Biologico, l’inghippo delle false bonifiche dei terreni

Dopo il caso Lombardia, crescono i timori degli agricoltori. Una brutta eredità del passato

Biologico, l’inghippo delle false bonifiche dei terreni
Le bonifiche fantasma tengono col fiato sospeso centinaia di agricoltori in tutta Italia. Il rischio è di aver avuto in gestione terreni destinati all’agricoltura biologica ma che, in realtà, contengono ancora agenti contaminanti e non sono quindi adatti ad essere coltivati. Uno scenario raccontato nei giorni scorsi dal Corriere della Sera che ha ripercorso la storia di diverse aree soggette a bonifiche parziali o mai realizzate.
Come è avvenuto nel 2020 a Vettabbia (Milano Sud), dove delle cooperative a conduzione biologica hanno, loro malgrado, scoperto di coltivare terreni contaminati che erano stati dichiarati bonificati ma in realtà avevano delle alte percentuali di metalli pesanti, soprattutto piombo. Sono state costrette a sospendere la produzione a delle bonifiche inefficaci. Ovviamente nessuno è rimasto a guardare, soprattutto la parte lesa; la sezione regionale dell’Associazione italiana per l’agricoltura biologica e un gruppo di consumatori hanno nominato in giudizio il Comune di Milano.



Dopo questo caso che ha portato l’ente pubblico in tribunale, tra gli agricoltori in situazioni simili è cresciuto il timore di trovarsi a lavorare su terreni non idonei. Molti – riferisce il Corsera – si stanno attivando per avviare verifiche e analisi sui campi per evitare di finire intrappolati negli effetti delle cosiddette bonifiche fantasma. 
Purtroppo, il caso milanese non è un’eccezione perché la situazione de terreni in Italia è preoccupante e nonostante si stia limitando l’uso e la dispersione di sostanze nocive nei suoli agricoli, i terreni spesso sono contaminati da tempo immemore, figli di una cattiva gestione dei contaminati. Ovviamente esistono sistemi di bonifica efficaci, ma bisogna considerare le tempistiche che occorrono per depurare un suolo e poterlo adoperare per la coltivazione biologica.
 
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