Ingrosso: vendite all'osso per la frutta

Da Bologna il grossista Parisi commenta il trend dei prodotti del momento

Ingrosso: vendite all'osso per la frutta

Anno nuovo, vecchie abitudini. A metà dicembre avevamo lasciato il mercato di Bologna in difficoltà con le vendite nonostante il clima pre natalizio (clicca qui per leggere l'articolo). Oggi, le cose non vanno meglio, tra prezzi alti e consumi bassi. Ci fa un quadro della situazione Gerardo Parisi dell’azienda Cenerini che opera presso il Caab.

“La merce che si vende è poca ed è difficile individuare i prodotti che vanno di più. Sicuramente si vendono abbastanza bene gli agrumi italiani perché i prezzi sono bassi. è il caso delle clementine italiane che si avviano verso la fine della loro campagna”, spiega il grossista a IFN.

“Il prodotto spagnolo invece costa molto di più. Le clementine si vendono oltre i 2 euro al kg ma non stanno prendendo molto piede perché le quotazioni delle referenze italiane ruotano attorno ai 70/80 centesimi al chilogrammo“.

Tra i prodotti stabili in questo momento anche banane, che tengono i prezzi, e le mele. “Le pere invece hanno prezzi attorno ai 3 o 4 euro al kg, cifre considerate eccessive per il consumatore, che predilige a quel punto acquistare le clementine”. 

I kiwi verdi si vendono a 2 euro al kg, mentre il giallo di  Zespri sale fino ai 6 euro al kg. “Questa tipologia rispetto al verde è più ricercata e chi può permettersi di spendere cifre simili si orienta verso il suo acquisto”. 

La ditta Cenerini conta su una vasta gamma di prodotti d’importazione, tra cui i limoni spagnoli trattati tutto l’anno e l’uva del Perù e del Sudafrica che costa attorno ai 4 euro al kg e che sta arrivando proprio in questo periodo sui banchi. Vendite costanti si registrano per more, lamponi e mirtilli.

“Purtroppo – conclude Parisi – la gente sembra che abbia cambiato abitudini alimentari e modo di fare la spesa. A mio parere dipende anche dagli anziani che iniziano a mancare e che sono più abituati a mangiare frutta e verdura, mentre le nuove generazioni hanno cambiato le loro priorità alimentari e questo fa calare il nostro lavoro”.