"Kiwi verde, i conti non tornano"

Moretti (Agrintesa): "i prezzi alti non coprono i costi, ma non sacrifichiamo la qualità"

"Kiwi verde, i conti non tornano"

La campagna del kiwi italiano sta entrando nel vivo con la consapevolezza che le incognite non mancheranno, visto e considerato che siamo di fronte all’annata con il raccolto più basso di sempre, soprattutto per quanto riguarda la tipologia a polpa verde. Per capire come verranno affrontate le sfide, del tutto inedite per il comparto, abbiamo interpellato Cristian Moretti, Direttore di Agrintesa.

Pattuelli - Direttore, Agrintesa è leader nella produzione di kiwi in Italia e, con la raccolta di Hayward prossima al termine, iniziamo ad entrare nel vivo della campagna. Quali sono le vostre aspettative per quest’anno? Quanto pensa che durerà la campagna di commercializzazione? 

Moretti - Per quel che riguarda il kiwi verde, sul fronte dei volumi prodotti siamo al minimo storico, sensibilmente al di sotto delle quantità previste e presentate nei mesi scorsi dal CSO in occasione dell’IKO. E non c’è areale che non registri risultati al di sotto delle previsioni: un ammanco che si colloca fra il 20% e il 30% in meno rispetto ad una stima che già di per sé si configurava come eccezionalmente bassa. Per avere numeri precisi dovremo attendere i consuntivi di raccolta a fine novembre: prevedo che, rispetto alle 240.000 tons previste, emergerà una differenza rilevante. 
Se i volumi sono scarsi, però, sul fronte qualitativo siamo di fronte ad un’annata buona, con una pezzatura dei frutti medio-grossa e scarsa presenza dei calibri medio-piccoli, da 65 a 90 grammi: un risultato strettamente correlato alla ridotta produzione. Come da consuetudine, la commercializzazione si protrarrà fino a maggio: restano da definire, ovviamente, i volumi che saranno disponibili negli ultimi mesi e che dipenderanno sia dalla disponibilità effettiva di prodotto che dalla capacità di assorbimento da parte del mercato nei prossimi mesi. 

Pattuelli - Di fronte a queste riduzioni stimate in Europa e, soprattutto in Italia, le quotazioni sui mercati sono sostenute. Qual è il vostro giudizio? Pensa che nel proseguo della stagione ci saranno ulteriori rialzi o che ci plafoneremo? Infine, le tensioni a livello geopolitico creeranno problemi nei mercati internazionali?

Moretti - È inevitabile che le quotazioni si attestino molto in alto: stiamo toccando prezzi mai registrati in precedenza per il prodotto italiano e, durante la stagione, la ridotta disponibilità di prodotto o di calibri specifici potrebbero portare a ulteriori rialzi. Le attese dei produttori in campagna, in questo senso, sono elevate ma, purtroppo, in molti casi le PLV non saranno sufficienti a coprire i costi di produzione: questo non per via dei prezzi ma per le ridotte quantità disponibili.
Per quanto riguarda il tema delle tensioni geopolitiche, ci sono e stanno generando fluttuazioni sui mercati in termini di approvvigionamenti e forniture, come già peraltro avvenuto nel 2022 ma, in virtù della ridotta produzione europea, non ritengo possano incidere più di tanto sul buon andamento della stagione. 

Pattuelli - La Grecia sta diventando un competitor sempre più aggressivo, in particolar modo nel kiwi a polpa verde. Nei mercati esteri c’è spazio per entrambi? Oppure saremo destinati a diminuire le produzioni del verde o a qualificarla ulteriormente per distinguerci?

