Dal campo
“Il Kaki del futuro ha il sapore della nostra storia”
Agrintesa e Alegra guidano la nuova stagione del frutto romagnolo, coniugando tradizione, passione e innovazione

In Romagna il kaki non è solo un frutto: è un simbolo, un pezzo d’identità collettiva. In ogni casa, che appartenga o meno a un frutticoltore, spunta immancabile una pianta di cachi, a testimoniare un legame profondo tra questa terra e una coltura che da oltre un secolo ne racconta l’anima.
Ma la tradizione, per restare viva, deve saper guardare avanti. È proprio su questo equilibrio tra radici e innovazione che si fonda la strategia del gruppo Alegra – che riunisce le società Alegra, Valfrutta Fresco e Brio – insieme ai soci produttori di Agrintesa. Una visione emersa con chiarezza durante la giornata di approfondimento “Kaki Day – L’oro d’autunno”, andata in scena ieri mattina.
E i numeri danno la misura del peso di questa filiera: 7.000 tonnellate di prodotto coltivate su 300 ettari, pari al 10-15% dell’intero comparto nazionale, distribuite su una campagna commerciale di poco più di 90 giorni. Un comparto che oggi compie un salto di qualità decisivo grazie all’ingresso di due nuove linee di lavorazione ad altissima automazione nello stabilimento di Faenza, destinate a diventare il cuore pulsante della filiera del kaki romagnolo.

Aristide Castellari, Presidente Agrintesa: “un frutto che ha fatto, e continuerà a fare, la nostra storia”
“Il kaki, per i nostri produttori, è da sempre un punto fermo” — ha sottolineato Aristide Castellari, presidente di Agrintesa — “perché negli anni ha garantito redditività ai frutticoltori, valorizzando anche i terreni meno fertili della pedecollina e inserendosi perfettamente nel calendario produttivo della frutta autunnale”.
Un frutto che, per Agrintesa, non è solo un prodotto agricolo ma un vero patrimonio storico. “Abbiamo ancora in produzione — ha ricordato Castellari — le prime piante messe a dimora nel lontano 1940, un dato che racconta più di ogni parola la longevità e la resilienza di questa coltura, capace di attraversare le generazioni restando fedele alla sua terra d’origine”.
Cristian Moretti, Direttore Generale di Agrintesa: “tecnologia e specializzazione per guardare avanti”
“Una delle cooperative fondatrici di Agrintesa, la PAF – Produttori Agricoli Faentini, era conosciuta come la specialista del kaki. Un patrimonio che oggi continuiamo a valorizzare e far crescere” — ha spiegato Cristian Moretti, Direttore Generale di Agrintesa — “tant’è che, accanto al tradizionale cachi romagnolo a polpa morbida, negli ultimi anni si è affermato anche il Rojo Brillante, ideale per il consumo a polpa soda. Oggi le due tipologie si equivalgono in termini di volumi e importanza”.

Una crescita che ha trovato nella Grande distribuzione organizzata un alleato strategico. “Il kaki — ha aggiunto Moretti — è un frutto che richiede una gestione estremamente programmata dopo la raccolta: solo così si può garantire un prodotto di qualità e un’offerta continua”.
E non è un compito semplice. Dopo la raccolta, infatti, i frutti devono affrontare un delicato processo di maturazione controllata: per il kaki tradizionale servono almeno tre giorni, durante i quali il frutto viene “detannizzato” con etilene a temperature di 20-22°C per eliminare l’astringenza. Nel caso del Rojo Brillante, invece, il ciclo dura 24-36 ore e avviene in saturazione di anidride carbonica, che permette di mantenere la polpa soda pur eliminando la componente astringente.

“Se poi consideriamo che le forniture sono concentrate nel fine settimana, con picchi di lavorazione fino a 1.000 quintali al giorno, è facile intuire la complessità del nostro lavoro — ha precisato Moretti —. Bisogna saper calibrare le forniture, prevedere i volumi di vendita in funzione anche dei volumi in entrata che cambiano notevolmente anche in base all’evolvere delle temperature. È un equilibrio che richiede specializzazione e professionalità, elementi per noi imprescindibili”.
Proprio in questa direzione Agrintesa sta investendo per prolungare il più possibile la campagna commerciale con prodotto italiano di alta qualità. “Un ruolo importante — ha concluso Moretti — lo gioca anche la nostra cooperativa O.P. Osas in Calabria, che ci consente di estendere la campagna del cachi a polpa soda fino a dicembre inoltrato, rafforzando ulteriormente la presenza del made in Italy sul mercato”.

