IV gamma, diciamola tutta!

Considerazioni sul tagliente intervento di un lettore

IV gamma, diciamola tutta!

Caro Roberto, ti leggo sempre con piacere. Il tuo “La IV gamma in un vicolo cieco” (clicca qui per leggere l’articolo) mi è piaciuto. L’analisi delle principali cause della crisi è, a mio parere, impeccabile, chiara e copre quell’80/20 che serve per dare ordine e priorità.
Le tre proposte che fai, con l’intenzione dichiarata di portare “...nuovi elementi di riferimento nella filiera”, sembrano non della stessa potenza e lucidità. Io so bene che la tua mente vola molto sopra al livello delle proposte che enunci (credi, non sto facendo nessuna ironia) ed è un peccato che, forse per poter essere compreso da chi vuole sentirsi dire solo certe cose, tu sia costretto a ripetere soluzioni di cui parli da molto tempo e che si sono dimostrate poco efficaci, non per loro natura, ma per la vaghezza interpretativa con cui vengono messe a terra (o in aria!) da chi - forse - dovrebbe.
Ora che lavoro nell’ambito dei cambiamenti climatici capisco meglio di prima quanto si debba essere banali per farsi accettare e al tempo stesso di quanto bisogna essere coraggiosi per dire ciò che eticamente dobbiamo. Dobbiamo, non perché presuntuosi depositari della verità, solo perché il futuro - che ormai non ci appartiene - ha bisogno del massimo di nuovo, quindi di diverso, spesso provocatorio, che noi possiamo dare. Per me è finita l’era della provocazione con il fine di indagare il più a fondo possibile. È iniziata l’era della responsabilità, che spero provochi il meno possibile, ma non necessariamente ancora meno.
Mi hai dato e continui a darmi lezioni importanti che cerco di cogliere sempre, per come posso.
Ti saluto con stima,

Giampaolo Oliviero

Caro Giampaolo, come sempre è un piacere leggere le tue considerazioni. I nostri primi scambi di idee risalgono oramai (e anche un po’ ahimè) al tempo dei geroglifici ma vedo che non hai perso verve. Il fatto, poi, che tu sottolinei una “perdita di potenza e lucidità” nelle misure che ho proposto per ridare slancio alla IV gamma non può che stimolarmi a fare meglio, per cui raccolgo il guanto di sfida e provo a fare un altro passo avanti.

1. Tema costi di produzione. Finora si è rivelato uno specchietto per le allodole. C’è il rischio che la direttiva sulle pratiche sleali, già in applicazione nel nostro paese, da editto papale si trasformi in vademecum parrocchiale. Troppo complicato il meccanismo di calcolo per la maggior parte dei freschi, tanto che in determinate situazioni potrebbe rivelarsi anche controproducente per gli agricoltori. Ma non è così per tutti i prodotti. Per il latte o per le insalate di IV gamma (soprattutto baby leaf) può avere un senso, non con un costo unico ma con un numero ragionevole di casistiche che renda l’operazione complessa ma affrontabile, a differenza del pomodoro da fresco dove neanche tutti i ricercatori di ISMEA coinvolti a tempo pieno potrebbero dare un quadro esauriente. Perché provarci? Perché serve un riferimento che orienti, da una parte, un mondo produttivo che, spesso senza alternative a breve, è miope e autolesionista. Dall’altra, una distribuzione che – almeno in parte - senza regole fa valere il suo potere negoziale oltre la ragione e l’etica. Perché esistono i contratti di lavoro che disciplinano salari e stipendi per le diverse attività oltre il libero mercato? La ragione è la medesima e, dove applicabile, aiuta a migliorare il livello di un settore fissando punti riferimento.

2. Approccio commerciale. Qui si può fare ben poco per legge, anche se le vendite sottocosto potrebbero essere normate in modo più stringente anche per i freschi, evitando di usare a sproposito il concetto di “deperibilità” per mascherare operazioni di altra natura. La gestione in chiave strategica delle catene dei “supermercati essenziali”, come mi pare corretto chiamare oggi la maggior parte delle insegne discount nel nostro Paese, è un problema che il mondo produttivo deve comprendere, prima, per condividerlo, semmai, poi. I pastai aumentano il prezzo della pasta sulla base dell’aumento del prezzo del grano perché tutte le imprese, chi più chi meno, adottano questo approccio. La GDO può decidere di fare altrettanto, anch’essa cadenzando la misura, ma non può ignorare le richieste, se no resta senza pasta, cosa che non può permettersi di fare, ma vale anche per l’ortofrutta. Qui cartelli e trust non c’entrano nulla, è un problema di cultura manageriale e imprenditoriale: non si può vendere in perdita perché non serve a nulla, se non a chiudere le aziende. Sembra che il mondo della IV gamma non lo abbia ancora capito malgrado gli effetti siano già in atto.


3. Marca. In un’epoca di iper segmentazione, dove il mio golden retriever ha un mangime monoproteico personalizzato perché soffre di allergie, avere oltre il 60% di vendite a marca d’insegna sulla IV gamma mi fa un po’ vergognare di essere un insegnante di marketing dei prodotti agroalimentari specializzato sui freschi. Questa situazione però non è solo colpa della GDO o di mediocri insegnanti ma anche di un sistema produttivo che ha confuso l’innovazione con la ricettazione e la marca con la confezione. Basterebbe un po’ di creatività – le chiavi di lettura non mancano - magari assumendo qualche marketing manager del pet food che pare siano molto più bravi di noi.


Spero di essere stato all'altezza questa volta, ho fatto del mio meglio non per provocarti ma per senso di responsabilità!

Roberto Della Casa