Spagna, i limoni rimangono sulle piante

Lo stock invenduto è pari a 400 mila tonnellate

Spagna, i limoni rimangono sulle piante

È una campagna a dir poco rovinosa quella dei limoni spagnoli. Come riporta la testata revistamercados.com, il Paese si ritrova con un mercato che non è più in grado di rispondere ai grandi volumi immessi e gli agricoltori preferiscono non effettuare la raccolta. I frutti rimasti sulle piante sono pari a 400 mila tonnellate e montano le proteste per salvare la filiera. 

A generare questa situazione è stata l’ondata di investimenti in piantagioni di limoni registrata negli ultimi cinque anni che ha creato un eccesso di offerta. L’Unione dei piccoli agricoltori e allevatori (Upa) parla di un mercato saturo e ha proposto al Ministero dell’Agricoltura un piano shock urgente per salvare i produttori familiari.
“Negli ultimi cinque anni sono state realizzate nuove piantagioni, soprattutto da parte dei grandi proprietari terrieri, spinti dalla stabilità dei prezzi e dalle possibilità rappresentate sul mercato grazie all’esportazione – ha specificato Antonio Moreno, il responsabile del settore limoni per Upa – Tutte queste nuove produzioni hanno ‘invaso’ il mercato interno e l’export e la categoria non ha più margini di crescita”.

L’organizzazione ha proposto al ministero di salvaguardare i piccoli produttori tramite un’equa eliminazione del prodotto tra tutti gli agricoltori, per evitare che lo smaltimento gravi solo sui piccoli produttori. Inoltre è stata proposta una modifica dei regolamenti sulle Op per non incoraggiare nuove piantagioni.

Un’ulteriore richiesta mossa dall’associazione all’Aica (Agenzia di informazione e controllo alimentare) verte sulla sorveglianza dei contratti: “Dobbiamo evitare che vengano firmati contratti al di sotto dei costi di produzione, stimati in 0,25 euro al chilogrammo, mentre oggi i contratti si chiudono a 0,08 euro al chilogrammo. Si stanno verificando pratiche irregolari nella classificazione della quota di scarto attribuita ai prodotti: occorre maggiore attenzione anche da questo punto di vista“.

Lato import, l’Upa ha chiesto anche un maggiore controllo alle frontiere, soprattutto per quei prodotti che provengono principalmente dal Sud Africa e dall’Argentina. Rimane forte la preoccupazione anche per le esportazioni dal Marocco e dall’Egitto, considerato che competono con le produzioni spagnole in termini di calendario, e sul cui rigore fitosanitario ci sono "dubbi fondati", come specifica l’associazione.
 
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