Roberto Colombo Responsabile Innovazione Agrintesa: “Ricerca e sostenibilità per il kaki del futuro”
L’innovazione resta un pilastro imprescindibile per Agrintesa. “Fare breeding su un frutto non edule in fase di raccolta non è affatto semplice — ha spiegato Roberto Colombo, responsabile innovazione della cooperativa —, ma ci stiamo lavorando, in particolare sul fronte delle varietà precoci, con l’obiettivo di ottenere un cachi edule già alla raccolta. Negli areali romagnoli, infatti, spingersi troppo avanti nella stagione non conviene: il rischio è quello di incorrere in periodi piovosi che provocano la cosiddetta ragnatura del frutto”.
Colombo ha poi sottolineato come il kaki sia una coltura longeva e resiliente, che teme solo le basse temperature primaverili, mentre dal punto di vista fitosanitario richiede pochissimi trattamenti. “L’unico vero nemico — ha aggiunto — è la mosca della frutta, un problema sempre più diffuso anche su altre colture, che cerchiamo di gestire con tecniche a basso impatto ambientale, come le trappole “Attract and Kill”, efficaci e sostenibili”.

Enrico Bucchi Direttore Generale di Valfrutta Fresco: “fidelizzare i consumatori e attrarre i giovani”
Tradizione e innovazione, dunque, continuano a intrecciarsi nel segno di un frutto che resta tra i più amati dagli italiani. Lo ha ricordato anche Enrico Bucchi, Direttore Generale di Valfrutta Fresco: “Secondo i dati NielsenIQ, il kaki è il frutto preferito dal 12% dei consumatori italiani. La nostra sfida è fidelizzare chi già lo apprezza e, allo stesso tempo, coinvolgere i più giovani con varietà più pratiche e versatili come il Rojo Brillante”.
Negli ultimi anni, il gruppo ha innovato su ogni fronte — dalla gestione agronomica al marketing — per cogliere appieno le potenzialità di questa coltura. “Il kaki ha ancora ampi margini di crescita, non solo in Italia ma anche all’estero — ha sottolineato Bucchi —. L’export è in crescita costante, arrivando oggi a rappresentare il 40% delle nostre vendite, con destinazioni consolidate come la Svizzera, grande consumatore storico, e la Francia, dove la domanda continua a salire anno dopo anno”.
Un trend positivo sostenuto non solo dalle dimensioni del gruppo, ma da una filiera organizzata e attenta alla qualità. “Il nostro obiettivo — ha concluso Bucchi — è rafforzare la presenza anche nei punti vendita, con una strategia che metta al centro origine, territorialità e servizio: elementi chiave per dare nuovo slancio a un frutto che, ancora oggi, rappresenta l’autunno italiano per eccellenza”.

Faenza, l’hub tecnologico del kaki romagnolo
La giornata si è chiusa nel segno della concretezza, con la visita al magazzino di Faenza, dove i partecipanti hanno potuto osservare da vicino il complesso e affascinante processo di lavorazione del kaki. A fare da guida è stato Federico Cavassi, direttore operativo di Agrintesa, che ha illustrato i recenti investimenti tecnologici destinati a rivoluzionare la filiera.

“Quest’anno – ha spiegato Cavassi – con l’avvio di due nuove linee di lavorazione ad altissima automazione, dotate della tecnologia Apricot Vision 3.0 sviluppata da Unitec, compiamo un deciso salto di qualità. Si tratta infatti di un sistema di selezione automatica per pezzatura e colore, applicato per la prima volta a un frutto tanto delicato come il cachi, tradizionalmente lavorato a mano”.
Ogni frutto viene sottoposto a una preselezione digitale, capace di individuare difetti o danni da insetti prima della fase di maturazione controllata, o “stufatura”, che avviene in celle dedicate con capacità massima di 60 tonnellate, contro le 150-200 delle celle standard. “In questo modo – ha aggiunto Cavassi – miglioriamo l’uniformità del prodotto, ottimizziamo i tempi di lavorazione e riduciamo gli scarti, garantendo confezioni più omogenee per colore e dimensione, oltre a una gestione più efficiente delle diverse tipologie di kaki”.
Le nuove linee consentono una capacità di lavorazione di 8 tonnellate l’ora, con picchi che superano le 100 tonnellate giornaliere: un investimento strategico che consente alla cooperativa di programmare meglio le maturazioni, calibrare i lotti in funzione delle esigenze del mercato e valorizzare ulteriormente un prodotto simbolo della sua storia.

“Automatizzare la selezione e la calibratura – ha concluso Cristian Moretti – significa poter concentrare il nostro personale, altamente specializzato, nella fase più delicata: il confezionamento. È una tecnologia al servizio dei soci e della tradizione, che ci permette di proteggere e far crescere un frutto identitario, espressione autentica del territorio romagnolo. Il kaki non è solo una coltura, ma una storia di passione, innovazione e appartenenza che Agrintesa e il Gruppo Alegra hanno saputo rilanciare, fino a farne una delle referenze simbolo del nostro paniere autunnale”. (bf)
Nella foto d'apertura: Enrico Bucchi (Direttore generale Valfrutta Fresco), Aristide Castellati (presidente Agrintesa) Cristian Moretti (Direttore generale Agrintesa) e Federico Cavassi, (Direttore Operativo di Agrintesa)
