Kiwi a fusetto, può diventare un'alternativa all'Abate?

Jingold e Fondazione Navarra studiano un nuovo impianto di Jintao

Kiwi a fusetto, può diventare un'alternativa all'Abate?

Quando si prendono in esame le forme di allevamento dell’actinidia, le opzioni possibili sono sostanzialmente due: la doppia pergoletta (tipica del Nord Italia) e il tendone (più diffuso al Sud). In entrambi i casi il sesto d’impianto è piuttosto ampio ed è caratterizzato da un’interfila fra 4,5-5 metri e da distanze di 1,5-2,5 metri sulla fila. Così facendo si asseconda lo sviluppo in orizzontale dei tralci produttivi.

Tuttavia, sono in corso sperimentazioni per valutare lo sviluppo in verticale della pianta – come accade nella maggior parte delle colture frutticole – in particolar modo negli areali del Nord Italia.  

Un particolare dell'impianto a fusetto del kiwi

Nella fattispecie, da un paio di anni, è in essere un campo sperimentale presso la Fondazione Navarra di Ferrara promosso da Jingold di Cesena
Abbiamo così contattato Emanule Pierpaoli, agronomo dell’azienda cesenate, per capire i dettagli di questo esperimento: “Tutto è nato da una sollecitazione della fondazione Navarra che ha subito trovato l'interesse e la collaborazione di Stefano Molducci (tecnico del Consorzio Frutteto) e il supporto tecnico di Jingold. Così abbiamo costituito un impianto sperimentale di Jintao allevato a fusetto e cordone libero ‘alto’ rispetto alla norma, innestato su tre portinnesti diversi: Bounty, Tomuri e Hayward. Il sesto d’impianto è pari a 3,30 tra le file e 1,60 e 1,42 metri sulla fila. Le distanze erano pressoché obbligate perché prima era presente un pereto, che è stato estirpato, mantenendo la struttura portante”.

Emanule Pierpaoli, agronomo di Jingold

“Infatti – aggiungono Alessandro Zago e Michele Mariani, ricercatori della Fondazione Navarra – uno degli obiettivi della ricerca è quello di testare alternative valide alla pera Abate Fètel. Se quest'ultima era un tempo la regina della frutticoltura ferrarese, da alcuni anni a questa parte è in forte crisi e, anche in questa stagione, diverse aziende chiuderanno in perdita a causa di rese troppo basse (a malapena 10 tonnellate per ettaro). Chiaramente con il kiwi ci addentriamo in un ambito a noi sconosciuto - a maggior ragione se allevato in verticale - ma uno degli obiettivi di un centro di ricerca come la Fondazione Navarra è proprio quello di sperimentare le innovazioni più interessanti per cercare di fornire risposte concrete ai nostri i frutticoltori”.
 

Entrando nel dettaglio, Pierpaoli ci spiega come gestire la pianta nella forma a fusetto: “In fase di allevamento per ogni astone scegliamo il tralcio principale, il cosiddetto leader, ed eliminiamo il resto. Il leader si accrescerà in verticale sostenuto da un filo che aiuta la pianta di kiwi a raggiungere i 3-4 metri di altezza. Nel frattempo, dal trancio leader si sviluppano diversi tralci che porteranno i futuri frutti. Quindi formare la pianta non è complicato, soprattutto per chi è abituato a gestire piante come melo e pero, ciò che dovrà essere valutato con estrema attenzione è la potatura di produzione, in quanto dobbiamo garantire allo stesso tempo una buona produttività ed un adeguato rinnovo dei tralci fruttiferi, che per ora non siamo intenzionati a legare”.

Ovviamente, essendo solo alla 2° foglia è impossibile fornire un giudizio esaustivo ma i presupposti sembrano interessanti: “La varietà Jintao sta assecondando bene la nuova forma di allevamento, soprattutto sul portinnesto Bounty che induce una vigoria superiore a Tomuri e ad Hayward, tanto da velocizzare la formazione della struttura della pianta. Stiamo già vedendo i primi frutti e confidiamo di raggiungere produzioni soddisfacenti tanto dal punto di vista quantitativo, quanto sotto il profilo qualitativo”.