Moretti - La crescita in volumi della Grecia e la sua competitività sia a livello produttivo che commerciale è nota e rappresenta, senza dubbio, un problema e una sfida. Il mercato del kiwi verde in questi anni si è ampliato e continua a mostrare segni di crescita con nuovi consumatori e nuovi mercati da presidiare. In questo scenario l’Italia, anche solo per i maggiori costi di produzione rispetto ad altri Paesi, deve puntare a qualificare il prodotto, valorizzare i marchi e la specializzazione raggiunta sul fronte della gestione del kiwi sotto ogni punto di vista: commerciale, di fornitura, di tempo di permanenza sul mercato, di gestione del prodotto in magazzino. In questo contesto, Dulcis, il progetto per la produzione e valorizzazione del primo kiwi verde premium made in Italy di cui siamo partner, è un ottimo esempio di come distinguersi sul mercato.

Pattuelli - Come ogni anno, a inizio campagna c’è il brutto vizio di immettere sul mercato prodotto a dir poco immangiabile, nel tentativo di spuntare qualche centesimo in più. Questa situazione quanto penalizza realtà come la vostra che aspettano i giusti tempi di raccolta?

Moretti - Il 2023, anche in virtù della ridotta disponibilità di prodotto dell’Emisfero Sud, ha visto l’incremento sensibile delle raccolte anticipate in più areali del nostro Paese, in particolare nelle regioni del centro-sud. È una stortura grave e ben nota della filiera del kiwi che non solo danneggia la percezione e la reputazione del kiwi italiano nel mondo ma penalizza i consumatori, causando disaffezione verso il prodotto e minando il giudizio verso i frutti di origine italiana nei primi mesi della campagna. Ritengo però che la clientela internazionale ormai conosca bene queste dinamiche e sappia distinguere i fornitori seri e il prodotto gestito in maniera corretta rispetto a chi opera in modo meno professionale.

Pattuelli - Il vostro areale è fra i meno colpiti dalla moria del kiwi, che invece sta colpendo gravemente tanti ettari in altre zone. Come se lo spiega? Il fatto di avere un controllo tecnico capillare può essere un aspetto vincente per combattere queste avversità?

Moretti - La moria è sicuramente il problema principale che il kiwi sta affrontando in questi anni e anche nel 2023 ha danneggiato gravemente superfici importanti. Si è parlato molto delle cause e si sono investite risorse ed energie per capirne l’origine e la dinamica. Oggi è evidente che ci sono areali più sensibili di altri, come è evidente che la gestione agronomica, in particolare sul fronte dell’irrigazione e della gestione del suolo, è uno dei fattori scatenanti della patologia. In questo senso, è imperativo continuare ad adottare tutte le migliori misure per una corretta gestione idrica e del suolo ma, in parallelo, occorre stimolare e sostenere la ricerca per riuscire a debellare un’avversità che, se non viene fermata, potrebbe arrivare a compromettere la produzione a livello nazionale. Fortunatamente, nell’areale romagnolo il problema, al momento, è molto marginale ma questo non significa che si possa abbassare la guardia: dobbiamo continuare a lavorare con lo stesso livello di professionalità, attenzione e competenza come fatto sin qui.


Pattuelli - L’innovazione varietale sta facendo passi da gigante nel settore del kiwi. Pensa che si sia giunti al culmine o ci sarà spazio per altre tipologie/varietà? Non teme che si possa creare un po’ di confusione?

Moretti - Non siamo assolutamente al culmine, anzi: attraverso la ricerca, continueranno a svilupparsi e ad essere immesse nuove varietà. Ritengo che la segmentazione del mercato del kiwi rappresenti un importante punto di forza di questo prodotto: fino a 15 anni fa kiwi significava esclusivamente polpa verde, oggi il consumatore può scegliere fra diversi colori con caratteristiche organolettiche specifiche e distintive che hanno permesso di incrementare la penetrazione del prodotto in Italia e all’estero. L’innovazione non si fermerà, su questo non ci sono dubbi. Occorre però tenere altissima l’attenzione per dare spazio alle varietà più idonee, che abbiamo una resa produttiva e qualitativa adeguata e che garantiscano la giusta soddisfazione economica al produttore. E che, naturalmente, superino il banco di prova del mercato e del consumatore. Sono questi i capisaldi per un’innovazione vincente e sono questi gli obiettivi a cui anche il settore del kiwi deve tendere.