Uva da tavola italiana, buone premesse per la stagione 2025

La CUT fa il punto iniziale sulla filiera produttiva

Uva da tavola italiana, buone premesse per la stagione 2025

“La stagione produttiva 2025 dell’uva da tavola italiana si presenta  per il momento abbastanza regolare dal punto di vista agronomico. E’ necessario in ogni caso avere cautela nello spingersi in stime e previsioni quantitative, visto che cultivar medio-tardive sono attualmente ancora nel pieno della loro fase di fioritura.” Queste le parole di Massimiliano Del Core – Presidente della Commissione Italiana Uva da Tavola, l’associazione di filiera che rappresenta uno dei comparti ortofrutticoli più significativi per volumi e valori espressi.

Dalla Cut fanno sapere che osservando i territori produttivi, dalla Sicilia, dove la raccolta è già timidamente iniziata in alcuni areali, alla Basilicata ed alla Puglia, dove invece si attenderà la metà di luglio per iniziare a “sfiorare” le prime partite, le premesse sono buone. Ogni anno, anche sulla base dei numeri che restituisce il catasto varietale dell’uva da tavola, realizzato in collaborazione con CSO Italy, la CUT, partendo dai principali indicatori della stagione alle spalle ed elaborando le informazioni in proprio possesso, prova a individuare i trend ed a fare alcune valutazioni previsionali, sulla scorta dei feedback che riceve dai territori a maggior vocazione produttiva – Puglia, Sicilia e Basilicata, appunto. 

Grazie ad un costante confronto con Ismea, anche sui dati 2024 sono stati evidenziati importanti elementi, per altro oggetto di condivisione in occasione del Gruppo di Contatto Internazionale Uva da Tavola, tenutosi lo scorso 4-5 giugno a Beja, con la partecipazione delle delegazioni internazionali di Italia, Francia, Spagna e Portogallo, padrone di casa.
I dati Istat, tuttavia, riportano una produzione pari a 47.000 ettari nel 2024 in Italia, ma secondo le elaborazioni CUT e CSO Italy, sulla base del campionamento effettuato, questi dati risultano poco attendibili e andrebbe considerato circa il 10% in meno, considerato che il nostro paese ha visto contrarsi nel corso del tempo gli ettari in produzione per effetto del ricambio varietale e del turn over dei terreni.

La produzione italiana secondo la Commissione Uva da Tavola potrebbe contare quindi  attualmente su circa 41.000 ettari circa ( 23.400  in Puglia, 16.200 in Sicilia e 1.400 in altre regioni tra cui Basilicata, Lazio e Piemonte). Conseguentemente, anche per quanto riguarda i volumi prodotti, CUT verifica una differenza tra quanto rilevato sui territori e le cifre riportate da Istat:  CUT stima che la produzione 2024 abbia sofferto di una contrazione significativa, che si è sommata a quella delle annate precedenti, e si sia attestata intorno ai 730.000 tons (-14% sul 2023 e -26% sul 2022), di cui il 42% è andato sui mercati esteri, il 48% è stato venduto sul mercato interno e il 9% è andato all’industria di trasformazione. 
Per il 2025 le previsioni lasciano finalmente intravedere una parziale normalizzazione delle rese produttive: “Quest’anno prevediamo di poter recuperare una parte dei volumi delle nostre produzioni, tanto in Sicilia quanto in Puglia – dichiara Del Core – così da garantire continuità nelle forniture sui mercati per i prossimi 6 mesi e oltre. Le varietà precoci si stanno esprimendo qualitativamente molto bene alla pianta, avendo avuto un ottimo risultato sin dalla fase di germogliamento e non avendo subito shock climatici particolari nella fase di fioritura, che per queste varietà si è completata positivamente. Le eventuali fitopatie sono state gestite in maniera assolutamente regolare dal sistema produttivo, senza problemi rilevanti.  Grande aspettativa per le cultivar seedless. Buona la partenza per la varietà Victoria. In tutti gli areali produttivi registriamo attualmente in media dai 6 ai 10 giorni di ritardo nella maturazione rispetto alla scorsa annata.”
“A maggior ragione – continua Del Core -  il comparto deve essere particolarmente attento in questa fase ad evitare di incorrere in “false partenze” nelle forniture, sulla scia di pressioni commerciali il cui posizionamento talvolta non è corretto: è necessario fare , come sempre e ancora di più nella fase iniziale di raccolta di ogni cultivar, un buon lavoro di valutazione e selezione così da evitare che ad un prezzo giustamente sostenuto in vendita a cui non corrisponde il livello qualitativo e gustativo atteso, il consumatore reagisca allontanandosi dal prodotto e non lo scelga più a scaffale per un lungo periodo, privilegiando altre referenze e facendo diminuire la domanda iniziale di uva da tavola,  già peraltro abbastanza moderata nei mesi di giugno e luglio.” 

Si aggiunga che, in base alle informazioni riscontrate sui mercati, si trova in vendita ancora uva proveniente da India ed Egitto, e tra breve partirà anche l’offerta spagnola.  “Ancora una volta la parola d’ordine deve essere qualità, le prospettive della stagione ce lo consentono.  Solo così il nostro prodotto risulterà competitivo e verrà premiato dai consumi sul mercato”, afferma Del Core. 

Secondo i dati del catasto varietale dell’uva da tavola, realizzato da CUT, il livello dell’innovazione varietale e nelle tecniche di impianto della filiera italiana è molto alto, con oltre il 60% delle estensioni attualmente coltivate con nuove cultivar senza semi.
La stagione alle porte ha inoltre tutti i presupposti per rivelarsi positiva anche per le produzioni più’ tardive:  lascia ben sperare, infatti, lo stato attuale degli impianti che andranno a frutto nella seconda parte della stagione, nella finestra autunnale, sebbene eventuali anomalie nelle  temperature, associate alla possibile scarsità della risorsa idrica nei diversi territori durante la campagna produttiva, potrebbero portare ad inevitabili aumenti dei costi nella gestione del vigneto. Anche tra le cultivar tardive ci si aspetta importanti conferme dalle nuove varietà senza semi, che sembra si stiano preparando molto bene, nonostante l’ondata di caldo degli ultimi giorni, nettamente al di sopra delle medie stagionali. L’uva Italia  presenta attualmente fertilità soddisfacente e buona omogeneità produttiva, e nonostante la larghissima diffusione di seedless nell’ultimo triennio,  continua a mantenere il primato produttivo in termini di ettari nel nostro paese (23% sul totale).

“La maggiore valorizzazione commerciale della qualità e dell’origine territoriale delle cultivar tradizionali della produzione italiana auspichiamo che venga realizzata sempre più grazie all’azione dei consorzi IGP di Puglia, di Canicatti e di Mazzarrone, e attraverso la convinta adesione degli operatori ai disciplinari ed alla promozione del marchio di denominazione protetta: così anche queste varietà potranno mantenere il proprio posizionamento dal punto di vista produttivo e commerciale e continuare ad essere  apprezzate sui mercati” – conclude il presidente. (aa)

Fonte: Ufficio stampa Cut