Il caldo farà impazzire le piante, a rischio le quantità

Il caldo farà impazzire le piante, a rischio le quantità
Cremona, il caso dei meloni coltivati a Casalmaggiore. L’imprenditore: «Oggi la produzione è sovradimensionata ma in futuro rischiamo di avere fino al 40% in meno di raccolto»
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Non c’è solo la siccità a mettere in ginocchio l’agricoltura. Le anomalie del meteo non impattano solo sulle riserve di acqua per irrorare i campi. A Valle, frazione di Casalmaggiore, in provincia di Cremona, c’è chi da tempo utilizza la cosiddetta irrigazione «a goccia» — quella che consente di evitare sprechi tanto che, ad esempio, anche il Comune di Milano la ammetteva nelle fasi di maggiori limitazioni — eppure deve fare i conti con un problema altrettanto serio: quella della sovraproduzione. Le anomalie del meteo — maggio più freddo della media e giugno-luglio torridi — stanno infatti facendo «impazzire» le piante.



Il caso specifico riguarda i meloni, che a Valle rischiano di essere buttati in quantità enormi. Con un contraccolpo in arrivo: se oggi c’è un surplus, in futuro rischia di esserci un blocco della produzione. Spiega Valter Cavalli, dell’azienda agricola biologica Cà Vecchia: «Le piante sono letteralmente stressate. La nostra attività viaggia a rotazione: oggi è sovradimensionata ma alla prossima rischiamo di avere fino al 40% in meno di raccolto». La parola chiave è «scalarità» e ha a che fare con la programmazione di chi, solitamente, vende i propri prodotti principalmente nei mercati di piazza, nonostante Cavalli da qualche tempo si sia votato anche all’e-commerce in una rete bio. «In genere inizio a seminare i primi meloni il 20 febbraio. Poi, ogni quindici giorni, seguendo un calendario ormai consolidato, pianto altri meloni. E così fino a fine aprile. In questo modo riesco, in situazioni normali, ad avere una determinata quantità di prodotto pronto per maggio e a seguire gli altri nelle settimane successive, coprendo tutta l’estate con disponibilità corrette, per essere rifornito e non avere eccedenze». Quest’anno, invece, cosa è successo? «Abbiamo avuto un maggio che, per quanto non piovoso, è stato in parte più freddo del solito. Poi, senza mezze misure, a giugno è esploso un caldo esagerato per la stagione. In questo modo la pianta prima non ha prodotto, poi ha prodotto tutti i frutti in pochi giorni. Ora mi ritrovo con un numero di meloni che è quasi decuplicato rispetto al solito, dopo essere rimasto senza scorte per diverse settimane. Così è quasi impossibile riuscire a smaltire tutto».
Il danno economico è rilevante e il caso di Cavalli non è isolato. In 15 giorni l’azienda ha prodotto circa 250 quintali di meloni, gran parte stoccati nei frigoriferi: una parte andrà ai mercati, una parte sulla rete solidale, una parte (circa 20%) distrutta «e questo è assurdo». Come se non bastasse il problema si ripeterà, in altri termini, in futuro: «Il rischio è che, una volta saltata la scalarità, le piante perdano parte della capacità produttiva. Temo per la prossima estate, anche se il clima dovesse normalizzarsi».

Fonte: Corriere della Sera