Dal campo
«Melagrane bio, ecco la filiera crotonese»
Il produttore Castagnino (Crotone): «Dalla produzione al confezionamento, ecco come diamo valore al territorio»

E’ una produzione giovane ma già molto strutturata quella delle melagrane bio per l’azienda agricola Castagnino di Crotone. I frutti, coltivati su un totale di cinque ettari, arrivano quest’anno al loro quinto anno di produzione: “Prima l’azienda si occupava di cerealicoltura e olivocoltura – spiega a IFN il titolare Giuseppe Castagnino – e da qualche anno abbiamo iniziato a puntare su colture alternative, partendo appunto dalla melagrana”.
E continua: “Fino ad oggi il nostro territorio ionico-crotonese si è sviluppato solo per la fase di produzione mentre la lavorazione e la commercializzazione dei prodotti passava da aziende al di fuori della regione. Per questo motivo, anziché investire in nuove superfici, abbiamo iniziato a costruire una rete di imprese produttrici di melagrane e a specializzarci in lavorazione e confezionamento. Ad oggi siamo riusciti a creare una sorta di organizzazione di produttori in piccolo: contiamo superfici per un totale di 13 ettari e circa 2300/2500 quintali di melagrana di prima scelta prodotta. Inoltre riusciamo a lavorare i frutti tramite un centro di calibratura e un capannone dove stocchiamo il prodotto”.

I frutti sono commercializzati tutti con il brand “Castagnino” e vengono distribuiti sia nelle catene della Gdo nazionali che nei mercati all’ingrosso come Roma, Torino, Milano, Verona e Colonia (Germania).
“Ad aiutare il nostro business – specifica Castagnino – è sicuramente l’attività svolta da Salvatore Veltri, broker di origine crotonese operante a Roma nel settore di consulenza e sviluppo imprese agroalimentari, che ha rappresentato il nostro volano di crescita facendoci approdare in diversi mercati”.
Ad oggi la produzione media di melagrana per ettaro è pari a 300/350 quintali, con un ottimo apporto di prodotto di prima scelta, pari al 60/70%. E sull’attuale campagna, Castagnino commenta: “Anche se non è stata un’annata positiva al 100%, stiamo sicuramente meglio noi di altre regioni italiane. La siccità che c’è stata tra febbraio e maggio, ha lasciato qualche conseguenza sulla prima fioritura ma del resto non ci manca niente: abbiamo un terreno dall’impasto medio e un’acqua buona che, uniti alle nostre accortezze agronomiche, ci permettono di ottenere frutti di qualità”.

E sull’andamento commerciale, Castagnino dice: “Il mercato ha accolto benissimo i nostri frutti dato l’alto livello qualitativo. Ma fa ancora troppo caldo: considerato che i massimi consumi si hanno con le temperature fredde, quando la melagrana viene utilizzata anche come toccasana per le influenze, credo che ci toccherà aspettare ancora un po’. D’altronde qui durante il giorno le temperature raggiungono anche i 25/27 gradi centigradi”.
I frutti di seconda e terza scelta non vengono buttati ma rinascono in succhi, confetture e liquori. “Si tratta ancora di prodotti di nicchia – commenta il titolare di Castagnino – ma ci permettono di attuare una strategia di sostenibilità. Attualmente distribuiamo questi prodotti nell’Horeca e nelle catene di distribuzione locale, oltre che nei punti vendita turistici”.

Come tutte le aziende, anche Castagnino deve fare i conti con i costi energetici e di produzione.
“Per reagire alle spese extra – conclude il titolare – credo che risparmieremo sulla fase di stoccaggio: se prima avevamo le celle accese fino a gennaio, quest’anno ci fermeremo a dicembre. Abbiamo già speso il doppio per le cassette e per il packaging, da qualche parte siamo costretti a ‘tagliare’”.
