Mercati, non sempre le dimensioni contano

Dalla catena del freddo alla legalità: gli aspetti da non sottovalutare

Mercati, non sempre le dimensioni contano
La prima analisi sui mercati all’ingrosso (clicca qui per rileggerla) ha innescato un dibattito costruttivo che ha coinvolto tutti gli attori protagonisti: grossisti, fruttivendoli ed enti gestori. Un confronto che - almeno questo è il nostro auspicio e obiettivo - può gettare le basi per favorire quel processo di cambiamento di cui si sente tanto bisogno. Come promesso, quindi, giungiamo alla seconda parte dell’analisi, sperando di fornire spunti altrettanto interessanti.

La prima volta che si entra in un mercato all’ingrosso si rimane stupiti per le dimensioni. Infatti, i mercati più grandi, in particolare, sono mastodontici, un dedalo di gallerie e padiglioni disseminati di pedane di prodotti ortofrutticoli. Il problema è che non sempre alla dimensione corrisponde un buon servizio per gli operatori.



L’esempio lampante, per certi versi clamoroso, è Milano. Infatti, uno dei mercati più importanti d’Italia sembra una catapecchia, fra celle che non mantengono il freddo e perdite d’acqua quando piove, solo per citare alcuni problemi che affliggono gli operatori. Fortunatamente si è trovata la quadra (almeno così sembra) per ricostruirlo ex-novo. Si spera che vengano non solo interpellati, ma anche ascoltati, i grossisti, perché in alcuni casi succede che si creino strutture nuove ma non al passo fino in fondo coi tempi. Per esempio, nessun mercato italiano è in grado di garantire la catena del freddo dall’arrivo della merce alla consegna del cliente, a differenza di quanto accade nei Ce.di. della Gdo.

Certo che in alcune situazioni il mantenimento della catena del freddo è l’ultimo dei problemi. A Bari, per esempio, da circa 12 anni sono in attesa di inaugurarne uno nuovo di zecca; a Reggio Calabria, invece, lavorano in un mercato sostanzialmente abusivo, tanto che se ne è occupato pure Striscia la Notizia. Senza dimenticare il mercato di Aversa (Caserta), chiuso a causa di un provvedimento dei Nas che aveva evidenziato, nel 2019, gravi carenze igienico sanitarie, tutt’ora irrisolte.



Quest’ultimi problemi evidenziano un’altra criticità, ovvero, la presenza di situazioni al limite della legalità. In un recente articolo abbiamo evidenziato la presenza di imballaggi di recupero e l’assenza, talvolta, di etichetta. Chiaramente questa non è la norma, anzi, la maggior parte degli operatori sono molto attenti a questi aspetti. Spesso, infatti, è il piccolo agricoltore che presta poco attenzione a questi aspetti, e difatti servirebbero più controlli alla produzione.

Proprio i piccoli produttori, soprattutto se non associati in Op, dovrebbero essere i più interessati del futuro dei mercati, in quanto spesso sono il loro canale di vendita di riferimento, non avendo la dimensione per affrontare i big della Gdo. Ma a quanto pare avranno perso la speranza visto che in diversi vendono in proprio... anche se alcuni non mancano di acquistare in mercato.

Copyright 2022 IFN Italiafruit News