Mazzini: "L'ortofrutta deve ridisegnare l'orizzonte"

Della Casa: "Tre quesiti per trovare la via"

Mazzini: "L'ortofrutta deve ridisegnare l'orizzonte"

Caro Roberto,
prendendo spunto dai tuoi ultimi interventi sul Tavolo Ortofrutticolo e sulla bilancia commerciale del comparto, rilevo che, negli ultimi anni, la critica più diffusa al sistema di governo dell’agricoltura nazionale può essere riassunta in una battuta che copio dal filosofo Kierkegaard: “La nave è ormai in preda al cuoco di bordo e ciò che trasmette al microfono il comandante non è più la rotta, ma ciò che mangeremo domani” … insomma una politica agraria "alla Masterchef".
Finalmente, però, ci pare sia arrivato un comandante che ha chiara la rotta e non il menù, che ha un peso politico come da decenni non si vedeva, che ha un approccio di sistema, che merita apertura e credito. Nuova Pac, Green Deal, Next generation Eu, grazie a questi provvedimenti sono in arrivo risorse importanti per l'agricoltura ma senza un chiaro obiettivo si rischia di ricadere nella scelta del menù, ovvero una semplice distribuzione a pioggia che non ci porterà da nessuna parte. L'Italia deve re-imparare a disegnare la linea dell'orizzonte
Per fare questo però oltre al comandante serve la ciurma adatta, comandi chiari e non comandi alla “facite ammuina” (fate confusione, ndr), ma - soprattutto - una filiera che in maniera compatta remi nella stessa direzione.
Leggendo i molti commenti, tuttavia, vedo ancora prevalere la necessità di mostrare la diversità del proprio posizionamento, della propria spesso frammentata rappresentanza, della presunta bio-diversità.
Lo scenario è molto critico: calo dei consumi, riduzione del potere o della volontà di spesa nel reparto ortofrutta, necessità di diversificare prodotti e canali, aggregazione per aumentare economie di scala e ridurre le asimmetrie crescenti tra chi produce e chi acquista sia essa industria alimentare o distribuzione.
Se riusciremo a passare dal libro del cosa a quello del come, avremo vinto; diversamente continueremo lo stucchevole balletto delle responsabilità, da spostare di volta in volta da un lato all’altro del tavolo.
Gli strumenti ci sono, le competenze idem, a partire dall’interprofessionale che ho l’onore di rappresentare.

Claudio Mazzini
Vicepresidente Vicario Ortofrutta Italia

 

Caro Claudio, condivido appieno la lettura del quadro economico e sociale in cui si inserisce il nostro sistema ortofrutticolo. Purtroppo, non si tratta di una congiuntura ma di una permacrisis, come l’hanno ben definita gli anglosassoni, con effetti domino che manterranno alta a lungo la tensione sui mercati, a prescindere dalla risoluzione puntuale dei problemi, come ci dimostra in questi giorni il tornado che si è abbattuto sul sistema bancario. Occorre anche affrontare con realismo la situazione. Gli spagnoli, che importano quanto noi ma esportano tre volte, sono preoccupati del trend dell’import come segnale di perdita di competitività, in Italia non mi pare di aver letto nulla oltre al mio articolo sul tema e ciò, nonostante, l’import abbia superato l’export. 
Rilevo anche io che le precondizioni paiono migliorate. Quale che sia il proprio credo politico, una maggioranza compatta con i numeri per governare e un approccio pragmatico e non ideologico alle questioni non possono che offrire condizioni idonee per progettare e realizzare un salto di qualità anche per la nostra ortofrutticoltura.
Lamento anch’io, però, una mancanza di visione di sistema e di una strategia chiara, indispensabile per avere successo in un contesto così competitivo. Non si riesce, anche se lo volessimo, a fare tutto. Mi limito a evidenziare 3 quesiti strategici a cui ad oggi non vedo una risposta di sistema, necessaria per non disperdere energie, a cui – mi auguro – qualcuno vorrà contribuire nell’approfondimento per aiutare chi deve decidere.

1. La Francia ha scelto il terroir, la Spagna la massa critica, la Nuova Zelanda e il Cile la specializzazione, quale è la nostra parola chiave nell’ortofrutta?
2. Nel vino esportiamo quasi metà della produzione, nei polli le briciole, per l’ortofrutta vogliamo esportare ciò che non si vende in Italia o produrre anche o soprattutto per esportare?
3. La polarizzazione della distribuzione (supermercati vs nuovi discount) e del consumo (indigenti vs abbienti) impone una segmentazione chiara dell’offerta, l’ortofrutta è per tutti o se c’è un prodotto per ciascuno? In quest’ultimo caso moltiplicatori 10 o anche 100 fra primo prezzo e alto di gamma devono diventare la regola, non la pietra dello scandalo.

Roberto Della Casa