Attualità
La crisi del cibo «processato», sinonimo di dannoso
I consumatori americani chiedono genuinità. E per le grandi industrie alimentari è crisi
Dal 2009 ad oggi, le 25 maggiori industrie alimentari statunitensi hanno perso complessivamente una quota di mercato pari a 18 miliardi di dollari, 4 miliardi solo nell'ultimo anno. La sopravvivenza stessa di queste industrie è oggi messa in pericolo: se una volta il cibo "processato" significava semplicemente un prodotto lavorato per far sì che potesse essere consumato e conservato senza rischi per la salute, oggi il termine ha acquisito un'accezione negativa divenendo sinonimo di dannoso, malsano.
Prima del 2005 il contenuto calorico e di grassi di un prodotto era considerato come il metro di misura ideale per valutare quanto questo fosse salutare, oggi invece nella mente del consumatore sono caratteristiche come "naturale", "biologico" e "senza glutine" a determinare i benefici sulla salute. Negli ultimi tempi tutto ciò che è connesso al concetto di ‘dieta' e di ‘caloria' viene evitato e solo nel 2013, secondo una stima Nielsen, i prodotti il cui nome o la cui descrizione contenevano le parole "diet", "light", "low" o "reduced" hanno subìto un calo delle vendite pari all'11%. La stessa linea "Lean Cusine" di Nestlé, una gamma di prodotti surgelati dietetici che ha registrato successi per oltre trent'anni, nel 2010 ha iniziato il suo inesorabile declino.
Packaging test: le scelte di acquisto sono guidate dalla presenza di alcuni termini sulla confezione
La reazione del Big Food
Le grandi compagnie di cibo confezionato tentano di resistere alla minaccia del fresh food investendo su un rinnovamento della propria immagine: l'industria adesso "cucina e conserva" invece di "processare e lavorare", segue "ricette" e non più "formule" e al posto di ingredienti artificiali, utilizza le alternative naturali. Kraft Foods, ad esempio, sta eliminando coloranti e conservani artificiali dal proprio prodotto simbolo negli USA, i "Macaroni and Cheese", mentre General Mills ha già rimosso ingredienti OGM dai cereali Cheerios e ridotto del 25% gli zuccheri nello Yogurt Yoplait. Persino il colosso Campbell ha dovuto cedere alla sfida del cibo fresco introducendo le zuppe "Campbell's Organic" e "Healthy Request Soups" ed acquistando marchi come Bolthouse Farm (succhi di frutta freschi) e Plum Organics (prodotti biologici per bambini).
La sfida maggiore per le industrie sembra essere riuscire a mantenere invariato il sapore dei prodotti, utilizzando processi differenti e materie prime più naturali, sebbene queste ulitme comportino una rinuncia al 10-15% della marginalità.

A preoccupare di più i consumatori sono i residui di pesticidi, seguono ormoni, antibiotici e OGM; inoltre l'85,5% dei consumatori vorrebbe che l'utilizzo di ingredienti OGM fosse indicato sull'etichetta.
Copyright 2015 Italiafruit News
Cosa sta succedendo e perché?
Nell'immaginario degli americani, i grandi marchi alimentari sono oggi considerati fornitori di prodotti di scarsa qualità e dannosi per la salute ed incapaci di offire prodotti autentici, genuini e naturali. Negli ultimi anni i consumatori, specialmente la Generazione Y, hanno stravolto il proprio approccio nei confronti di ciò che viene messo nel carrello della spesa, sono più attenti ed informati ed hanno sempre più domande riguardo agli ingredienti utilizzati, alla loro lavorazione ed alle proprietà nutritive dei prodotti che scelgono di acquistare. Il consumatore medio vuole riuscire ad immaginare come viene prodotto quello che sta per mangiare, chiede semplicità, genuinità e pochi ingredienti di cui non può conoscere l'orgine o di cui non riesce a pronunciare nemmeno il nome. (Fonte: Fortune, Survey Monkey)Prima del 2005 il contenuto calorico e di grassi di un prodotto era considerato come il metro di misura ideale per valutare quanto questo fosse salutare, oggi invece nella mente del consumatore sono caratteristiche come "naturale", "biologico" e "senza glutine" a determinare i benefici sulla salute. Negli ultimi tempi tutto ciò che è connesso al concetto di ‘dieta' e di ‘caloria' viene evitato e solo nel 2013, secondo una stima Nielsen, i prodotti il cui nome o la cui descrizione contenevano le parole "diet", "light", "low" o "reduced" hanno subìto un calo delle vendite pari all'11%. La stessa linea "Lean Cusine" di Nestlé, una gamma di prodotti surgelati dietetici che ha registrato successi per oltre trent'anni, nel 2010 ha iniziato il suo inesorabile declino.

Il successo del Fresh Food
Il grande problema per le società del Big Food risiede nel fatto che l'offerta dei brand capaci di soddisfare appieno le richieste dei consumatori ed offrire prodotti freschi e naturali è sempre più ampia e diffusa nei supermercati. L'Organic Trade Association ha stimato che le vendite di prodotti biologici sono triplicate negli ultimi 10 anni, raggiungendo quota 35,9 miliardi di dollari, con una crescita pari all'11% solo nell'ultimo anno. Le grandi industrie non vendono più come una volta, e i distributori, oltre ad investire sulle proprie private lables, dedicano sempre più spazio alle piccole realtà in grado di offrire prodotti in linea con il trend del fresh food. Un ulteriore canale distributivo decisivo per il successo dei prodotti naturali è Amazon, dove i piccoli produttori possono evitare di sfidare i grandi marchi per ottenere spazio sugli scaffali.La reazione del Big Food
Le grandi compagnie di cibo confezionato tentano di resistere alla minaccia del fresh food investendo su un rinnovamento della propria immagine: l'industria adesso "cucina e conserva" invece di "processare e lavorare", segue "ricette" e non più "formule" e al posto di ingredienti artificiali, utilizza le alternative naturali. Kraft Foods, ad esempio, sta eliminando coloranti e conservani artificiali dal proprio prodotto simbolo negli USA, i "Macaroni and Cheese", mentre General Mills ha già rimosso ingredienti OGM dai cereali Cheerios e ridotto del 25% gli zuccheri nello Yogurt Yoplait. Persino il colosso Campbell ha dovuto cedere alla sfida del cibo fresco introducendo le zuppe "Campbell's Organic" e "Healthy Request Soups" ed acquistando marchi come Bolthouse Farm (succhi di frutta freschi) e Plum Organics (prodotti biologici per bambini).
La sfida maggiore per le industrie sembra essere riuscire a mantenere invariato il sapore dei prodotti, utilizzando processi differenti e materie prime più naturali, sebbene queste ulitme comportino una rinuncia al 10-15% della marginalità.

A preoccupare di più i consumatori sono i residui di pesticidi, seguono ormoni, antibiotici e OGM; inoltre l'85,5% dei consumatori vorrebbe che l'utilizzo di ingredienti OGM fosse indicato sull'etichetta.
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