Dal campo
Uva da tavola, da Mazzarrone Novello fa una panoramica a largo raggio
«Più che i competitors temiamo la carenza di manodopera specializzata»

La stagione dell’uva da tavola siciliana ha preso avvio da qualche settimana e, dopo una stagione 2022 da incubo, le aziende preferiscono essere prudenti e non cedere o a facili entusiasmi o a presagi negativi. D’altronde, il 2023 sembra avere un andamento differente rispetto all'anno precedente, dato che in Sicilia i volumi sembrano più contenuti rispetto all’anno scorso e ancora la qualità dei grappoli deve esprime al massimo il potenziale.

Fornisce a IFN una panoramica del comparto a 360° Salvatore Novello, amministratore della Novello & C. srl di Mazzarrone (Catania), azienda leader nell’uva da tavola, che produce grappoli da oltre 40 anni, avvalendosi anche di agricoltori locali di fiducia, per un totale di oltre 250 ettari di superficie complessivamente gestita. “La stagione dell’uva da tavola è in divenire, possiamo affermare che per il prodotto in serra i volumi sono ridotti: secondo prime stime c’è stato un calo del 25-30%. Ma è fisiologico, dopo due stagioni in cui i volumi erano molto elevati. Quest’anno tante aziende per svariati motivi hanno deciso di estirpare i vigneti, anche perché il 2022 ha lasciato tanti con l’acqua alla gola. Infatti, in questa fase della stagione non stiamo facendo export perché i volumi sono esigui e li destiniamo ai mercati nazionali”.

“La causa di quedsta situaizone è certo stato l'andamento climatico particolare di quest'anno, con un inverno caldo e i mesi in prossimità della fioritura con temperature sotto la media, che hanno influenzato in modo negativo le ultime fasi fenologiche della pianta”. Ma lo scotto che ci sta facendo pagare il clima è un altro. “In Sicilia, in pochi si ricordano una recrudescenza simile con la peronospora nella prima fase della stagione. La causa è stata la piovosità di maggio, ma da decenni non si vedeva una situazione così grave; fortunatamente, sotto serra e sotto i teli la situazione è più sopportabile ma anche la sola presenza della malattia preoccupa i produttori”.

Competitors
“L’Italia resta leader incontrastato in Europa per l'uva da tavola ma non dobbiamo cullarci suglia allori; la Spagna è un competitor da tenere sottocchio anche perché il loro prodotto arriva in contemporanea al nostro. Quest’anno il prodotto iberico è caratterizzato da calibri piccoli a causa della siccità e anche loro hanno avuto i nostri medesimi problemi fitosanitari. Nel panorama africano, l’Egitto sta aumentando le superfici e potrebbe scontrarsi con l’uva italiana nelle fasi iniziali, soprattutto tra maggio e giugno, ma ovviamente devono fare i conti con la logistica. Quest’anno hanno esportato tra America e Asia con prezzi che si aggiravano sui 4 euro al chilo. Oltreoceano, Il Perù si muove per rubare lo scettro al Cile; infatti, è in forte espansione perché hanno trovato superfici e manodopera. Il Cile ha perso solidità a causa della situazione economica interna e tante aziende hanno deciso di delocalizzare contribuendo alla crescita dello stesso competitor”.

Manodopera
“Ma il timore più grande per il comparto è la carenza di manodopera specializzata; l’uva da tavola ha bisogno di maestria e tante realtà si trovano con le mani legate e si limitano a fare ulteriori investimenti perché sarebbero superfici che non troverebbero un adeguato know-how”.
