Plastica, un materiale "davvero" sostenibile

Con Giuseppe Montaguti (Infia e Profood) sfatiamo falsi luoghi comuni

Plastica, un materiale "davvero" sostenibile

Per molti la plastica è l’imputato numero uno nel processo sulla sostenibilità ambientale dei materiali di confezionamento. E se alcuni Paesi hanno provato addirittura a vietarne l’utilizzo per taluni alimenti, come è successo in Francia (clicca qui per approfondire), la Commissione Europea ha invece bloccato il provvedimento e si è schierata su un approccio più strutturato, volto ad un approfondimento tecnico sulla sostenibilità dei diversi tipi di materiali e, soprattutto, dei differenti prodotti nei loro cicli logistici. L’approccio è complesso, gli scivoloni sono dietro l’angolo, ma gli esiti porteranno a importanti ricadute, o se non altro riflessioni, sul settore degli imballaggi. Ne abbiamo parlato con Giuseppe Montaguti, presidente e amministratore delegato del gruppo Infia, nonché consigliere Profood (gruppo produttori imballaggi per alimenti freschi, ndr). 

“Vietare l’utilizzo della plastica rappresenta una scelta che non tiene conto dei reali aspetti del packaging, primario per il settore ortofrutticolo” spiega Montaguti a IFN. E continua: “A mio avviso, ci sono molti aspetti che devono essere valutati molto bene prima di prendere qualsiasi decisione. Quello che è importante, sia a livello Paese che a livello europeo, è basarsi su studi scientifici e non su preconcetti”.

Secondo Montaguti ogni materiale, così come ogni settore economico, vive dei momenti in cui viene attaccato come il problema più grande del pianeta. “Accusano la plastica di inquinare terra e oceani – dice – ma è la stessa responsabilità per cui era già stata additata la carta, responsabile secondo molti della deforestazione mondiale, oppure al cartone per il suo processo di riciclo eccessivamente energivoro e inquinante. Quindi le accuse all’industria della plastica che arrivano ora non mi sorprendono più di tanto”.

Per il consigliere di Profood occorre fare una valutazione precisa (ad esempio con studi comparativi di Life Cycle Assessment) su aspetti positivi e negativi del packaging a base di plastica. “Tra le caratteristiche positive vanno sicuramente elencate trasparenza, protezione e costo: in primis la trasparenza diventa utile per mostrare la bellezza dei frutti, caratteristica importantissima per un settore che non può lavorare con uno standard di prodotto. Poi la protezione è fondamentale per garantire igiene e perché non si verifichino problematiche di salubrità. Infine il costo, relativamente accessibile, permette ai produttori di affrontare in tranquillità il proprio bilancio aziendale”. 

La plastica può rivelarsi una risorsa importante nel nostro settore, con vantaggi di tipo etico ed ambientale. “Ha sicuramente il suo impatto a livello ambientale come tutti gli altri processi e prodotti naturali o industriali ma continuo a vedere più vantaggi che svantaggi – commenta Montaguti – prima di tutto protegge i prodotti durante la fase di trasporto e vendita, prevenendo così gli scarti. Inoltre parliamo di confezioni personalizzate sul prodotto, leggerissime e in grado di ridurre gli spazi per trasporti e magazzino. Infine la materia prima può essere contemporaneamente riciclata e riciclabile: utilizziamo l’Rpet da tantissimi anni ormai e questo meccanismo ci permette di creare una vera economia circolare. Anche perché quando il rifiuto ha un valore, il suo recupero diventa fondamentale. La plastica deve iniziare ad essere considerata un materiale virtuoso, senza ci sarebbero sicuramente più scarti e quindi più inquinamento nel mondo”.

E conclude: “La verità è che gli imballaggi primari per alimenti, di qualsiasi materiale siano prodotti, riducendo gli scarti alimentari danno un contributo positivo all’ambiente. L’importante è riciclarli e utilizzare l’ Rpet, che è il materiale migliore di tutti quando si tratta di confezionare frutta e verdura”.