Kiwi, in futuro ci sarà da sgomitare

Boom delle importazioni in Italia: +140%. La Grecia è arrembante

Kiwi, in futuro ci sarà da sgomitare
Il kiwi è uno dei capisaldi per l’export ortofrutticolo italiano, ma i dati degli scambi commerciali riferiti al primo quadrimestre 2022 mostrano dei segnali da analizzare con attenzione, numeri che confermano come l’Italia dovrà sgomitare parecchio nei prossimi anni per mantenere una posizione di leadership. C’è un dato in particolare che salta all’occhio: l’incremento del 140% a volume nell’importazione di kiwi estero nell’arco di un anno



Infatti, nel primo quadrimestre si è passati da 6.000 ad oltre 16 mila ton importate per un valore complessivo prossimo ai 25 milioni di euro. Soldi che hanno preso la via della Grecia, che sta crescendo a ritmi notevoli, e da sola detiene una quota dell’80% di tutto il prodotto importato nel nostro Paese, in un periodo dell'anno dove manca il prodotto dell'Emisfero Sud.



Ovviamente i valori in termini assoluti sono ancora contenuti, se si considera che l’Italia mediamente produce oltre 400 mila tonnellate di kiwi all’anno; ma il trend è comunque significativo, probabilmente favorito da una annata di “scarica” che ha determinato un rialzo deciso dei prezzi, favorendo il prodotto ellenico sicuramente più a buon mercato.

Sarà interessante capire cosa accadrà nella prossima campagna commerciale, quando la produzione italiana sarà certamente più abbondante, visto e considerato che in primavera i danni da gelate sono stati contenuti. Ovviamente rimane l’incognita siccità, che in una specie particolarmente esigente come l’actinidia può generare problemi non da poco.


Moria del kiwi, immagine di archivio

Se guardiamo all’export vediamo tutto un altro film. I dati assoluti sono sicuramente importanti, in quanto si è generato, in soli 4 mesi, un valore di quasi 240 milioni di euro, in crescita del 2% rispetto allo stesso periodo del 2021. In diminuzione, invece, i volumi di circa il 6%. Da notare come la Germania rimanga come sempre la prima destinazione per il prodotto nazionale, seguita da Belgio, Spagna, Olanda e Francia.

Dai dati emerge come l’Italia dovrà difendersi dagli “assalti” greci se non vuole perdere quote di mercato, soprattutto in annate di piena produzione. Chiaramente occorrerà differenziarsi alzando l’asticella qualitativa e l’assortimento varietale. Aprire nuovi mercati è un falso problema, visto e considerando che già vendiamo in oltre 70 nazioni. Probabilmente si otterrebbero risultati più interessanti a consolidare le piazze dove siamo già presenti.



Un risultato che potrebbe essere agevolato da un’organizzazione strutturata dell’offerta, magari mutando l’esperienza di UnaPera. Tuttavia, nel kiwi c’è un certo Zespri che si sta ulteriormente espandendo nell’Emisfero Nord (clicca qui per leggere la notizia), una sorta di colonizzazione di nuovi territori. Per l’Italia sarà un bene o un male? 

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