Coronavirus, come ha inciso sulle abitudini alimentari

Secondo lo studio del Crea, i consumi di verdura sono aumentati del 28,5%

Coronavirus, come ha inciso sulle abitudini alimentari
L’isolamento forzato in casa durante i mesi del lockdown ha inevitabilmente inciso sulle abitudini alimentari degli italiani. Secondo uno studio condotto dai ricercatori Oersa (Osservatorio sulle eccedenze, sui recuperi e sugli sprechi alimentari) del Crea alimenti e nutrizione e pubblicato su “Nutrients”, i consumatori si sono suddivisi in quattro gruppi. Ovvero gli usual eaters (51,4%), che non hanno modificato le loro abitudini, seguiti dai more eaters (41,4%) che hanno incrementato i consumi di quasi tutte le categorie alimentari investigate; vi sono poi gli healthy eaters (26,8%), che hanno incrementato il consumo di alimenti salutari come legumi, cereali integrali e frutta secca, ma al tempo stesso anche quello di dolci; chiudono infine i less eaters (7,5%), caratterizzati da coloro che hanno ridotto i consumi.

Lo studio, che ha elaborato i risultati del questionario messo a punto tra aprile e maggio 2020, ha sottolineato che solo chi era già in possesso di un’elevata aderenza alla dieta mediterranea, ha continuato a migliorare le proprie abitudini. Una piccola parte degli intervistati ha infatti seguito le raccomandazioni degli esperti: in particolare il 28,5% del pubblico ha aumentato il consumo di verdura mentre il 24,5% ha mangiato più frutta. Inoltre il 22,1% ha inserito più legumi nella propria alimentazione e il 12% più frutta secca, seguito da un 14% che ha mangiato più pesce.



Ancora troppe le persone che hanno aumentato il consumo di comfort food (22,7%) e dolci (36,9%) che insieme ad un’attività fisica non adeguata -più della metà degli intervistati infatti non ha praticato alcun tipo di attività o ne ha fatta meno di quanto indicato dalle raccomandazioni-, potrebbe essere stata la causa di un aumento di peso da parte di un gran numero di intervistati (circa 35%).
Nel periodo analizzato inoltre, si sono manifestate difficoltà socio-economiche, soprattutto tra i gruppi più vulnerabili come gli anziani. D’altra parte, però, due aspetti positivi sono emersi in tutti i 4 gruppi: maggior tempo speso a consumare i pasti insieme alla famiglia (circa nel 50% dei casi) e marcata attenzione al tema dello spreco alimentare (circa 80%).

“Nonostante una parte degli intervistati abbia seguito le raccomandazioni per mantenere abitudini alimentari e stili di vita sani, rispondendo dunque positivamente a questa situazione emergenziale – afferma la coordinatrice dello studio Laura Rossi, ricercatrice del Crea alimenti e nutrizione - un’altrettanta parte non vi si è conformata adeguatamente, portando ad esacerbare condizioni presenti in Italia già prima del lockdown, come l’alta prevalenza di individui con sovrappeso o obesità e la scarsa aderenza alla dieta mediterranea”
“Inoltre - conclude Federica Grant autore principale dello studio - considerando che la pandemia è ancora in corso, queste evidenze dovrebbero essere il punto di partenza per la formulazione di future raccomandazioni e linee guida” 

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