La Gdo: «Fermare gli aumenti dei listini»

L'appello ai fornitori: «Occorre responsabilità. Avviare confronto»

La Gdo: «Fermare gli aumenti dei listini»

La distribuzione moderna ha provato a contenere gli aumenti che nel corso dell'anno si sono manifestati lungo le filiere. Ma davanti a un'inflazione galoppante, a costi energetici che restano su livelli record e a consumi in calo (qui il bilancio dei primi nove mesi dell'anno per l'agroalimentare) la Gdo non può mettersi in pancia altri rincari: "Frenare gli aumenti di listino per il 2023", gridano all'unisono le principali insegne del Paese.

I distributori si rivolgono in primis all'industria del largo consumo e lo fanno con un messaggio veicolato acquistando una pagina sui principali quotidiani nazionali, in modo che anche i consumatori siano a conoscenza della cosa. Un appello per avviare un confronto e trovare una soluzione condivisa.

La Gdo ricorda due numeri significativi: l'inflazione che a novembre ha toccato quota 12,8% e gli aumenti dei listini lordi di acquisto ricevuti dalle aziende dell'industria del Lcc, mediamente superiori al 20%. L'inflazione sarebbe stata più alta se "le imprese della distribuzione moderna in Italia non avessero assorbito una parte degli aumenti, rinunciando a una quota del proprio margine economico".

Il problema è che ora la coperta è corta. I fornitori continuano a proporre aumenti e il fenomeno riguarda anche l'ortofrutta. Adm, Ancc Coop, Ancd Conad, Federdistribuzione e 20 gruppi distributivi associati rimarcano la necessità di un "forte segnale di responsabilità. Finora abbiamo fatto tutti gli sforzi possibile per attenuare l'impatto sulle famiglie e sui consumi, che già registrano preoccupanti segnali di rallentamento. Oggi non siamo più in grado di assorbire ulteriori incrementi dei costi, dovendo far fronte anche ai consistenti rincari dell'energia".

Se gli aumenti dei prezzi dei prodotti alimentari hanno sollevato dibattiti e preoccupazioni, i rincari di altri beni di consumo - che in alcuni casi sono stati anche ben più consistenti - sono passati quasi in sordina. Secondo la distribuzione moderna, visto che sui mercati internazionali i prezzi di molte materie prime industriali stanno rallentando, i listini per il 2023 possono essere rivisti. E alla luce di questo chiedono un confronto per frenare gli aumenti già previsti.

Giorgio Santambrogio

"L’intero commercio italiano si trova in una fase estremamente delicata. Noi infatti non vogliamo più trasferire ai cittadini italiani nessun ulteriore aumento, ma non ce la facciamo più - riassume la questione Giorgio Santambrogio, Ceo del Gruppo VèGè e vicepresidente di Federdistribuzione - Chiediamo un tavolo di confronto con l’industria di Largo Consumo, perché così non si può andare avanti. Anche il retail sta avendo un incredibile aumento dei costi di funzionamento e quindi non possiamo caricarci del costo anche dell’intera filiera. Occorre responsabilità comune: il Paese ne ha bisogno".