta poco su questa referenza perché c’è una cattiva informazione da parte dei commercianti che si trasferisce anche sui consumatori finali. Purtroppo non tengono conto della differenza che c’è tra un prodotto a km zero, come quello italiano che sarebbe da valorizzare, e uno che ha fatto un lungo viaggio”.
Nonostante tutto, Andaloro ha deciso di puntare su questa coltivazione un anno fa partendo da una superficie di 2mila metri quadrati che ora sono diventati due lotti da 5mila metri ciascuno, per il totale di un ettaro in fase di raccolta in queste settimane.

Il produttore distribuisce il prodotto nei mercati all’ingrosso di Messina, Catania e Reggio Calabria. Il prodotto italiano sente la rivalità anche sui prezzi: “l’Iceberg italiana al momento è venduta a 8/9 euro alla cassetta, mentre quella che arriva dalla Spagna ha prezzi maggiori, attorno ai 10/12 euro”.
La campagna quest’anno è positiva per questa tipologia di lattuga. “Ha piovuto tanto nel periodo invernale – spiega Andaloro – ma la pioggia e il freddo non hanno comportato danni. Anzi, sono riuscito a produrre anche una lattuga che pesava quasi due chilogrammi”.

Per la fertilità del terreno l’azienda ricorre a formulati bio, con l'obiettivo di ottenere la certificazione biologica. Sul fronte del confezionamento il prodotto viene commercializzato in busta di plastica microforata. “La produzione straniera influisce anche sul packaging. Infatti il prodotto non viene acquistato se non è imbustato, ma questo ha senso per il prodotto estero che deve mantenersi fresco per settimane, non per quello italiano”.
L'azienda annovera tra le sue coltivazioni anche lattuga romana, fagiolini, cavolfiori, broccoli e cetrioli.




